Italia
La situazione italiana della banda larga differisce in modo sensibile da quella degli altri maggiori Paesi europei. La rete in fibra ottica copre solo poche aree privilegiate. Per contro, la lunghezza media delle connessioni telefoniche locali è piuttosto breve: il 75%, infatti, è inferiore ai 2 km. Una situazione che favorisce l¿adozione della tecnologiaDSL La brevità delle connessioni locali deriva dal fatto che in Italia ci sono molte centrali: circa 11.000. Le maggiori di queste (2.000) coprono circa l¿85% della popolazione. L¿Italia presenta anche un¿elevata densità di popolazione delle città, con un¿alta proporzione di persone che vivono in condomini; ciò offre buone opportunità per le soluzioniFibre-to-the-building.
Il lancio dei serviziADSL da parte dell¿ex monopolista, ad esempio, ha subito uno slittamento di oltre un anno – dal novembre 1999 al dicembre 2000 – a causa di un¿inchiesta volta a determinare un possibile abuso di posizione dominante.
Ai primi del 2001, gli operatori alternativi hanno denunciato alla Commissione Europea il comportamento anticoncorrenziale di Telecom Italia nelle tariffe di unbundling e nell¿offerta wholesale DSL. Chiedevano una tariffaHDSL di tipo flat, cosa gradita anche all”Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, che comunque non ha il potere di imporla a Telecom Italia.
In generale, sulla questione ADSL l¿Authority italiana si è mostrata più proattiva degli altri regolatori europei, mentre l¿Antitrust è arrivata a comminare a Telecom Italia una sanzione da 115 miliardi di lire per abuso di posizione dominante nell¿offerta DSL.
Ai primi di ottobre 2002, con l¿approvazione della Finanziaria il governo ha introdotto un contributo statale di 75 euro a famiglia per la larga banda. La misura prevede l”erogazione di un contributo complessivo pari a 30 milioni di euro per il 2003.
Utenti ADSL: 1.435.000
Utenti cable modem: 0
Totale: 1.435.000
Penetrazione: 1,98 linee/100 abitanti
La piccola e media impresa
Per quanto concerne le tipologie di collegamento utilizzate dalle imprese italiane, le connessioni ISDN e con modem analogico sono le più diffuse in tutti i settori di attività.
I sistemi di connessione xDSL risultano meno diffusi, sebbene registrino un¿incidenza relativamente elevata nei settori dei servizi.
Secondo l¿Istat (indagine ¿L¿uso delle tecnologie dell¿informazione e della comunicazione nelle imprese – Anni 2000 e 2001¿ pubblicata ad aprile 2002) nell¿industria manifatturiera soltanto le industrie della fabbricazione di macchine elettriche e apparecchiature elettriche e ottiche, della carta, stampa ed editoria, di prodotti chimici, presentano percentuali di collegamenti xDSL superiori al 15% (rispettivamente pari al 22,6%, 17,1% e 16%).
Con il crescere della dimensione d”impresa le tecnologie più tradizionali (modem analogico e ISDN) perdono quota e vengono affiancate da una maggiore diffusione dei collegamenti xDSL (diffusi nel 44,8% delle imprese con 250 e più addetti rispetto al 10,9% delle imprese con 10-49 addetti) e dalle altre connessioni a banda larga (utilizzate nel 21,9% delle grandi imprese).
Nei settori dei servizi le connessioni xDSL sono significativamente più frequenti: ne fa uso il 18,5% delle imprese con accesso a Internet.
Per quanto riguarda la ripartizione geografica, la tipologia di connessione ISDN è utilizzata dal 60% delle imprese con accesso a Internet operanti nelle regioni del Nord-est e del Nord-ovest, dal 47,5% di quelle del Mezzogiorno e dal 58,1% delle imprese del Centro.
Le reti ottiche in Italia
La quantità di fibra ottica posata in Italia è in forte crescita, soprattutto a livello di reti urbane.
Nel corso del 1° semestre 2001 si è passati da circa 4,3 milioni di km di fibra posata a oltre 5 milioni di km, con un incremento di circa il 17% in appena sei mesi.
La MAN sono cresciute del 20,8%, superando il milione di km posati. Le dorsali fanno registrare una crescita del 15,9%, con oltre 4 milioni di km di fibra posata al 30 giugno 2001.
Telecom Italia ha posato circa il 60% di tutta la fibra ottica esistente in Italia a giugno 2001; questa percentuale sale nelle dorsali (63,7%) ma diminuisce nelle MAN (39,9%).
La copertura geografica del Paese, tuttavia, non è omogenea. Le aree con la maggior quantità di fibra ottica sono il Centro e il Nord Ovest. Le ragioni sono facilmente spiegabili: il Centro rappresenta un punto di passaggio obbligato per qualsiasi rete attraversi il Paese; il Nord Ovest è legato allo sviluppo industriale del Settentrione e alle esigenze di collegamento conbackbone europei verso la Francia e l¿Inghilterra. Il Sud appare in ritardo rispetto alle altre aree del Paese, anche se in recupero nel corso del 2001.
