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Mediaset è il principale gruppo televisivo commerciale italiano, oltre a possedere il 51% di Telecinco, primo operatore televisivo privato in Spagna.
Il nostro gruppo è quotato in Borsa dal 1996.
Dei suoi 5.844 dipendenti, 4.671 operano in Italia. La gestione delle nostre 3 reti è affidata alla controllata RTI (l’ascolto medio delle reti analogiche nelle 24 ore è stato nel 2005 pari a circa il 42%). La controllata elettronica industriale, proprietaria della rete di trasporto e diffusione del segnale, ha ottenuto nel marzo scorso la licenza ministeriale di operatore di rete. La raccolta pubblicitaria per le reti analogiche è affidata a Publitalia ’80, concessionaria esclusiva del gruppo. Invece, in adesione a una delibera dell’Authority, la pubblicità sui canali digitali è affidata a una controllata (al 100%) di Publitalia, Promoservice.
Siamo stati il primo gruppo a lanciare il digitale terrestre free e sempre i primi a lanciare la Pay-per-View con carta prepagata, mettendo a disposizione degli operatori telefonici anche una rete di distribuzione per la TV Mobile in tecnica DVB-H.
Abbiamo una capitalizzazione di Borsa di 10.611 mln di euro (dati al 29 giugno 2006), 2.748 mln di euro di ricavi netti consolidati, una redditività operativa del 30% e un utile netto di 454,8 milioni di euro. I dividendi distribuiti agli azionisti sono stati di circa 489 mln e in 10 anni abbiamo versato circa 2,3 mld di euro di tasse. Inoltre, ogni anno il nostro gruppo corrisponde circa 120 mln di euro fra diritti SIAE, diritti di equo compenso ad autori e interpreti e canoni per le concessioni televisive.
Il nostro principale azionista è il mercato, con circa il 60,8% del capitale sociale. Fininvest è l’azionista di controllo con il 35,5%. Nell’azionariato di Mediaset sono presenti vari istituti bancari, assicurazioni, fondi di investimento, fondi pensione italiani e stranieri e risparmiatori italiani (oltre 300.000). Gli investitori istituzionali esteri rappresentano oltre il 50% del flottante: un dato importante che conferma la nostra capacità di esprimere un’attrattività che nel nostro Paese non sempre è così facile da raggiungere.
Fin dalla propria costituzione, Mediaset ha sempre anticipato le norme di Corporate Governance. Inoltre, aderiamo fin dall’inizio alla regolamentazione per la tutela dei minori promossa dal Ministero delle Comunicazioni. Nel 2004, tra l’altro, abbiamo lanciato l’unico canale gratuito totalmente dedicato ai bambini sul digitale terrestre free, Boing.
In termini di autoproduzione, Mediaset ha prodotto complessivamente il 48,1% sul totale dei programmi trasmessi dalle tre reti.
Sono 5.728 le ore d’intrattenimento con 366 mln di euro di investimento; 2.783 ore di news e informazione con 112,7 mln di euro; 208 mln di euro per la fiction per un totale di 478 ore; gli eventi sportivi occupano 208 ore con un investimento di 77,7 mln di euro. Mediaset privilegia, inoltre, la produzione italiana ed europea, tant’è che le quote di programmazione si aggirano intorno al 60%, rispetto al 50% previsto dalla legge. Inoltre, le quote d’investimento sono superiori al 45%, a fronte di un limite minimo del 10%.
Tali cifre mettono in evidenza come questa azienda si collochi ormai nella ‘geografia’ di questo Paese, dal momento che i suoi diversi consumatori dimostrano un gradimento importante: sono circa il 42% gli italiani che ci guardano costantemente e sono state 2 milioni le schede finora vendute per la nostra Pay-per-View.
I nostri investitori, tra l’altro, hanno avuto un incremento del valore delle loro azioni del 176% e sono 1.100 i clienti che ogni anno investono sulla pubblicità delle nostre reti.
A fronte di tali risultati, è naturale che abbiamo delle preoccupazioni – che ci interessa segnalare al Ministro Paolo Gentiloni e a suoi Sottosegretari – sui meccanismi, estremamente delicati, che presiedono alla realizzazione di tutta la nostra attività, la quale ha veramente bisogno di dimensioni e di risorse tali che ci garantiscano la competizione sul mercato.
C’è bisogno di certezza sui contenuti: in particolare, che non si realizzino interventi che abbiano l’effetto collaterale di scoraggiare la nostra partecipazione alla produzione di un mercato audiovisivo italiano.
Nutriamo anche forti preoccupazioni in merito al digitale terrestre, dal momento che il doppio binario dell’analogico e del digitale è troppo oneroso per le aziende. Ciò che temiamo è che si arrivi a bloccare un processo che, dal nostro punto di vista, è molto fattivo in termini di abbassamento delle barriere all’ingresso su questo mercato.
In merito alle frequenze, ritengo sia molto importante che ci siano delle norme chiare, in modo che tutti coloro che hanno interesse a trasmettere i propri segnali, possano arrivare a prezzi più contenuti sul digitale e sull’analogico.
Sui diritti sportivi, infine, sottolineo che non abbiamo preferenze sulla contrattazione collettiva o singola. La cosa importante è che vengano rispettati gli interessi di tutti, sia delle aziende che delle squadre di calcio.
Concludo sintetizzando cosa chiediamo al Ministro: uno sforzo grandissimo di comprensione di certi meccanismi veramente delicati che presiedono alla nostra attività. Grande riflessione e mano leggera.
(Testo ricavato da trascrizione audio)
Consulta il profilo Who is Who di Gina Nieri
Instant Meeting – Roma, 4 Luglio 2006
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Le slides dell’intervento di Gina Nieri
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