Instant Meeting. Graduale liberalizzazione delle Tlc, senza concessioni a posizioni irrealistiche ed estremistiche. L’intervento del Ministro Gentiloni

di di Paolo Gentiloni (Ministro delle Comunicazioni) |

L’intervento dell'On. Paolo Gentiloni, Ministro delle Comunicazioni, all’Instant Meeting organizzato dall’Isimm e Key4biz a Roma il 4 luglio 2006

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Paolo Gentiloni


Questa è la mia prima partecipazione ad un Instant Meeting, occasione che ha fornito, a me a ai Sottosegretari Luigi Vimercati e Giorgio Calò, validi argomenti di riflessione e analisi, di cui faremo senza dubbio tesoro assieme alla documentazione prodotta.

Questo tavolo ha rappresentato anche un nuovo metodo di confronto, dialogo, conoscenza reciproca, scambio di informazioni e opinioni, che credo debba essere proprio il metodo di lavoro del Governo in tutti i settori, particolarmente in questo.

 

In questi primi quaranta giorni di Governo, abbiamo già avuto diverse occasioni di incontro con diversi di voi operatori e con le aziende che voi rappresentate: ciò che è emerso è che ci aspetta molto da fare, ed occasioni come questa forniscono un ulteriore strumento di informazione reciproca sulle questioni da affrontare e le decisioni da prendere.

La mia impressione a margine dell’incontro odierno in buona parte conferma quelle precedenti, che possono essere sintetizzate in quattro punti.

Innanzitutto, è evidente che il settore in cui operiamo sta attraversando una fase di evoluzione tumultuosa, per certi versi veramente affascinante.  Di certo, vi è la consapevolezza unanime che tale innovazione non debba necessariamente implicare la drammatica sostituzione da parte di nuove killer application rispetto a uno status già esistente: ci attende infatti una fase di coabitazione competitiva di diverse tecnologie e proposte, nel più vasto scenario di fortissima evoluzione.

 

In secondo luogo, bisogna ammettere che sussiste anche un certo ottimismo, anche se ci aspetta molto da fare assieme. In un Paese che spesso ha dovuto affrontare fasi di notevole pessimismo, registriamo oggi in questo settore una buona dose di ottimismo, accompagnato dalla consapevolezza che l’Italia, in molti dei settori del vasto mondo delle Telecomunicazioni, ha anche una posizione di tutto rispetto, rappresentata da molte delle aziende qui presenti che mostrano punti di eccellenza e avanguardia.

 

Terzo, è evidente che abbiamo livelli competitivi crescenti, per quanto diversificati a seconda dei comparti del settore: la diversità di richieste che ci vengono presentate ne è proprio il riflesso.

La situazione è diversificata: il grado di competizione varia da segmento a segmento, risultando maggiore in alcuni e minore in  altri come in quello della Tv generalista. In generale, ad ogni modo, si registrano buoni livelli di competizione.

 

Infine, quanto è emerso dall’incontro odierno è che le richieste che vengono poste al Governo non sono tanto di natura economica ma piuttosto quella di un mix di certezze e regole. Alla politica gli operatori chiedono oggi maggiore chiarezza nell’evoluzione del quadro legislativo in alcuni ambiti e rinnovamento regolamentare in altri. Si tratta quindi di una domanda piuttosto sofisticata: creare un quadro che possa meglio consentire lo sviluppo di mercato di ciascun operatore.

 

La nostra risposta vuole essere questa: dobbiamo cercare di accompagnare questa tumultuosa innovazione favorendo concorrenza e qualità, anche a vantaggio del cittadino, del consumatore, dell’utente finale. Come tale politica si traduca nei diversi settori è molto complesso, ma vale la pena anticipare alcune delle modalità operative a cui pensiamo.

Innanzitutto, io attribuisco molta importanza al lavoro avviato dall’Autorità delle Comunicazioni sulla creazione di una base informativa certa e comune sulle frequenze.

Nell’ultimo anno e mezzo, dopo la Conferenza di Ginevra, come Paese abbiamo vissuto sulla nostra pelle gli effetti di una situazione piuttosto caotica che si è accumulata negli ultimi trent’anni: in questo 2006 siamo alla fine del trentennale del monopolio televisivo. Anche in questo ambito, quindi, penso che il Governo possa dare un contributo nel dare maggiori certezze.

