INTERVISTA
In occasione del recente Broadband Business Forum di Roma abbiamo incontrato Andreas Schneider, Vice presidente Alcatel Italia, appena in chiusura della sessione plenaria alla quale aveva appena preso parte.
Trentotto anni, noto per la dinamicità dell’esperienza internazionale unita ad una profonda conoscenza del mercato, acquisita anche in precedenza come direttore generale della filiale italiana di Deutsche Telekom, Andreas Schneider è un attore di rilievo nella industry italiana di settore.
K4B. Andreas Schneider, come vede la situazione italiana del momento?
Schneider. Qualche anno fa l’Italia era il Paese al quale tutto il mondo delle telecomunicazioni guardava. E per ragioni forti. Perché qui era partita la TV su DSL. Perché il doppino sull’ultimo miglio aveva caratteristiche di diffusione tali da permettere il rapido sviluppo della DSL e perché la penetrazione della telefonia mobile era superiore alla media.
K4B. Ed ora?
Schneider. Ora, a distanza di pochi anni, l’Italia segna il passo. L’innovazione tecnologica procede, è del tutto evidente, ma non l’adozione delle tecnologie, almeno nel nostro Paese. C’è poi un rallentamento nella diffusione delle tecnologie consolidate. Se guardiamo all’ADSL, l’Italia nel tempo è scesa nel ranking internazionale sia sul piano della copertura di popolazione e su quello della copertura territoriale. Infine si registra addirittura un blocco nell’introduzione commerciale di quelle nuove tecnologie, come il WiMAX, in cui il resto d’Europa sta correndo, mentre noi in Italia non abbiamo ancora provveduto a dar luogo alle procedure di assegnazione delle frequenze.
K4B. Non è un quadro rassicurante. Quanto pesa tutto ciò?
Schneider. E’ ampiamente dimostrato come esista una relazione diretta tra sviluppo economico di un Paese e la spesa che questo Paese dedica agli investimenti in ICT, in termini percentuali rispetto al PIL. Noi rischiamo di essere esclusi da questo circolo virtuoso. L’Italia ha una percentuale di spesa in ICT rispetto al PIL molto bassa. Siamo nell’ordine del 5,3%, a fronte di una media europea del 6,40%, ma con Paesi come la Svezia che si assestano sull’8,6%. In questo quadro, non deve meravigliare se la nostra economia nazionale stenta a svilupparsi rispetto a quella di altri Paesi.
K4B. Se questa è la diagnosi occorre valutare le terapie necessarie per riguadagnare il ruolo perduto. Lei, Schneider, cosa propone?
Schneider. C’è bisogno di un maggior coinvolgimento delle imprese, di un processo di scelte condivise, di un livello di consenso capace di dare maggiore forza alle decisioni istituzionali. Non so se chiamarla una regia strategica o un tavolo di lavoro, ma credo debba essere valutata una partecipazione fattiva del mondo dell’industria delle telecomunicazioni nel suo complesso, ovvero sia i produttori che i service provider, al tavolo delle decisioni relative allo sviluppo della Società dell’informazione italiana.
K4B. Questo coinvolgerebbe la Pubblica Amministrazione centrale e locale; in genere quando i tavoli sono molto allargati non si rischia di concludere poco?
Schneider. Non è detto. La Pubblica Amministrazione potrebbe essere rappresentata nella sua globalità dalla Conferenza Stato-Regioni, proprio perché Comuni e Regioni possiedono gli strumenti normativi e la capacità di azione per essere protagonisti dello sviluppo digitale sul territorio.
K4B. Allora ritorniamo alla cabina di regia?
Schneider. Perché no. Bene ha fatto, a mio avviso, il Ministro Paolo Gentiloni a parlare al convegno Anie di Roma di cabina di regia per coordinare le contribuzioni e le responsabilità. Io mi permetto di sottolineare il contributo che noi aziende possiamo dare e, a partire da questo, vorrei evidenziare l’esigenza di una cabina di regia unificata, che guardi in modo compiuto alla complessità degli interventi, evitando gli sprechi e valorizzando le competenze. E’ il modo migliore per raggiungere efficienza ed efficacia.
K4B. Oggi tutto il mondo guarda allo sviluppo della banda larga come fattore strategico. Cosa fanno gli altri?
