Europa
A due anni dall¿inizio delle trasmissioni, avvenuto nel maggio 2000, la piattaforma Quiero Tv, che doveva portare la Spagna nell¿era digitale, è scomparsa dal panorama audiovisivo spagnolo. Le trattative per salvare la società tra l¿azionista di riferimento, Auna, Telefonica e il fondo di investimenti americano Anschult sono fallite. Quello che all¿inizio del 2001 era l¿ottavo marchio più conosciuto di Spagna, il 26 aprile 2002 ha deciso di ridurre le proprie ore di trasmissione e di liquidare le proprie attività, dopo aver perso oltre 100.000 abbonati e registrato perdite per 600 milioni di euro.
Eppure la Spagna aveva una gamma di fornitori di DTV completa. Due piattaforme satellitari che competono tra loro a tutto beneficio dei consumatori ¿ e dei detentori dei diritti -, uno sviluppo della rete via cavo digitale e la DTT. Anche prima dell¿introduzione della piattaforma DTT a pagamento, si lamentava un eccesso di fornitori in relazione alla dimensione del mercato; tra le cause del fallimento di Quiero Tv, alcuni hanno indicato proprio l¿ingresso in un settore, quello della pay tv, già molto affollato da giganti del calibro di Canal Satellite Digital e Via Digital (che nel frattempo hanno annunciato l¿intenzione di fondersi).
Sotto accusa anche la mancata differenziazione e valorizzazione della DTV rispetto alla televisione analogica tradizionale ¿ la possibilità di navigare in internet con il proprio televisore non è stata sufficientemente rimarcata ¿ facendolo diventare un sottoprodotto non indispensabile, né tanto meno innovativo. Sotto accusa anche lo scarso appoggio del governo nel rinnovamento di una rete di ripetitori e di antenne obsoleta, oltre alla mancanza di campagne di informazione di massa.
La Spagna, come la Gran Bretagna (una coincidenza che dovrebbe far riflettere vista la sorte dell¿omologa inglese ITV), ha scelto il modello a licenza unica, assegnando la maggior parte delle licenze a un unico operatore con una piattaforma di business basata sulla Pay TV. Tutti gli operatori, inclusi i broadcaster pubblici del gruppo RTVE, hanno espresso il loro disappunto e, in alcuni casi, la loro opposizione al progetto. Le stesse emittenti private commerciali – C+, TeleCinco, Antena – meditavano di intraprendere azioni legali e boicottare l¿obbligo di trasmettere in digitale entro aprile 2002. Il fallimento di Quiero Tv le ha facilitate.
Lo scopo del governo spagnolo era quello di permettere l¿ingresso sul mercato televisivo di nuovi attori, sia pay tv che free to air. Per questo, due nuove licenze per canali Fta erano state assegnate a due editori che prima non possedevano emittenti televisive.
A questo punto il modello non può che orientarsi verso una maggiore presenza di canali Fta in un mercato dove l¿offerta pay tv supera le richieste; mancano però le norme riguardo la ricezione via DTT di canali free to air. Con i possibili attriti tra nuovi entranti e operatori consolidati, potrebbe essere difficile la creazione di un consenso intorno alla promozione di soluzioni digitali free economiche e accessibili. A tal proposito, è stato messo in piedi un progetto di joint venture di emittenti Fta, guidato da un produttore indipendente denominato Infinito, per la promozione di soluzioni di ricezione Fta.
A causa del ritardo normativo, l¿aggiornamento della rete via cavo procede a rilento ed è possibile che vi si rinunci, sotto la spinta competitiva del satellite e dell¿ADSL.
Mercato e operatori
Satellite
In Spagna sono attive due piattaforme digitali su satellite. Canal Satélite Digital (CSD), su Astra, lanciata nel febbraio 1997, è controllata all¿83 per cento dalla Sogecable, a sua volta di proprietà di Canal+ e della spagnola Prisa.
Vía Digital, lanciata nel settembre 1997, via Hispasat, è controllata da Telefónica.
Nel maggio 2002 le due concorrenti hanno annunciato l¿intenzione di fondersi e creare un¿unica società in grado di offrire servizi Pay TV a oltre 2,5 milioni di abbonati. Dopo il fallimento di Quiero Tv, difficilmente si opporranno degli ostacoli al progetto industriale.
Cavo
Le trasmissioni analogiche via cavo in Spagna sono state introdotte per legge soltanto nel 1995. Il paese è stato diviso in due e sono state rilasciate due licenze per la fornitura di servizi televisivi, internet e di telecomunicazioni digitali, inclusa la telefonia. Una licenza è stata riservata alla Telefónica Cable, mentre l¿altra è stata messa all¿asta.
Terrestre
La DTT è stato introdotta per decreto nell¿ottobre 1998. Nel gennaio 1999 il Governo ha lanciato l¿asta per 3,5 multiplex attraverso un beauty contest. L¿unico contendente, anche a causa dei forti limiti antitrust, è stato Onda Digital, un consorzio capeggiato dalla Retevisión, del gruppo Aúna. Le licenza è stata concessa nel luglio 1999 e le trasmissioni sono cominciate nel maggio 2000 sotto il nome Quiero Tv.
Dopo il fallimento, nell¿aprile 2002, Quiero TV ha deciso di rescindere il contratto di licenza con il Ministero della Scienza e della Tecnologia, ma manterrà la licenza per trasmettere nella zona di Madrid. Il governo ha inizialmente respinto la richiesta, ma sembra stia meditando di far valere una clausola di rescissione inclusa nel contratto di concessione che riguarda la mancata trasmissione per un periodo superiore ai quindici giorni.
Nel novembre 2000, il governo spagnolo ha rilasciato due concessioni per trasmettere sulla DTT in free to air a Net TV del gruppo Correo e a Veo Tv del quotidiano El Mundo. I due nuovi canali free digitali nazionali hanno cominciato a trasmettere dal giugno 2002 e, per legge, dovevano raggiungere almeno l¿80 per cento della copertura, ma, in realtà, coprivano soltanto i 90.000 abbonati a Quiero Tv.
I due canali sono entrati sul mercato nel momento in cui gli abbonati a Quiero TV migravano verso la piattaforma DTH di Canal Satellite Digital, lasciando i due FTA praticamente senza audience. Entrambi i canali DTT devono pagare 3,6 milioni di euro per essere distribuiti dall¿emittente pubblica Retevision. I due canali sono ricorsi in appello alla Commissione per le Telecomunicazioni Spagnola.
Alcuni programmi sono stati riservati alle attuali emittenti terrestri analogiche. La statale RTVE trasmetterà due programmi sul multiplex nazionale; lo stesso avverrà per le emittenti private, Antena 3 TV, Sogecable e Telecinco, con un programma digitale ciascuna. Le trasmissioni dovevano cominciare entro l¿aprile 2002.
Quadro normativo
Sono presenti due autorità nazionali:
● il Segretariato di Stato per le Telecomunicazioni e la Società dell¿Informazione, come da Decreto Reale 1451/2000, fa parte del Ministero della Scienza e della Tecnologia
● CMT (Comisión de Mercado de las Telecomunicaciones), un autorità indipendente con il compito di vigilare sulla competizione nel settore delle telecomunicazioni. È stata creata con il Decreto Legge Reale 6/1996.
Oltre a questi due organismi, sono presenti autorità regionali facenti capo alle differenti Comunità Autonome.
Politiche
La DTT è stata introdotta con il Decreto Reale relativo al Piano Tecnico Nazionale dell¿ottobre 1998.
Il Piano identifica 6 multiplex:
5 mux nazionali, di cui 4 su SFN(single frequency network) nazionale e uno per la programmazione regionale
1 mux SFN regionale per ciascuna Comunità Autonoma
Il Piano riserva ulteriori frequenze per 3 ulteriori multiplex regionali e sino a 2 mux su scala locale.
Ogni multiplex porta almeno 4 programmi, a meno che un decreto del Ministero della Scienza e della Tecnologia non disponga diversamente. I servizi DTT regionali sono stati lanciati nel 2001.
Il Ministero ha già decretato che il mux nazionale riservato alla programmazione regionali trasmetta 5 delle attuali emittenti analogiche. A ognuna di esse è stato riservato un programma digitale per il periodo di simulcast: due per il PSB TVE, per i canali TVE1 e TVE2, uno per ogni rete privata, Canal+, Antena 3, TeleCinco.
Queste emittenti avevano l¿obbligo di simulcast fino a aprile 2002, con la possibilità di accedere alle trasmissioni in digitale dopo lo switchoff.
A livello regionale, il Decreto Reale del 1998 riserva due programmi digitali nei multiplex regionali alle emittenti pubbliche regionali.
Gli spazi residuali sulle piattaforme digitali potranno essere forniti da nuovi entranti previa concessione rilasciata via asta pubblica.
Le disposizioni antitrust prevedono che nessuna emittente analogica, o sue controllate o controllanti, possano richiedere ulteriori licenze nazionali. Questo apre agli operatori di altri media e agli stranieri la possibilità di entrare sul mercato televisivo spagnolo.
Alla prima asta sono stati assegnati 3,5 mux a SFN al consorzio Onda Digital che ha pagato 240 milioni di euro per una licenza decennale dei 24 canali. Alla seconda asta sono state assegnate due licenze nazionali a Net TV (del gruppo Correo Prensa Española) e Veo TV (dei gruppi editoriali Recoletos e Unedisa).
Piano di avvio della DTT:
● 50 per cento di copertura entro il giugno 2000
● 80 per cento entro il 2003
● 95 per cento entro il 2011
● switchoff analogico non più tardi del 2012
Dopo lo switchoff non è prevista una riorganizzazione dello spettro frequenze ad altri operatori che non siano gli attuali. Le emittenti nazionali e regionali terrestri avranno ciascuna, gratuitamente, un multiplex.
Fonti
Links
Sogecable
Via Digital
Retevision
CMT (Comisión de Mercado de las Telecomunicaciones)
RTVE
Infinitto
Normativa
Real Decreto 2169/1998, de 9 de octubre, por el que se aprueba el Plan Técnico Nacional de la Televisión Digital Terrenal