 

Dal punto di vista dell’accompagnamento del processo di innovazione digitale della televisione, credo sia necessario capire meglio quale sia la strategia del Paese in questo settore. Ovviamente, il problema è stato al centro di uno scontro politico piuttosto aspro nella scorsa legislatura, e ancora molte delle questioni in sospeso sono sul tappeto.

Cercando di prescindere dallo scontro politico, bisogna dire che è inutile dividersi fra amici e nemici della televisione digitale.  Bisogna forse ammettere, invece,  che la strategia perseguita finora dall’Italia per la sua attuazione vada meglio centrata rispetto a quanto fatto negli ultimi anni: fino ad ora, infatti,  sono state fatte delle semplificazioni.

  

La prima prevede che televisione digitale sia uguale a televisione digitale terrestre: ciò è vero solo in parte, in uno scenario locale in cui l’assenza del Cavo implica senz’altro uno sviluppo forte della TDT ma in cui esistono realtà emergenti come la IPTV da tenere in considerazione. E’ chiaro che, in un contesto così fluido, la politica di incentivazione all’acquisto dei decoder per promuovere lo switch-over  vive oggi una fase di passaggio davvero delicata, senza considerare che oggi questa strada, almeno nelle forme massive, è preclusa dall’Unione Europea.

 

Le esperienze di successo straniere, come quella inglese e francese, ci insegnano che bisogna riorientarsi, mettendo al centro di questa transizione una offerta di maggiore appeal dal punto di vista dei contenuti.

Non è una questione di ‘dittatura di governo’, ma semplicemente si tratta di capire quale sia la realtà delle cose, quale sia il livello effettivo di diffusione dei decoder, quali siano problemi concreti dei broadcaster e del servizio pubblico: tutte questioni di cui il Governo vuole e deve farsi carico. Se riusciamo a passare ad un modello di Governo meno assente, più simile a quello UK Digital, in cui Istituzioni, editori e broadcaster cercano di fare sistema, faremo sicuramente un passo in avanti.

 

Nelle intenzioni di Governo, poi, c’è anche al volontà di ripristinare regole nel settore della televisione analogica, in quanto la valutazione critica che abbiamo dato sulla Legge 112 è sempre la medesima. Molto si potrebbe dire anche sulla Rai, ma non mancheranno occasioni di approfondimento.

 

Certamente, il Governo darà il suo contributo anche sul tema della banda larga, ponendosi l’obiettivo di far confluire in una cornice comune gli sforzi che tanti ‘pezzi d’Italia’ stanno compiendo: basti pensare ai progetti d’impresa che si stanno realizzando in tutte le regioni, dal Piemonte alla Sardegna.

Tutto questo produce opportunità ma anche rischi: se pensiamo ai progetti legati allo sviluppo delle reti di prossima generazione o al WiMax, è chiaro che bisogna compiere delle scelte che tengano contro del fiorire di iniziative sul territorio ma che salvaguardino anche gli aspetti di utilità commerciale nell’utilizzo della banda.

 

Sul tema generale della regolamentazione delle Comunicazioni, bisogna dire che la discussione in sede europea è molto interessante. La nostra idea è che il quadro regolamentare così come realizzato quattro anni fa, importato nel 2003 con il recepimento delle direttive, può certamente essere ritoccato e migliorato come già sta avvenendo, ma nel suo impianto è ancora attuale e condiviso, in quanto è ancora troppo presto per apportare significative modifiche.

  

C’è ovviamente nella spinta alla deregolamentazione di interi settori l’evidente e rispettabilissimo interesse di alcuni operatori, ma che non può essere l’interesse di tutto il mercato: l’accompagnamento della ulteriore liberalizzazione del mercato richiede saggezza e gradualità, questo è certo, ma sicuramente è un processo che va compiuto.

 

Il Governo e l’Autorità per le Comunicazioni non giocheranno due partite diverse: uno dei nostri primi obiettivi, infatti,  è che ci sia assoluta sinergia nell’attività di regolazione e negli indirizzi di politica industriale e legislativa.

Nella discussione europea noi ci dobbiamo collocare dalla parte di coloro che spingono verso ulteriori liberalizzazioni e che reputano che una regolazione ex ante sia tutt’ora importante in buona parte dei mercati nei quali dobbiamo confrontarci, facendolo senza particolari concessioni a posizioni irrealistiche ed estremistiche.

  

(Testo ricavato da trascrizione audio)      

    

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