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In questo settore credo che una delle maggiori priorità sia la crescita e, dal momento che l’Italia è un mercato piccolo, anche se importante, la crescita implica che le aziende italiane possano competere all’estero, dal momento che le aziende non italiane competono con forza in Italia o acquisiscono società italiane.
Ecco perchè vorrei raccontarvi velocemente ciò che facciamo e come lo facciamo: Buongiorno è una società che opera sul mercato dei contenuti digitali. In parte li produce, in parte li prende in licenza e poi li commercializza dopo averli trasformati in prodotti con le competenze editoriali di cui dispone, destinandole poi alla distribuzione su telefoni cellulari, in alcuni casi con il nostro marchio, in altri casi in collaborazione con società di telecomunicazioni o con gruppi media.
Lavoriamo con tutte le principali società di telecomunicazioni europee e mondiali e con gruppi televisivi e media, prevalentemente europei e sudamericani.
Siamo il principale gruppo mondiale in questo settore. Competiamo a livello globale. Ci sono molti competitor domestici, ma a livello mondiale ci sono 4 società oltre a noi che fanno le stesse cose e sono due nordamericane, che hanno comprato i competitor europei, e due giapponesi, che si sono espanse principalmente in Asia.
Il mercato in cui operiamo è un mercato grande, che vale circa 20 miliardi di dollari, che cresce a ritmi di circa il 25% all’anno ed è proiettato a crescere così per i prossimi anni. Quindi un mercato molto importante. Buongiorno è leader di mercato in questo settore in Italia e in Italia facciamo circa il 15% del fatturato. Gli altri nostri mercati principali sono gli Stati Uniti, in cui facciamo un altro 15% circa e siamo il principale operatore con un marchio proprio, quindi la Spagna e Il Regno Unito.
Abbiamo poi una presenza diretta e significativa in altri Paesi europei e in alcuni Paesi sudamericani. In Russia, Cina e India abbiamo poi una joint venture con Mitsui al 50%. Mitsui è la seconda conglomerata giapponese.
La società è stata fondata da me nel 1999. Adesso abbiamo circa 700 dipendenti. Il 30% circa di essi sono italiani e lavorano in Italia gli altri sono distribuiti in 18 diverse nazionalità e lavorano nei Paesi che ho citato prima.
Fatturiamo circa 50 milioni a trimestre e cresciamo all’incirca dell’80% l’anno. Abbiamo una redditività di circa il 10%. Siamo quotati in borsa a Milano.
La società è controllata da me e dal management, con una quota complessivamente di poco inferiore al 30%, quindi abbiamo sì un certo livello di controllo, ma la società è modernamente contendibile.
Riprendendo l’appello rivoltoci, credo che quella di crescere sia una priorità e che non si possa realizzare in maniera sufficiente limitandosi a operare solo sul territorio nazionale, perché in particolare in questo settore ci sono delle sinergie geografiche e di scopo molto significative e l’elevata presenza di operatori internazionali – in cui la proprietà non è italiana – presenti a questo tavolo, ne è la dimostrazione.
Quindi è importante mettere le società italiane in condizione di poter competere efficacemente a livello internazionale. Io credo che per fare questo, che appare ancora come un obiettivo molto difficile, molte delle responsabilità ricadano in larga parte dalle imprese. Dal punto di vista delle regolamentazioni credo che ai mercati che sono globali – dal punto di vista finanziario, legislativo, della concorrenza – probabilmente convenga non essere molto innovativi. Da un lato bisogna vedere come si fanno le cose all’estero, con quale efficacia, ma parallelamente in molti settori e sotto molti aspetti è molto importante fare dell’Italia un Paese simile agli altri, nel senso dell’affidabilità e della fiducia che gli investitori esteri possono avere nei confronti del nostro mercato.
Da questo punto di vista le recenti azioni riguardanti le liberalizzazioni, le iniziative tese a creare maggiore concorrenza, vanno nella direzione giusta. Tuttavia, annoto che, viceversa, se si vogliono far crescere le imprese non si possono aumentare le tassazioni sulle stock option, perché è un provvedimento che non va nella stessa direzione.
(Testo ricavato da trascrizione audio)
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Instant Meeting – Roma, 4 Luglio 2006