Solo una parte della fibra posata risulta attualmente accesa. L¿accensione delle fibre ha avuto, nel primo semestre del 2001, una crescita superiore al 20%, passando da circa 200mila km a oltre 245mila km. Il rapporto fra fibre accese e fibre spente è ancora piuttosto basso (circa il 5%), e questo perché gli elevati costi di accensione delle fibre vengono sostenuti solo quando esistono reali opportunità di ricavi.
Secondo le previsioni di Assinform, alla fine del 2003 saranno presenti in Italia oltre 7 milioni di fibra ottica posata: 5 milioni di dorsali e oltre 2 milioni di MAN.
Negli ultimi anni sono stati realizzati ingenti investimenti per la realizzazione di reti in fibra ottica. Nel 2000 sono stati investiti oltre 3.300 miliardi di lire (1.738,7 milioni di euro); nei primi sei mesi del 2001 gli investimenti sono arrivati a 2.725 miliardi di lire (1.407,4 milioni di euro). Le dorsali assorbono oltre il 70% degli investimenti.
Affinché lo sviluppo delle reti in fibra ottica proceda ulteriormente, fino a raggiungere gran parte del Paese, una parte degli operatori del settore chiede all¿Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni ¿una concreta ed efficace applicazione e tutela dei principi di non discriminazione, obiettività, trasparenza e proporzionalità, fissati dalla legge 31 luglio 1997 n.249 e dal Dpr 19 settembre 1997 n.318, per quanto concerne il rilascio dei diritti di passaggio ai fini di una completa attuazione della libera concorrenza e della pluralità degli operatori nel mercato delle telecomunicazioni.¿
Il caso di Milano
La città di Milano, che ha avviato le operazioni per la cablatura in fibra ottica nel 1997, ha il maggior numero di fibre posate in ambito urbano in Italia e in Europa. La città ha iniziato a dotarsi di una rete ottica con la stesura di un Regolamento per la concessione del suolo, che pone alcune finalità fondamentali: individuare regole e norme certe per il rilascio della concessione d¿uso del suolo e delle infrastrutture esistenti; disciplinare il procedimento di autorizzazione a realizzare nuove infrastrutture; razionalizzare l¿utilizzo del suolo e del sottosuolo tramite un¿azione di coordinamento e di gestione integrata degli interventi, al fine di garantire il minor disagio possibile ai cittadini e al traffico veicolare; stimolare gli interventi per il cablaggio metropolitano creando un libero mercato competitivo di reti e servizi di alta qualità.
I criteri fondamentali utilizzati nella stesura del regolamento sono: l¿utilizzazione prioritaria delle infrastrutture municipali esistenti, quali intercapedini, tubazioni, cunicoli, gallerie delle metropolitane; l¿obbligo del coordinamento tra operatori nel caso di nuovi scavi e obbligo di realizzazione di infrastrutture condivise nel caso di concomitanza dei tracciati; l¿obbligo di verifica della fattibilità del progetto di cablatura rispetto alle possibili interferenze con altre reti di servizi già esistenti: questa norma ha richiesto l¿acquisizione delle planimetrie delle reti di servizi esistenti e la esecuzione di assaggi e introspezioni georadar per verificare la fattibilità nei punti critici, l¿esclusione degli interventi per reti di tlc su strade oggetto di interventi analoghi nei due anni precedenti; il divieto di manomissione di carreggiate stradali ripristinate nei 2 anni precedenti l¿intervento.
In attuazione di questi principi, è stata stipulata una convenzione di concessione del suolo, del sottosuolo e delle infrastrutture municipali con i singoli operatori di telecomunicazione interessati a cablare la città. È stato poi costituito un apposito ufficio (denominato URSIT) per il coordinamento degli interventi dei vari operatori, attraverso una dettagliata radiografia e mappatura degli scavi e il relativo rilascio delle autorizzazioni.
A gennaio 2001, gli operatori che cablavano Milano erano 21; alla fine di agosto 2001 erano stati installati 1.620 chilometri di cavi, equivalenti a 240mila chilometri di fibra. Secondo uno studio dell¿Assinform, la città lombarda assorbe circa il 15% di tutta la fibra posata a livello metropolitano, contro l¿11% di Roma e il 5,1% di Torino.
Alla fine del 2003 dovrebbero essere stati installati circa 4.000 km/cavo, corrispondenti a circa 400mila km/fibra. Le 21 società investiranno sulla città nei tre anni circa 500 miliardi di lire.
La cablatura non è avvenuta in modo uniforme sul territorio, ma ha interessato soprattutto le zone ritenute più redditizie da parte degli operatori. Alla fine del triennio, quindi, il Comune interverrà per far realizzare la cablatura delle zone di territorio ancora non cablate, al fine di evitare il digital divide all¿interno della città.
La Regione Lombardia ha istituito un tavolo di discussione comprendente tutti gli operatori interessati al cablaggio dell¿intera Regione, in ragione della possibilità di estendere territorialmente i risultati raggiunti nella città di Milano, e in ragione dell¿alto interesse degli operatori per aree ricche di utenza business.
Il progetto SOCRATE
Il progetto SOCRATE (Sviluppo Ottico-Coassiale della Rete di Accesso TElecom) fu avviato nel 1994 da Telecom Italia – guidata allora da Ernesto Pascale e Francesco Chirichigno – per lo sviluppo di una piattaforma di rete a larga banda per l”offerta di servizi di telecomunicazioni, video diffusivi e multimediali interattivi.
L”obiettivo era quello di realizzare un”infrastruttura – basata soprattutto sull”utilizzazione di fibre ottiche – adeguatamente dimensionata, flessibile e in grado di evolvere con gradualità in relazione ai mutamenti dell”offerta dei servizi. In tale modo era possibile effettuare investimenti mirati e dilazionati nel tempo secondo la richiesta dei servizi stessi. L”orientamento di Telecom Italia era quindi di realizzare una piattaforma di rete aperta che permettesse: il trasporto di servizi video diffusivi in formato analogico; il trasporto di servizi video diffusivi e multimediali interattivi in formato numerico; l”accesso alla rete da parte di diversi fornitori di servizi; l”evoluzione dei servizi; la predisposizione all”integrazione delle tecniche e dei servizi.
La realizzazione della piattaforma di rete a larga banda si articolava in tre fasi temporali.
Nella fase 1 del progetto, la piattaforma di rete doveva essere in grado di trasportare principalmente segnali in formato analogico per l”offerta di servizi video diffusivi, quali:
Basic Channel, con segnali trasmessi “in chiaro”;
Pay Per Channel, Impulse Pay Per View e Near Video On Demand.
In questa fase la rete doveva essere anche predisposta per il trasporto di segnali video in formato numerico in relazione alla disponibilità su larga scala industriale dei dispositivi per l”elaborazione del segnale.
Nella fase 2, la piattaforma di rete doveva consentire di trasportare, unitamente ai servizi video diffusivi della precedente fase, anche servizi e applicazioni multimediali interattivi quali, per esempio, Video On Demand, Videogame, Education, Home Banking e Home Shopping. La rete a larga banda, anche nella fase 2, doveva rimanere separata dalla rete per telefonia e dati.
Nella fase 3, la rete a larga banda doveva trasportare, unitamente ai servizi delle fasi 1 e 2, anche tutti i servizi di telecomunicazioni quali telefonia, analogica o numerica, e dati. La fase 3 prevedeva un”integrazione completa del trasporto con la rete a larga banda utilizzata per fornire supporto, oltre che ai servizi video, anche ai tradizionali servizi di telefonia e dati, sostituendo gradualmente la rete tradizionale a cui, inizialmente, si sovrapponeva.
Il progetto SOCRATE, nella sua impostazione originaria, è stato abbandonato da Telecom Italia nel 1998 – ad opera dell¿allora presidente Gian Mario Rossignolo ¿ perché ritenuto troppo oneroso in un regime di concorrenza, mentre la tecnologia ADSL offriva la possibilità di collegamenti ad alta velocità su doppino in rame.
Il mercato
Il mercato italiano della banda larga è ancora in una fase iniziale; tecnologie, servizi e domanda sono ancora scarsi. È ipotizzabile, comunque, che in breve tempo il mercato giunga a fornire alla maggior parte della popolazione servizi a banda larga di prezzo accessibile.
Per la diffusione della banda larga occorre il concorso sia dell¿industria delle telecomunicazioni, sia di quella dei contenuti. Entrambi i settori attraversano attualmente un periodo difficile, condizionato da mutamenti strutturali del mercato: gli operatori di telecomunicazioni stanno soffrendo un calo marcato di redditività nel comparto voce; i fornitori di servizi e contenuti riscontrano una significativa riduzione dei ricavi pubblicitari.
Il sistema mobile di terza generazione (UMTS ) potrà avere uno sviluppo sostenibile in termini di infrastruttura e servizi solo se combinato alla crescita della banda larga su cavo.
La diffusione delle infrastrutture delle reti di telecomunicazione è un fattore decisivo per il superamento del digital divide di aree territoriali caratterizzate da un minore sviluppo economico e per la crescita della competitività dell¿intero sistema Paese.
In questo quadro, la recente apertura nei confronti dei servizi pubblici di accesso wireless in standard 802.11 (Wi-Fi ) si delinea come una ulteriore possibilità di sviluppo dell¿accesso a larga banda, così come la possibilità di utilizzare le trasmissioni satellitari.
Normativa per i servizi a tecnologia DSL
Legge n.249 del 31 luglio 1997
Istituzione dell”Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni e norme sui sistemi delle telecomunicazioni e radiotelevisivo
Disciplina relativa alla fornitura di servizi di accesso a Internet.
In dettaglio:
Delibere dell”Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni