Key4biz

‘Tlc, meno regole e più mercato’. Intervista a Franco Brescia (Telecom Italia)

Italia


La regolamentazione del settore europeo delle telecomunicazioni è diventato un tema  sempre più centrale, perché centrale è il ruolo delle reti per la crescita dell’intera economia, non solo quella digitale. Le regole bloccano il mercato? Come possono assicurare un quadro di certezze competitive? In che modo possono essere formulate per attrarre gli investimenti esteri ed extraeuropei di cui la Ue e tutti i singoli paesi hanno bisogno per crescere? Qual è il ruolo della regolamentazione per bilanciare il sempre più complesso rapporto tra Telco e OTT?

Questi i temi dell’intervento di Franco Brescia, Direttore Public & Regulatory Affairs di Telecom Italia alla Digital Venice Week. Lo abbiamo incontrato per parlare del quadro complessivo del rapporto tra mercato e regole, di Europa e di Italia e di come le dinamiche competitive possano essere alterate o sollecitate proprio attraverso la leva regolatoria.

 

 

Key4biz.L’Europa schiacciata tra competitor asiatici e Usa ha bisogno di investimenti in innovazione per rilanciare la crescita. Da dove partire?

 

Franco Brescia.  Dalla crescita, appunto. Lei ha ragione, l’Europa ha bisogno di più crescita, più innovazione, maggiore produttività, in modo da non perdere ulteriori posizioni rispetto agli altri grandi Paesi extraeuropei e, finalmente, risolvere o, quanto meno, alleviare il drammatico problema della disoccupazione, soprattutto giovanile, non più accettabile. Alla base della crescita ci sono gli investimenti, e gli investimenti nel settore dell’ICT rappresentano una fonte di innovazione e sviluppo. 

 

 

Key4biz. Vogliamo fare qualche esempio?

 

Franco Brescia. Certo. Due esempi. Quello classico, ossia un miliardo di euro investito in reti e servizi a banda larga e ultrabroadband genera 3 miliardi di crescita del PIL e almeno 20 mila nuovi posti di lavoro. Il secondo: l’ICT è già oggi generatore del 5% del PIL (valore di 660 miliardi di euro), contribuendo per circa il 25% alla crescita della produttività dell’intero sistema economico, grazie ai rilevanti impatti sui processi produttivi di tutti gli altri settori dell’economia.

 

 

Key4biz.Quale il ruolo dello Stato e della Ue?

 

Franco Brescia.  Il ruolo dello Stato nella crescita e nel l’innovazione è rilevante, è essenziale. Mariana Mazzucato lo ha evidenziato molto bene nel suo libro. Senza gli investimenti statali, senza la mano pubblica, quella privata è monca. Detto questo, per quel che concerne il settore TLC, lo Stato dovrebbe continuare a fare la sua parte utilizzando al meglio i fondi europei, in modo che attraverso, magari, una regia unica, essi risultino disponibili in tempi più brevi. Inoltre, sarebbe importante dare pieno seguito  ai tanti decreti attuativi dei vari DL “Crescita”, “Crescita 2.0”, “Del fare”, tutti indirizzati a stimolare la domanda per il digitale e sostenere la realizzazione delle nuove reti nelle aree a fallimento di mercato. 

 

 

Key4biz. Solo questo?

 

Franco Brescia. Ovviamente no. La mano pubblica dovrebbe consentire un credito di imposta per i nuovi investimenti nelle nuove tecnologie; riformulare il regolamento scavi, che tanto incidono sul costo totale; ripensare una più moderna e sicura politica per l’elettromagnetismo, allineandosi al benchmark europeo. Soprattutto, io credo, dovrebbe scomputare gli investimenti nelle nuove reti dal fiscal pact.

 

 

Key4biz. Renzi lo ha affermato a Venezia. Non sembra però aver trovato terreno fertile…

 

Franco Brescia. Mi faccia dire che questo impegno del nostro primo ministro è stato bello da sentire. Ci riuscirà? Se ci pensa, in questo vi è l’essenza stessa della innovazione, del nostro tema: Tentare. Provare e riprovare. Io spero che, presto o tardi, saranno le idee, e non gli interessi precostituiti a prevalere. 

 

 

Key4biz.   Cosa dovrebbe fare la UE?

