Mondo
La televisione digitale terrestre rappresenta senza dubbio l¿argomento di maggior dibattito del 2003. Intorno ad essa, alla sua tecnologia, alle sue prospettive di sviluppo, come pure alle sue difficoltà, si è sviluppata una grande mobilitazione alla quale sembra non essersi sottratta alcuna delle forze in campo.
Le istituzioni e i decisori politici stanno definendo in ciascun Paese le road-map della transizione, le industrie sono impegnate nella definizione di standard da coniugare alle apparecchiature, i broadcaster sono impegnati nel lancio dei primi schemi pilota, infine gli analisti stanno valutando gli effetti della nuova modalità produttiva e diffusiva del servizio televisivo sotto il profilo degli impatti industriali e finanziari.
Nonostante i percorsi nazionali siano contrassegnati da calendari nazionali differenziati, è a tutti evidente il carattere globale del processo di transizione in atto. La connotazione globale è assegnata dalle tecnologie adottate, dal fatto di collocarsi in modo prepotente e senza precedenti sul terreno della convergenza produttiva e distributiva (un solo standard digitale) e di ricezione (con la prevedibile sovrapposizione di più piattaforme, fisse e mobili), infine dal fatto di usare un mezzo egualitario come la televisione, l¿apparecchio multimediale che vanta il più alto e incontrastato tasso di diffusione al mondo con modalità di consumo che non esprimono alcuna differenza sostanziale tra Paesi ricchi e Paesi poveri.
In tale contesto, ha registrato un forte peso il fatto che la Commissione europea abbia espresso con chiarezza la necessità di procedere senza indugio verso il digitale terrestre, sollecitando tutti i Paesi membri dell¿Unione ad accelerare la marcia e dichiarando la propria disponibilità a sostenere nei modi più appropriati il definitivo passaggio dei sistemi radiotelevisivi europei dalla modalità analogica a quella digitale.
La Commissione ha anche indicato le linee guida: trasparenza, proporzionalità rispetto alle esigenze del Paese, certezza temporale, infine, quella ¿neutralità¿ tecnologica necessaria per evitare improprie azioni discriminatorie nei confronti di imprese del settore, perché questo altererebbe le regole irrinunciabili di una corretta competizione.
Se guardiamo all¿Italia, il lancio del digitale terrestre è stato fortemente caratterizzato dalle polemiche e dallo scontro politico che ha accompagnato l¿approvazione della Legge Gasparri di riordino dell¿intero sistema. E¿ tuttavia rimasta immutata la linea dello switch-off, già fissata dal precedente governo al 2006 e ribadita dall¿attuale governo. Non sappiamo quanto questa data possa essere effettivamente rispettata e col passare dei mesi si avverte l¿inevitabilità di un suo slittamento.
D¿altra parte, è a tutti noto come la data di switch-off rappresenti un appuntamento cruciale sotto il profilo sia industriale che economico e sociale. A differenza della transizione dalla Tv in bianco e nero a quella a colori, che consentiva un affiancamento, anche protratto nel tempo, delle due modalità (tanto che ancora oggi i vecchi televisori monocromatici possono essere utilizzati), il passaggio al digitale impone lo spegnimento della modalità analogica e l¿esclusiva distribuzione del segnale con tecnologia digitale.
Il che implica la sostituzione dell¿intero parco nazionale dei televisori domestici.
Minori polemiche forse, rispetto all¿Italia, ma analoghe difficoltà nel prevedere l¿effettivo spegnimento della modalità analogica hanno caratterizzato (e stanno caratterizzando) le vicende di tutti i Paesi europei.
Vi sono Paesi con servizi sperimentali di televisione digitale terrestre già in onda e lanciati tra il 1998 ed il 2003 (Gran Bretagna, Svezia, Spagna, Finlandia, Germania ed Olanda) e Paesi che sono in procinto di lanciare le proprie sperimentazioni tra il 2004 e il 2006 (Francia, Svizzera, Italia, Portogallo, Norvegia, Austria, Danimarca, Belgio, Irlanda, Grecia).
Mentre alcuni Paesi hanno ribadito la propria scadenza ravvicinata di switch-off, come l¿Olanda (2004) o come Norvegia, Italia e Finlandia (tutte al 2006), o lontana, come nel caso dell¿Irlanda (2010), dell¿Austria (2012) o della Svizzera (2015), altri hanno spostato in avanti la data, anche di alcuni anni, come la Gran Bretagna (dal 2006 al 2010) e la Spagna (dal 2007 al 2009). Significativamente, sia Gran Bretagna che Spagna sono stati i primi Paesi a lanciare i servizi commerciali di televisione digitale terrestre negli anni scorsi, registrando in ambedue i casi vistosi insuccessi.
Se poi guardiamo a quanto accaduto nei Paesi extraeuropei, registriamo anche in questo caso, incertezze e difficoltà di previsione.
C¿è ancora molto da fare e ancora poco si sa sui nuovi servizi che dovrebbero caratterizzare non tanto il definitivo passaggio al digitale quanto le applicazioni in ambito locale e territoriale.
Il Rapporto La Televisione Digitale Terrestre (TDT) – Analisi, Scenari, Tendenze di Key4biz.it intende contribuire alla ricostruzione del quadro operativo della nuova modalità televisiva, analizzando tutti i segmenti che ne definiscono il valore: la tecnologia, le norme, i mercati, le sperimentazioni, i rapporti con gli altri settori della convergenza.
E naturalmente il Rapporto sarà periodicamente aggiornato on-line.
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