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Vodafone opera in Italia da undici anni. Il nostro azionariato è oggi composto dal Gruppo stesso che detiene il 77% del capitale, mentre il 23% è tuttora detenuto dall’azionista americano Verizon Communications.
Vodafone Italia oggi fattura oltre 8 mld di euro e negli ultimi 5 anni ha investito circa 9 mld di euro, il che significa che – parlando specificamente della quota d’investimento in infrastrutture, tecnologie e ricerca significa – un’incidenza sul fatturato annuo del 10-15%.
Il gruppo è leader mondiale nel settore delle Tlc mobili, è presente in 27 Paesi con 170 mln di clienti ed effettua investimenti annui superiori ai 7 mld di euro. La quota di mercato che deteniamo nel solo settore della telefonia radiomobile è del 33%.
Ciò che forse pochi sanno, inoltre, è che la divisione italiana del Gruppo è la seconda per ordine di importanza, dietro alla Germania.
Analizzando i dati statistici, possiamo quantificare l’importanza dell’Italia per il Gruppo nonché di Vodafone Italia per il mercato italiano: sono 24 mln i clienti nel settore della telefonia radiomobile, di cui 3 milioni utilizzano tecnologie UMTS, oltre 5 milioni i servizi multimediali (ovvero quei servizi che noi chiamiamo Vodafone live!) e 13 milioni sono iscritti al nostro programma di fidelizzazione della clientela, il più grande in Europa in tutti i settori di attività economica.
La presenza sul territorio è totale. Operiamo anche attraverso 8 Call Center con 5.000 addetti e abbiamo 7.000 punti vendita in tutta Italia. Per quanto riguarda l’infrastruttura tecnologica, vorrei segnalare la realizzazione a Milano del Data Center per il Sud Europa, un progetto da 300 mln di euro, mentre ad Ivrea è collocato il Centro mondiale di Eccellenza per le tecnologie di comunicazione.
La nostra offerta nel settore radiomobile, sia voce che dati, è assolutamente completa.
Una risposta competitiva forte nei confronti dell’integrazione strutturale tra Telecom Italia e Telecom Italia Mobile. Da parte nostra, infatti, abbiamo lanciato da quest’anno servizi integrati fisso e mobile per servire i nostri clienti non solo in mobilità, ma anche a casa e in ufficio. Tali servizi sono soltanto l’inizio di un graduale ingresso nel settore della telefonia, non più soltanto mobile o fissa.
Per quanto riguarda lo stato del mercato, appare evidente che la crescita, in questo momento, è in forte rallentamento. Un fenomeno, questo, che influenza fortemente le quote di mercato – che risultano particolarmente vivaci – e le dinamiche di prezzo, a tutto vantaggio dei consumatori.
Altra conseguenza dello status corrente del mercato è la tendenza di tutti gli operatori a muoversi verso l’integrazione: del fisso con il mobile, delle telecomunicazioni con i media.
Concludo sottolineando tre aspetti che rappresentano le nostre attese per quanto riguarda l’azione del Governo.
Innanzitutto, noi crediamo che il ruolo della regolamentazione ex ante sia fondamentale per garantire a tutti gli operatori di tlc pari opportunità di competere, in particolare nei nuovi mercati e soprattutto nel nuovo mercato dell’integrazione fisso-mobile. Soltanto regole ex ante che consentano a tutti gli operatori di competere in modo uguale, infatti, possono sollecitare un meccanismo virtuoso di competizione, innovazione e investimento.
Il secondo punto riguarda le regole e il monitoraggio sulla relazione tra reti di telecomunicazione e mondo dei contenuti. Noi riteniamo che sia prioritario massimizzare la diffusione di contenuti digitali. Per raggiungere tale obiettivo, occorre creare un meccanismo di relazioni tra broadcaster e operatori di telecomunicazioni, per cui ci sia vera condivisione di rischi e di opportunità.
E infine, l’ultimo tema su cui vorrei richiamare la vostra attenzione riguarda le politiche relative all’allocazione delle frequenze, per la quale l’ultimo intervento risale al 2002.
Oggi è urgente una nuova allocazione di frequenze, sia per ridistribuire quelle non più utilizzate sia per permettere lo sviluppo delle telecomunicazioni mobili che attraggono quote crescenti e traffico. Infine, più frequenze significa anche meno impatto ambientale: come confermato da un modello da noi sviluppato, più frequenze in tempi rapidi potrebbero voler dire 5.000 antenne in meno sul territorio nazionale.
(Testo ricavato da trascrizione audio)
Consulta il profilo Who is Who di Pietro Guindani
Instant Meeting – Roma, 4 Luglio 2006
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