 

Franco Brescia. Approvare nei tempi più rapidi l’Accordo di Partenariato: nuove e potenti risorse per gli Stati membri. Inoltre, la soluzione del tema Telecom Single Market sarà cruciale. Alla Digital Venice, organizzata dal governo italiano, si è discusso molto di come si possa passare rapidamente, e con quali cambiamenti istituzionali, ad un mercato unico del digitale. In tal senso, i prossimi mesi saranno decisivi.

 

 

Key4biz. Passiamo ora alla regolamentazione. L’attuale regolamentazione le sembra  adeguata a sostenere gli investimenti?

 

Franco Brescia. Non voglio tirare alcuni per la giacchetta, ritengo, però, che le condizioni regolatorie dovrebbero essere ancor meglio aggiornate e sensibilmente migliorate. C’è bisogno, innanzitutto, di regole certe, stabili, prevedibili, in modo da assicurare una pianificazione adeguata degli investimenti in nuove infrastrutture. Ma questo non basta: occorre, anche, garantire un adeguato rendimento sul capitale investito. Per quanto riguarda questa ragione, la regolamentazione dell’accesso alle reti di nuova generazione va ripensata.

 

 

Key4biz. Ripensata come?

 

Franco Brescia.​ Se la regolamentazione del rame è stata necessariamente pro-competitiva, tesa all’apertura della rete degli ex-monopolisti, quella delle nuove reti, delle cosiddette NGN, deve essere anche funzionale ad un secondo, altrettanto importante, principio regolamentare : quello di promuovere gli investimenti efficienti nelle nuove reti. Solo così si sostiene l’innovazione.

 

 

Key4biz.Mercati, concorrenza e politiche industriali, come coniugarli?

 

Franco Brescia.​ Siamo nel mezzo di un enorme processo tecnologico generato da nuove reti e nuovi servizi, abilitatori imprescindibili per sostenere l’Europa nella nuova competizione internazionale. Credo che la politica regolamentare debba cambiare anche nel contesto dell’Agenda Digitale europea, che si caratterizza per gli obiettivi di politica industriale e sviluppo  da conseguire. Quindi, la regolamentazione delle NGN deve tener conto non solo delle esigenze di salvaguardare la concorrenza ma anche di essere coerente con gli obiettivi di politica industriale del Paese.

 

Key4biz.  Ma la regolazione fa la regolazione e basta, potrebbe obiettarle qualcuno…

Franco Brescia. Certo ma non solo. La Direttiva Better Regulation ha posto l’accento su obiettivi più propriamente industriale: la promozione di modelli di concorrenza infrastrutturali, l’adeguata remunerazione dei rischi di investimento e gli accordi di cooperazione fra gestori.  Promuovere gli investimenti non è più una modalità per promuovere la concorrenza, è un principio che le autorità dovranno seguire. 

 

 

Key4biz.Le telco subiscono da qualche anno la pressione competitiva degli OTT che sulle loro piattaforme offrono servizi alternativi a quelli tradizionali di comunicazioni, che fare?

 

Franco Brescia.​ Il problema è noto. Siamo di fronte ad una sottrazione crescente di quote di ricavi per le Telco e senza che dagli OTT giungano contribuzioni agli investimenti per le nuove reti, che essi utilizzano in così grande misura per i loro servizi innovativi, e senza peraltro che le loro attività nell’economia digitale contribuiscano in modo adeguato alle entrate fiscali dei Paesi in cui viene generato il fatturato. Così, è del tutto evidente, non si può continuare: una soluzione va trovata. Su questo punto, come su molti altri, ad esempio il consolidamento e la politica dello spettro radio, l’industria europea delle telecomunicazioni ha una posizione unitaria, senza distinzioni tra operatori storici ed operatori entranti, come attesta il documento unitario presentato congiuntamente a Venezia da tanti operatori europei.

 

 

Key4biz.Da un lato, infrastrutture ultrabroadband iper-regolate, e parallelamente altre applicazioni e servizi che viaggiano su queste connessioni in modo del tutto deregolamentato. Come sanare questo squilibrio?

 

Franco Brescia.​ Non chiediamo un’estensione della regolamentazione anche agli OTT. Al contrario, auspichiamo una attenuazione della regolamentazione sulle reti, che consenta di stabilire un vero level-playing-field fra Telco e OTT, sia in termini di regole ex ante, sia in termini di privacy e data protection, nonché in termini di approcci antitrust. Chiediamo, in sostanza, che le Telco possano sviluppare offerte a qualità differenziata verso i clienti finali, siano essi OTT, siano essi altre Telco, come richiesto dall’attuale evoluzione del mercato.

 

 

Key4biz.Perché questo cambio di passo?

 

Franco Brescia.​Perché la qualità differenziata è necessaria per soddisfare i requisiti delle diverse applicazioni, a partire da quelle destinate a imprese e pubbliche amministrazioni, dei diversi servizi, ad esempio il video ad alta definizione o i giochi interattivi che richiedono prestazioni molto superiori rispetto alla ordinaria navigazione web.

 

 

Key4biz. In un contesto così complesso e globale, quale dovrebbe essere il ruolo delle autorità regolatorie nazionali?

 

Franco Brescia.​ Le Autorità regolatorie nazionali ed europee dovranno necessariamente confrontarsi con la complessità di regole atte a promuovere gli investimenti in NGN. Certo, non si può ritenere che la disciplina delle NGN sia adeguata laddove all’operatore SPM sono imposti una molteplicità di obblighi che prevedono la fornitura di tutti i servizi di accesso attualmente previsti per la rete in rame. Inoltre, le recenti decisioni sui prezzi del rame e l’assenza di un quadro regolamentare definito per i prossimi anni, non introducono particolari incentivi per gli investimenti. Questa incertezza grava sugli operatori e si aggiunge all’incertezza tecnologica e della domanda. Per non parlare degli investitori esteri che difficilmente potrebbero essere attratti da tali condizioni.

 

 

Key4biz. E Telecom Italia come ha risposto?

 

Franco Brescia.​ Telecom Italia ha continuato  a investire. E tanto. Ha accelerato gli investimenti nelle nuove reti, fisse e mobili, per il triennio 2014/2016, con 3,4 miliardi. Nel 2016 raggiungeremo il 50% dei cittadini con le reti FTTCad almeno 30 Mbit/s (che potranno poi superare i 100 grazie alle innovazioni tecnologiche del Vectoring e del G.Fast) e raggiungeremo l’80% della popolazione con le reti mobili LTE con velocità di almeno 70 Mbit/s.

Telecom Italia, inoltre, investe 1 miliardo di euro l’anno in R&S, impiegando in quelle attività oltre5.600 addetti, promuovendo strutture di eccellenza quali Telecom Italia Lab e il Cyber Security Lab, sostenendo 180 startup con iniziative di Venture Capital e Business Incubator, dedicando anche risorse all’alta formazione e alla ricerca accademica, con 500 borse di studio per dottorati di ricerca, master e alto apprendistato. Sia chiaro: Telecom Italia ha investito perché ha ritenuto importante investire nelle nuove reti. Spiace dirlo , ma la regolamentazione non ci ha sostenuto in questo sforzo.

 

 

Key4biz.Quale dovrebbe essere secondo lei, in questo contesto, la strada da intraprendere?

 

Franco Brescia.​ Occorre promuovere una regolamentazione dell’accesso alla rete fissa che incentivi gli investimenti nelle NGN, dall’altro, occorre garantire, in un’economia digitale sempre più globale, l’esistenza di un efficace Level-Playing-Field tra operatori di telecomunicazioni e Internet Companies. Anche la regolamentazione va innovata e si deve connotare per una più incisiva differenziazione geografica delle regole, tra aree in cui vi è solo la rete NGN di Telecom Italia e aree in competizione infrastrutturale con altri operatori. E la differenziazione delle regole non può e non dovrebbe, riguardare solo l’eliminazione dell’obbligo di orientamento al costo di alcuni servizi, dovrebbe spingersi fino all’abrogazione di alcuni obblighi di accesso nelle aree in cui vi sono più infrastrutture in competizione. Sarà anche essenziale che la prossima review delle direttive europee, che comincerà nel 2015, assicuri in tempi molto rapidi un assetto normativo decisamente più virtuoso di quello che è l’attuale riferimento delle politiche pubbliche e dei regolatori nazionali.

 

Exit mobile version