Uber nel mirino del sindacato anche negli Usa

di Paolo Anastasio |

Dopo le proteste dei sindacati europei, Uber finisce nel mirino anche della AFL-CIO, la maggior organizzazione Usa che attacca la app per questioni di sicurezza.

Stati Uniti


Uber

Dopo le proteste dei sindacati dei taxi in tutta Europa, contro Uber si muove anche la maggior organizzazione sindacale Usa. La app che consente di prenotare un’auto con conducente via smartphone è finita nel mirino di Richard Trumka, presidente della AFL-CIO, che rappresenta 56 organizzazioni sindacali e internazionali, 12,5 milioni di associati. Oggetto delle critiche, i rischi per la sicurezza dei passeggeri legati alla mancanza di licenza dei conducenti di Uber, finaiznata fra gli altri da Google Ventures e Goldman Sachs, che secondo il sindacato si muove fuori dalle regole.

 

“Se ci sono delle norme che proteggono autisti e passeggeri, allora la risposta non può essere di tipo libertario”, ha detto Trumka intervistato dal Financial Times, che attacca: “uscire con qualcuno che non ha la licenza significa non sapere con chi si ha a che fare. E’ una questione di sicurezza”.  Trumka ha aggiunto di non essere contrario tout court alla app, ma vuole chiede maggiori salvaguardie.

 

Questa settimana, Uber e Lyft (un’altra app che consente di chiamare un’auto) sono state bloccate nella città di Pittsburgh, in attesa che le autorità decidano se rappresentano o meno un pericolo per la sicurezza pubblica.

 

Uber è stata recentemente valutata 18 miliardi di dollari.

 

A Londra, invece, la  Transport for London (TfL), l’azienda dei trasporti della capitale inglese, ha dato ragione a Uber che potrà continuare ad operare, respingendo il ricorso avanzato dal maggior sindacato dei black cab della capitale a giugno.

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