CANALE PODCAST
Alcatel, come noto a voi tutti, è un’azienda del settore manifatturiero. La storia dell’azienda, per quanto riguarda la sua presenza in Italia, ci riporta addirittura al 1909: dunque fra tre anni potremo anche celebrare il centenario di Alcatel Italia.
Per capire cos’è Alcatel oggi, guardiamo i numeri. A livello mondiale, l’azienda ha un fatturato di oltre 13 mld di euro. Di esso, ben 1,5 mld vanno alla Ricerca e Sviluppo, con un incidenza complessiva pari al 12% del fatturato. Va inoltre considerato che, dei 58.000 dipendenti, 16.000 sono impegnati nella R&S.
Alcatel è presente in 130 Paesi, ma se guardiamo al nostro Paese, Alcatel Italia fattura oggi 1 mld di euro circa (di cui il 60% destinato all’Export e il 40% destinato al mercato italiano) e dei 2.700 dipendenti, quasi 800 si dedicano alla Ricerca e Sviluppo, settore al quale dedichiamo 120 mln di euro annui solo in Italia.
I nostri clienti sono ovviamente gli operatori di telecomunicazioni, le imprese e gli enti pubblici. Offriamo soluzioni e servizi di comunicazioni end-to-end con un portafoglio complesso di tecnologie, che spaziano dalla telefonia fissa a quella mobile, dai contact center ai satelliti.
Siamo leader mondiali in varie tecnologie e solo alcune di queste vengono sviluppate fuori dall’Italia, a conferma che anche una multinazionale può avere un forte cuore italiano.
Alcatel ha vari centri di competenza e di eccellenza in giro per il mondo, parte dei quali in Italia, come ad esempio quelli dedicati alle soluzioni di trasporto ottico.
Il messaggio che vogliamo trasmettere oggi ricalca quanto già finora sentito. Ma prima vorrei analizzare i fatti. Se guardiamo le cifre degli ultimi 5 anni nel settore delle telecomunicazioni, nei servizi c’è stato un aumento medio nelle spese di circa il 3%, mentre nelle infrastrutture una riduzione continua dell’8%.
Ora, è logico che quando un azienda – e faccio l’esempio di Alcatel, perché noi competiamo a livello globale, con i nostri centri di competenza, in 130 Paesi – sceglie via via dove istituire i centri di ricerca, prende in esame vari criteri: uno di questi, ovviamente, è il livello di investimenti che vengono fatti in tal Paese.
C’è chi sostiene che, per quanto riguarda tali investimenti, in Italia si stia andando indietro. Io credo invece che l’Italia sia sempre stata all’avanguardia nelle telecomunicazioni ed abbiamo tanti elementi che lo confermano. Ma è evidente che vi sono dei fattori di rischio e tali valutazioni sono confermate da mattina a sera: devi portare un tot in India, un tot in Cina e quant’altro, perché alcuni mercati possono essere più appetibili di altri. Sono tanti criteri cui un’azienda guarda, quindi, ma i più importanti riguardano la quantità di investimenti.
Io credo, pertanto, che in Italia abbiamo bisogno di un segnale, un segnale di ripresa della competitività del Sistema Paese.
L’altro messaggio che vorrei trasmettere è in linea con il programma lanciato dalla nostra azienda e che chiamiamo “La banda larga per tutti“. Non un eufemismo, né tanto meno qualcosa di realizzabile. Oggi ci sono le tecnologie per portare a tutti la banda larga, che possiamo ormai chiamare un “servizio universale“.
Oggi la banda larga va ‘costruita’, come si fa con l’autostrada, perché è solo così che si darà a tutti l’accesso ai vari servizi.
Non possiamo lasciar fuori una parte del Paese. Peraltro, le tecnologie ci sono tutte, ora servono i programmi: possiamo parlare di vari progetti: ma secondo me è importante che il Governo ponga al centro della sua attenzione il proposito di portare la banda larga a tutti.
Bisognerà pertanto lanciare un’azione di sponsorizzazione dell’innovazione, con idee e progetti concreti, come confermano gli altri interventi su tecnologie come il WiMAX, la Mobile TV e tanti altri.
Tutto ciò è necessario, altrimenti rischiamo di rimanere indietro.
(Testo ricavato da trascrizione audio)
Consulta il profilo Who is Who di Andreas Schneider
Instant Meeting – Roma, 4 Luglio 2006
-
Le slides dell’intervento di Andreas Schneider
Ascolta il podcast: