Italia
Continuano in Italia la lotta alla pirateria digitale. E’ di oggi la notizia della chiusura dell’operazione “Italian Black Out” (SLIDES), condotta dalla Guardia di Finanza, Nucleo Di Polizia Tributaria di Cagliari n collaborazione con il Nucleo Speciale Frodi Tecnologiche, su delega della Procura della Repubblica del capoluogo sardo (VIDEO).
Assestato quindi un altro duro colpo alla cyber-criminalità globale con radici nel territorio nazionale, inibendo l’accesso dall’Italia al sito ddlstorage.com, che è stato oscurato, amministrato nel nostro paese e composto da oltre 120 server dislocati tra Francia e Olanda.
Oltre ai 5 gestori del sito, sono stati individuati e denunciati dalle Fiamme Gialle 20 ulteriori responsabili.
Truffa da 1,3 milioni di euro
Il cyberlocker nazionale, unico nel suo genere, è stato capace di generare solo negli ultimi 15 mesi un illecito giro d’affari di oltre 1,3 milioni euro in, tramite la vendita di abbonamenti premium da parte degli utenti fruitori.
Il sistema così sviluppato ha generato 460 milioni download illegali di file protetti dal diritto d’autore. Sono sotto la lente degli investigatori anche gli introiti derivanti da contratti pubblicitari.
A riguardo ricordiamo il recente Memorandum of Understanding tra IAB (Interactive Advertising Bureau), associazione nazionale che riunisce gli operatori della pubblicità online, FPM (Federazione contro la Pirateria Musicale e Multimediale) e FAPAV (Federazione per la Tutela dei Contenuti Audiovisivi e Multimediali), finalizzato, a contrastare la pubblicità sui siti pirata: un mercato parallelo che vale 227 milioni di dollari.
Dei tantissimi utenti presenti sulla piattaforma pirata, circa il 97% era dedita alla fruizione delle opere caricate mentre solo il 3% gestiva il caricamento dei file, proprio come nella disposizione di un’offerta ben precisa verso un pubblico ampio. Di questo 3%, inoltre, lo 0,2% riceveva un compenso relativo al successo del materiale caricato: più il materiale veniva scaricato e fruito più alto poteva essere l’incentivo monetario, che è arrivato a toccare somme di 40 mila euro.
Gli uploaders venivano pagati
La piattaforma oscurata consentiva l’accesso a milioni di opere protette da diritto d’autore, tra queste: brani musicali, film e opere cinematografiche, serie tv Sky, videogiochi e prodotti editoriali.
Dopo l’inibizione del sito ddlhits, effettuata lo scorso anno, gli investigatori si sono concentrati proprio sul veicolo tecnologico appurando i collegamenti con la società madre che aveva addirittura creato un vero e proprio sodalizio criminoso: grazie a questo sistema i gestori del sito cercavano di fidelizzare i propri utenti dietro compenso coinvolgendoli così nell’illecito affare.
A una parte degli uploaders venivano, infatti, corrisposte somme proporzionate al numero di download ottenuto dall’illecita messa a disposizione di materiale tutelato, fino a raggiungere diverse decine di migliaia di euro l’anno.
Lo sviluppo di uno spazio apparentemente finalizzato a uno scambio legale di file, hanno detto le due associazioni FPM e FIMI, può celare, come in questo caso, una rete ben costruita per consentire agli utenti di accedere e fruire illegalmente di opere protette da copyright tramite degli abbonamenti a pagamento.
L’operazione, spiega in una nota la GdF, ha avuto come scopo quello di aggredire le condotte illecite finalizzate alla violazione in materia di diritti d’autore anche quando si cerca di mascherare tali atteggiamenti delittuosi dietro una parvenza di legalità con la costituzione di società ad hoc. Si tratta, infatti, della prima operazione nella quale è stato possibile provare il legame diretto tra il sito vetrina già sequestrato e il cyberlocker di riferimento.
Ecco cosa sono i cyberlocker
I cyberlocker sono servizi di archiviazione su server remoto che consentono agli utenti di caricare file, che possono poi essere condivisi in modalità streaming o download, gratuitamente o tramite acquisto di account “premium” che garantiscono migliori prestazioni e che costituiscono una tra le principali fonti di guadagno per i gestori di questi servizi. Oggi i cyberlocker sono sempre più frequentemente utilizzati per la condivisione non autorizzata di contenuti audiovisivi. La loro connessione con i siti pirata rivela come la filiera di distribuzione del contenuto illecito sia particolarmente strutturata e gestita da soggetti altamente preparati e con una suddivisione dei ruoli così precisa da evidenziare nuovamente come dietro la pirateria si celi un vero e proprio business criminale.
Il motivo del sempre più ampio utilizzo dei cyberlocker è assai noto: gli uploader sfruttano, infatti, le possibilità di guadagno offerte da questa tipologia di servizi.
Non va dimenticato, ricordano le associazioni dell’audiovisivo, che a fronte di questi proventi illeciti, si creano ingenti danni al comparto audiovisivo, stimabili in oltre 500 milioni di euro ogni anno, senza contare l’evasione fiscale, la perdita per l’erario e in termini occupazionali.
Enzo Mazza (FIMI): ‘L’attività criminale impatta negativamente sull’offerta legale’
L’operazione che ha subito raccolto il plauso di FPM (Federazione contro la Pirateria Musicale e Multimediale) e FIMI (Federazione dell’industria musicale italiana) visto che per la prima volta in Italia si svela la relazione criminale esistente tra i portali pirata e i cyberlocker di riferimento.
Enzo Mazza, CEO FIMI, ha dichiarato: “E’ fondamentale comprendere come la gestione di attività criminali di questo genere abbia un rilevante impatto sul mercato e sull’offerta legale in rete. Non si può parlare di attività di fruizione marginale in casi così sofisticati, in cui l’obiettivo diventa lo sviluppo di un mercato parallelo molto lucrativo”.
Luca Vespignani (FPM): ‘La prova del legame tra cyberlocker e siti pirata’
Per Luca Vespignani, Segretario Generale FPM, “Ci troviamo di fronte a un’importante operazione per la lotta all’antipirateria italiana: per la prima volta in Italia si attesta in modo inequivocabile il legame diretto fra cyberlocker e siti pirata. Indagare e comprendere l’organizzazione di queste strutture è determinante per poter ostacolare la pirateria e i fenomeni criminali che accoglie”.
Soddisfazione anche da parte di AGIS (Associazione Generale Italiana dello Spettacolo), ANICA (Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive e Multimediali), FAPAV (Federazione per la Tutela dei Contenuti Audiovisivi e Multimediali) e UNIVIDEO (Unione Italiana Editoria Audiovisiva – Media Digitali e Online), per il lavoro svolto dalla Guardia di Finanza che ha svelato i meccanismi alla base del principale servizio di condivisione di contenuti audiovisivi non autorizzati. Le associazioni di settore confermano il proprio sostegno e supporto all’importante lavoro posto in essere a tutela dei contenuti audiovisivi.