INTERVISTA
Nei giorni scorsi abbiamo già pubblicato un articolo sull’iniziativa intrapresa dall’AIIP (Associazione Italiana Internet Provider) nei confronti di Wind per presunti comportamenti anticoncorrenziali. Pubblichiamo ora l’intervista rilasciata a riguardo dal Presidente dell’AIIP, Paolo Nuti.
D. L’Associazione Italiana Internet Providers (AIIP) ha stigmatizzato il comportamento scorretto di Wind nell’offerta di accesso a Internet. Può spiegare il perché di questa azione?
R. AIIP ritiene che la fornitura di servizi Internet debba necessariamente comprendere anche quello di accesso, servizio che gli Internet Service Provider realizzano attraverso il controllo dei nodi di rete (i c.d. ¿router¿) utilizzati per instradare pacchetti TCP/IP sull’Internet e sulle ¿Intranet¿.
Fisicamente, i pacchetti TCP/IP vengono trasportati tramite reti di trasmissione dati controllate dagli operatori di telecomunicazioni (¿incumbent¿ o ex monopolisti e ¿Olo¿ ovvero altri operatori licenziatari). Questo incide sulla velocità ed il costo dei servizi di accesso, ma dal punto di vista logico, la rete TCP/IP è totalmente indipendente dalla rete di trasporto utilizzata.
AIIP ritiene che i maggiori operatori puntino ad assumere il pieno controllo non solo dell’offerta di trasporto a livello infrastrutturale, ma anche quello dell’offerta di trasporto a livello IP. Ufficialmente, si afferma che gli ISP dovrebbero occuparsi esclusivamente di ¿servizi e contenuti¿; ma questa evoluzione, sistematicamente presentata da molti operatori come l’unica possibile, metterebbe totalmente fuori gioco gli ISP con una ricaduta molto negativa per gli stessi utenti finali.
Infatti il controllo dei nodi di rete e quindi delle 65.535 ¿porte¿ definite dal protocollo TCP/IP è indispensabile per l’offerta non solo dei servizi, ma anche di molti contenuti: l’accesso al web utilizza la porta 80, quello alla posta elettronica le porte 25 e 110, le reti Microsoft le porte 135-139; ftp, P2P (¿Peer to Peer¿), videoconferenze, audio-streaming, video-streaming, etc., utilizzano porte TCP/IP peculiari a ciascuna tecnologia o nuovo servizio.
Di conseguenza, nel caso in cui un monopolio o un duopolio raggiungano il totale controllo della rete di accesso ad Internet su una determinata area geografica (p.e. l’Italia), potrebbero determinare quali servizi e quali contenuti passano o non passano, e a quale prezzo, sulla rete TCP/IP. Di fatto, l’oligopolista potrebbe differenziare le caratteristiche tecniche ed il prezzo del trasporto al cliente finale di ciascun servizio o contenuto, assumendo quindi, tramite il controllo del mercato dell’accesso, anche quello del mercato dei servizi e dei contenuti realizzati da terzi.
In altre parole, quella che gli operatori telefonici presentano come la naturale evoluzione del mercato, rappresenta viceversa la fine della concorrenza. Anche sui servizi e i contenuti. Il ruolo dell’ISP potrebbe al massimo essere quello dell’appaltatore o del reseller al soldo degli incumbent ed i fornitori di contenuti sarebbero alla mercé di quelli di accesso.
Ciò premesso, AIIP ritiene di dover comunque contrastare questa deriva, contraria al corpus normativo comunitario ed attuata tramite diverse fattispecie di comportamenti illeciti, indipendentemente dal fatto che provenga dall’incumbent o da altri operatori. Di conseguenza, AIIP affianca alle denunce di comportamenti illeciti dell’ex monopolista, anche richieste di intervento a carico di altri operatori. Nella fattispecie, AIIP ritiene indispensabile una attenta verifica dei rapporti tra Enel e la sua controllata Wind, al fine di verificare che non costituiscano un ulteriore pregiudizio allo sviluppo non distorto del mercato dell’accesso.
D. In quale modo Wind godrebbe di condizioni di favore grazie all’Enel?
R. Tramite l’acquisizione di Infostrada da parte di Enel seguita dal conferimento e l’incorporazione in Wind, quest¿ultima detiene un parco di clienti di accesso ad Internet su rete commutata molto superiore, non solo a quello del maggior ISP indipendente (Tiscali), ma anche a quello dell’ISP (Seat Tin.it) controllato dallo stesso incumbent. Il che, pur rappresentando un¿eccezione a livello europeo, non rappresenterebbe di per sé un illecito se non fosse che questo parco di clienti è stato acquisito e viene mantenuto discriminando il prezzo di accesso ai POP degli ISP concorrenti rispetto a quello applicato per l’accesso ai propri POP e gli altri servizi voce. In aggiunta, le perdite sinora realizzate per l’acquisizione di questo parco clienti e per il suo mantenimento, sono continuamente appianate da Enel, anche tramite ricapitalizzazioni della controllata Wind. Il che rappresenta un bel vantaggio e offre la possibilità di distorcere il mercato.
D. Cosa pensa che farà la Commissione Europea dopo la denuncia di Tim?
D. Come giudica la situazione generale degli Isp in Italia?
R. Per quanto già esposto, molto critica; ma sono ancora fiducioso che le Autorità indipendenti, il Governo e la Commissione Europea si rendano conto in tempo utile della trappola alla libertà di mercato – anche sul mercato dei servizi e dei contenuti – accuratamente preparata da ex monopolisti e aspiranti oligopolisti. Soprattutto considerata la naturale, ma insana, tendenza alla concentrazione di questo mercato.
D. Ritiene sufficiente il contributo statale di 75 euro sul noleggio dei modem per una piena diffusione della larga banda in Italia?
R.Il contributo di 75 euro sull’acquisto o il noleggio del modem, è, di per sé, marginale. l’averlo trasformato in ¿Gratis 7 mesi di Alice Time¿ costituisce viceversa una abilissima operazione di marketing. Operazione che l’Autorità Antitrust ha sanzionato come illecita sotto il profilo della pubblicità ingannevole. Peccato che la sanzione sia arrivata quando ormai Telecom Italia aveva raccolto, grazie a questa offerta, non meno di 5-600mila clienti che, per le difficoltà create dalla stessa Telecom Italia alla migrazione del cliente xDSL, possiamo considerare definitivamente acquisiti dall’incumbent.
Sull’offerta Alice Time, AIIP ha espresso, in tutte le sedi, notevoli riserve. Innanzitutto dovremmo domandarci se 256 kbit/s di PCR (velocità di picco) con 5 kbit/s di MCR medio (banda minima garantita secondo l’offerta wholesale, che a detta di TI dovrebbe consentire agli ISP di replicare l’offerta Alice Time) possa essere definita ¿Larga Banda¿. La nostra convinzione è che rappresenti viceversa una operazione di cattura della clientela cui poi si offriranno servizi e contenuti, questa volta veramente a larga banda, secondo il modello di controllo del mercato esposto inizialmente.
Comunque, per tornare al contributo, siamo ancora in attesa del regolamento ministeriale per la sua erogazione, ma sappiamo per certo che i 27 milioni di euro, pari a 360.000 contributi, sono ormai esauriti più o meno dalla fine di febbraio.
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