INTERVISTA
di Pierluigi Sandonnini
Il Distretto dell’Audiovisivo e dell’Ict di Roma è un Consorzio di imprese che operano nei settori dell’ informatica, delle telecomunicazioni, del networking e dei media. È stato patrocinato dal Comune e dall’Unione degli Industriali di Roma, è costituito da circa 90 imprese e aperto a chi voglia associarsi. E’ il primo Consorzio di tale genere costituito in Italia e vuole esprimere e rappresentare, nel proprio ambito, le attività industriali e dei servizi che operano nella nuova area economica indicata alternativamente come grande convergenza o multimedialità o new economy.
Il prossimo 15 aprile, il Distretto presenterà la VI edizione del rapporto Internet Benchmarking Italia, un approfondito studio che fornisce dati e tendenze della net economy. Abbiamo chiesto a Gianni Celata, Direttore del Consorzio, di commentare in anteprima alcuni dati emersi dal Rapporto e illustrare le principali attività del Distretto.
D.: Professor Celata, il VI Rapporto Internet Benchmarking Italia conferma che il 2002, come il 2001, è stato un anno difficile per la ¿net economy¿. La crescita del mercato si fa attendere e la crisi continua a incombere, soprattutto per le Pmi che offrono servizi Ict.
R.: In effetti viviamo una stagnazione economica. Come in tutte le fasi di stagnazione o recessione, l’andamento degli investimenti è ancora più esagerato rispetto all’andamento negativo del Pil. Abbiamo una compressione degli investimenti. Per l’Ict sono investimenti delle imprese e delle famiglie. Questo si riflette sull’andamento di mercato, per quanto riguarda il settore dell’Ict. Non dobbiamo, però, fare l’errore che abbiamo fatto durante gli anni dell’espansione, quando si riteneva che non sarebbe mai finita; siamo in un periodo di recessione che però è destinato a finire. Potrà finire alla fine del 2003 o ai primi del 2004, comunque ci attende un ciclo positivo. Per questo ciclo positivo noi dobbiamo lavorare sull’enorme potenziale che hanno le tecnologie Ict sull’economia, perché questo è un settore di servizio, un settore strumentale in cui c’è molto da fare.
Nel nostro VI rapporto, ma anche nel V, verifichiamo che le aziende italiane, i professionisti italiani, le attività economiche, non utilizzano come dovrebbero e come potrebbero le tecnologie Ict, che come noto costituiscono un vantaggio competitivo. Siamo in presenza di un settore economico industriale e dei servizi che ha ovviamente investito in Ict, comprando computer, collegamenti internet, facendo siti, ma che ancora non utilizza in pieno queste tecnologie.
Questo costituisce un handicap in termini di competitività: le economia che hanno i maggiori incrementi di produttività sono quelle che utilizzano meglio le tecnologie Ict.
D.: Per quale motivo non utilizzano in pieno queste tecnologie?
R.: Questo accade per una serie di motivi. Il primo è la scarsa attenzione da parte del management riguardo questi nuovi strumenti, che non sono ancora entrati, salvo eccezioni, nella cultura manageriale e di gestione delle aziende italiane, sia industriali che di servizi. Non c’è ancora una piena consapevolezza che tali strumenti non sono un orpello, una vetrina, qualcosa con cui farsi belli, ma sono uno strumento operativo, di lavoro; uno strumento per migliorare le procedure interne, il rapporto fra management e gestione dei processi produttivi, per migliorare il rapporto con il mercato e i fornitori. Mentre questo, in alcune grandi imprese è diventata cultura di gestione, cultura manageriale, dentro le piccole e medie imprese questo salto qualitativo non c’è ancora stato. Anche perché le agevolazioni per gli investimenti in Ict, gli incentivi, la cultura promozionale, insistono molto sull’hardware e i pacchetti software. Ma questo non chiude il ciclo dell’usabilità di queste tecnologie. Credo che ci sia un forte passo in avanti da fare, che riguarda la piena comprensione da parte delle imprese, in particolare piccole e medie, che questi strumenti ¿ di cui dispongono già – hanno bisogno di una manutenzione continua, di web manager, di Ict manager. Come un tempo c’era il responsabile per l’elaborazione dati, oggi dobbiamo pensare al manager che si occupa di tecnologie Ict nel loro complesso. Non solo il responsabile dei sistemi informativi, che pure è assolutamente necessario, vista l’obsolescenza delle tecnologie; accanto a questo ci vogliono manager capaci di gestire queste tecnologie rispetto alla gestione dell’azienda.
D.: Dal VI Rapporto IBI si evidenzia una diminuzione dei siti di commercio elettronico, una flessione da 8.000 a 6000 nell’ultimo anno. Come si spiega questo?
R.: E¿ forse il dato più importante del rapporto. Siamo in presenza di siti di commercio elettronico che non lo sono veramente. I siti veri, infatti, sono molti di meno. In questo vedo un male e un bene: il male sta nel ridimensionamento del numero, anche quello dei siti operativi. Il bene sta nel fatto che i siti operativi, nella stragrande maggioranza funzionano meglio di prima. c’è stata una pulizia, dovuta alla recessione; da un lato il dato è negativo, perché c’è una diminuzione del numero, ma i siti che ci sono funzionano molto meglio. Sia per il business to consumer, sia per il business to business.
D.: Può illustrarci quali sono le principali attività del Distretto dell’audiovisivo e Ict?
R.: Abbiamo un¿attività di intervento sul territorio: l’impegno con un incubatore di impresa, un master post laurea per la formazione di specialisti per il settore. Poi, una serie di attività sulle imprese del distretto su tre filoni: il primo è quello dell’accesso facilitato al credito. Abbiamo stipulato un accordo con Unionfidi per facilitare l’accesso al credito alle imprese Ict, con formulazioni che le aiutino a superare le inevitabili difficoltà che le Pmi in genere, in particolare quelle dell’Ict, hanno nel rapportarsi con il sistema bancario. Nel caso dell’audiovisivo siamo un passo più avanti: stiamo formalizzando l’accordo che rivedrà, dopo oltre 30 anni, una parte del sistema creditizio partecipare al finanziamento delle opere audiovisive avendo come garanzia i diritti. Un passaggio storico per i produttori cinematografici e televisivi, che affronteremo con molta cautela.
Il secondo campo è l’internazionalizzazione: vogliamo spingere le piccole e medie imprese del settore a promuoversi sul mercato internazionale. Abbiamo fatto un accordo con l’Ice, ci siamo affacciati al Nascom a Bombay, abbiamo tenuto un workshop di aziende italiane al Cebit di Hannover, e stiamo preparando altre iniziative di questo genere.
Il terzo filone sul quale stiamo lavorando è l’acquisizione e la partecipazione a progetti di ricerca nell’ambito del VI programma quadro della Ue. Stiamo lavorando attivamente per individuare dei cluster di aziende italiane in grado di presentare progetti di ricerca e sviluppo tecnologico al prossimo bando che scade a settembre.