Schneider. Per quanto riguarda lo sviluppo delle telecomunicazioni e della larga banda, ci si può riferire ai casi di successo nel mondo e ispirarsi ai modelli che hanno creato maggior valore. Un esempio interessante è quello della Corea del Sud, uno Stato con una popolazione (48 milioni di abitanti) e un reddito pro-capite dello stesso ordine di grandezza rispetto a quello dell’Italia. La Corea ha raggiunto per prima nel mondo un tasso altissimo di penetrazione della larga banda. Nel 2003 erano già al 24% di penetrazione di linee a larga banda rispetto al numero degli abitanti (in Italia eravamo nel 2003 al 4% e siamo oggi al 13%), un tasso di penetrazione che probabilmente è vicino alla soglia di saturazione di un Paese sviluppato (il 24% di linee rispetto al numero di abitanti corrisponde ad un numero di utenti a larga banda di oltre il 70% sul numero degli abitanti, di qualsiasi età). Ora in Corea sono molto attivi nell’avviare la seconda generazione di larga banda, che ha l’ obiettivo di abilitare 5 milioni di utenti ai servizi con oltre 100 mbit/s di banda (tecnologia Fiber To The Home, FTTH)
K4B. Come è stato possibile questo? Cosa hanno i coreani più di noi?
Schneider. Attraverso una politica governativa che ha attuato una politica di incentivazione della domanda (tutte le scuole hanno avuto fin dal 2000 accesso gratuito ad Internet, i proprietari di immobili possono chiedere prezzi di affitto più alti se l’unità immobiliare è connessa a larga banda); investimenti diretti (soprattutto su una rete in fibra di interconnessione tra città, che però non è il collo di bottiglia in Italia) ma anche coinvolgimento di capitali privati; regole pragmatiche per avviare una competizione reale tra operatori: attenzione al quadro economico e competitivo generale e non regolamentazione dei dettagli.
K4B. Ritorniamo alle cose di casa nostra. In questi giorni si è parlato molto di scorporo della rete, ma quanto è importante?
Schneider. Su questo punto occorre essere realisti. Le telecomunicazioni sono ormai un bene pubblico, nel senso che interessano la totalità della popolazione. E oggi più che mai, dal momento che i servizi che esse sono in grado di abilitare sono sempre più numerosi e “necessari”. Le telecomunicazioni non permettono più solo di telefonare, scambiano dati e questo è il flusso più rilevante, sia in termini di quantità che di utilità e di redditività. L’impatto che esse hanno non è solo sui cittadini in quanto tali o sulle loro conversazioni, ma sulle aziende e sugli uffici della Pubblica amministrazione, pesano quindi sull’economia e riguardano da vicino il cittadino. Per tutti questi soggetti le infrastrutture di telecomunicazione sono una risorsa, un vero e proprio fattore produttivo.
K4B. E allora cosa propone?
Schneider. Guardi voglio essere franco. Dal momento che il pubblico deve occuparsi della cosa pubblica, a mio avviso esso deve intervenire, con efficacia e senza pregiudizi. L’intervento pubblico in materia economica non è negativo di per sé e non bisogna lasciare la gestione di questioni così delicate alle sole dinamiche di mercato o del mondo della finanza, rischiando di disperdere un patrimonio che è di tutti.
K4B. In questo caso, le regole del gioco diventano determinanti…
Schneider. L’azione regolamentare, in questo quadro diventa importante. E’ il fondamento di una gestione pubblico-privata di una rete di telecomunicazioni e, mi creda, non è un sacrilegio pensare che non tutto vada privatizzato. Quindi occorre un lavoro profondo di regolamentazione e di costruzione delle normative, ma occorre anche il coraggio di scelte politiche, che siano sempre meno distanti e sempre più di sostegno all’economia. E questo a mio parere l’attesa del mondo d’impresa in questo momento nel nostro Paese.
K4B. E allora come procedere? Oggi sembra che tutto si giochi su banda larga e accesso alla rete…
Schneider. L’occasione di definire nuove regole per una rete di accesso comune deve privilegiare l’obiettivo dell’attrazione degli investimenti sulle infrastrutture a larghissima banda. E poi, la banda quanto larga? Non possiamo definire un limite per poi ogni anno essere costretti ad aumentare la soglia precedentemente fissata. L’infrastruttura della nuova generazione di accesso avrà tempi di realizzazione lunghi e deve avere chiaro l’obiettivo a lungo termine, che è quello di permettere l’accesso dell’utente, impresa o residenziale che sia, all’enorme banda che può essere portata da una fibra ottica (parliamo in questo caso di GigabiT al secondo).
K4B. Questa la prospettiva a lungo termine ed ora?
Schneider. Ci sarà una gradualità temporale nell’accesso a queste bande così grandi, di cui oggi non sapremmo forse identificare con chiarezza l’utilizzo in termini di applicazioni. Ma il modello di business, il modello regolatorio, le opere civili necessarie ai collegamenti con le infrastrutture della NGA (Nuova Generazione di Accesso), si pensi ai soli scavi, devono tenere in considerazione l’utilizzo di varie tecnologie a larghissima banda (GPON, VDSL, WDM-PON), con l’obiettivo finale di una fibra per ogni utente.
K4B. Detta così sembrerebbe tutto molto semplice…
Schneider. Ma così non è. Ci sono molte considerazioni da tenere presente nel definire il nuovo modello di rete di accesso comune. La rete di accesso attuale in rame sta “invecchiando”, quindi un investimento sarà prima o poi comunque necessario. Le risorse pubbliche destinate fino ad oggi alla soluzione del Digital Divide si sono concentrate prevalentemente sulla rete di backbone per il collegamento tra le città, mentre invece sarebbero molto più efficaci se si concentrassero sulla rete di accesso, penso all’ultimo miglio.
K4B. Quale può essere, in questo contesto, il ruolo della Pubblica Amministrazione?
Schneider. Il ruolo della Pubblica Amministrazione Locale è fondamentale: l’infrastruttura di telecomunicazione è una delle infrastrutture del sottosuolo (come la distribuzione della corrente elettrica, del gas, dell’acqua) che è il vero asset di un Comune. Ci deve essere una Governance regionale e nazionale, ma la capacità di intervento è a livello comunale. La Regione Lombardia, ad esempio, si sta già muovendo in questa direzione, attraverso l’iniziativa Laboratorio del Sottosuolo. La liberalizzazione di una piccola parte della rete di accesso, per intenderci la rete di distribuzione secondaria, ovvero gli ultimi cinquecento metri, proposta di Telecom Italia non è una soluzione efficace, perchè obbligherebbe ogni operatore a installare un proprio cabinet per strada, per poter usufruire della parità di accesso.
K4B. Se l’obiettivo è uscire dal tunnel, sappiamo che la ricerca è fondamentale. Alcatel fa della ricerca un elemento strategico, se non sbaglio…
Schneider. La ricerca è un asset fondamentale. Ne siamo convinti a tal punto che la nostra azienda continua ad investire nella ricerca e sviluppo come poche altre. Siamo anche tra le poche aziende internazionali ad aver scelto, in questi ultimi tempi, l’Italia come sede per aprire un nuovo centro di ricerca a Genova e questo perché abbiamo individuato condizioni territoriali, di competenze scientifiche ed accademiche particolarmente idonee. In questo nostro ultimo Centro ci sono 50 ricercatori eccellenti. Si tratta di cervelli che sono rimasti in Italia e non sono fuggiti all’estero in cerca di migliori opportunità. Anzi, le dirò, il prodotto sviluppato a Genova risulta particolarmente competitivo nei confronti del mercato americano che ha sempre dominato quel segmento.
K4B. La ricerca sarà pure strategica, eppure ci consentiamo il lusso di tagliarne le risorse…
Schneider. Non possiamo che condividere l’allarme lanciato dal Ministro Fabio Mussi, relativamente al taglio dei fondi per la ricerca. Nello stesso tempo, non chiediamo certo al governo di sostituirsi all’industria, non chiediamo che esso finanzi la nostra ricerca, ma piuttosto che la faciliti, che la favorisca, contribuendo a rendere l’Italia un Paese dove valga la pena di investire in ricerca. In questo caso si riuscirebbe non solo ad evitare la fuga dei cervelli, ma anche ad attrarre investimenti esteri. Come? Con agevolazioni, favorendo sperimentazioni di nuove tecnologie, facilitando lo scambio e la collaborazione tra aziende e università.
K4B. Ed in particolare…
Schneider. Occorrono segnali forti, a conferma che l’Italia può e deve rappresentare un’opportunità. Occorre azione. Sul WiMAX, per esempio, è necessario a mio parere passare dalla fase di sperimentazione, già chiusa da tempo, alla fase commerciale. Ed occorre risolvere il problema delle frequenze, come già stato fatto nella quasi totalità dei Paesi europei. Eravamo in anticipo anche su questa tecnologia e ora stiamo rischiando di segnare il passo, ancora una volta.
K4B. Certo c’è da fare molto, ce la faremo?
Schneider. La tecnologia ha come obiettivo ultimo il miglioramento delle condizioni di vita per i cittadini, i consumatori, gli utenti finali e per questo guarda contemporaneamente al miglioramento dell’efficienza per le aziende e gli enti pubblici. Perché il suo uso si diffonda a vantaggio di tutti, la tecnologia deve essere facilmente accessibile, conveniente e fruibile. Soprattutto nell’ambito dei servizi pubblici, le potenzialità sono enormi, ma spesso patiscono i rallentamenti che derivano da una mancanza di coordinamento delle azioni dei diversi soggetti. Un esempio? La Carta Regionale dei Servizi, assolutamente sottoutilizzata rispetto alle sue enormi potenzialità. Cominciamo da quella.