Germania
Si riaccende in Germania il confronto tra editori e motori di ricerca. Alcune tra le più importanti testate tedesche hanno avviato un’azione legale contro Google, Microsoft e Yahoo! per chiedere che gli venga versato un corrispettivo pari all’11% delle ‘entrate lorde, comprese quelle straniere’ legate ‘direttamente o indirettamente dalla pubblicazione’ online di estratti di notizie sui motori di ricerca.
Una mossa che secondo alcuni rappresenta l’ennesimo tentativo degli editori tedeschi a ottenere attraverso i tribunali ciò che non sono riusciti ad avere dalla proposta di legge dello scorso anno, la cosiddetta Lex Google che è finita nel dimenticatoio.
Tra gli editori tedeschi che hanno avanzato questa richiesta ci sarebbero Axel Springer, Burda, WAZ, the Müncher Merkur, mentre altri hanno preferito non prendere parte all’iniziativa come Spiegel Online, Handelsblatt, Sueddeutsche.de, Stern.de e Focus.
Google, che è il motore di ricerca più usato al mondo, è negli ultimi tempi nel mirino delle Autorità europee. La recente sentenza della Corte di Giustizia Ue sul diritto all’oblio (Scheda) che vale anche per i motori di ricerca o l’ancora aperto dossier della Commissione Ue sul sospetto abuso di posizione dominante sul mercato della web search sono solo alcuni dei casi che coinvolgono la società americana in Europa.
Più recentemente il fascicolo antitrust s’è anche arricchito della denuncia di 400 editori europei.
La Germania, d’accordo con la Francia, sta portando avanti una posizione comune per contrastare lo strapotere dell’azienda americana. Ad aprile a scendere in campo è stato Mathias Döpfner, amministratore delegato del colosso tedesco dell’editoria Axel Springer, che ha scritto rivolgendosi agli editori e al pubblico mondiale per lanciare un monito contro l’avanzata di Google sul mercato digitale.
“Google ci fa paura, lo dico chiaramente”, ha osservato Döpfner nella missiva che è stata pubblicata dal Frankfurter Allgemeine, una testata che non appartiene al gruppo Springer e che nei giorni precedenti aveva pubblicato anche un articolo a firma del Ceo di Google, Eric Schimdt.
In Italia, l’11 giugno, anche Carlo De Benedetti, presidente del Gruppo Editoriale L’Espresso, che ha lanciato l’allarme: “Abbiamo tutti paura di Google. Anche io. La più grande società editoriale al mondo non sarà mai in grado di fare concorrenza a Google e questo ha a che fare con la democrazia, perché una sana concorrenza editoriale è una garanzia per la democrazia”.
E’ l’eterno problema che contrappone editori a motori di ricerca e quindi a Google. In Francia, il governo ha raggiunto un accordo con Google per la costituzione di un Fondo di 60 mln di euro che servirà per finanziare i progetti di innovazione tecnologica degli editori e anche il Belgio ha preferito optare per un progetto simile.
Una querelle che pesa su un mercato che già deve fare i conti con una crisi economica senza precedenti e che inevitabilmente si lega all’avanzata del digitale che gli editori faticano a cavalcare.
Un problema che resta sul tavolo del Sottosegretario all’Editoria Luca Lotti. Situazione resa ancora più problematica dalla recente sentenza della Corte di Giustizia Ue secondo la quale ‘linkare opere gratuite non è reato’. Una decisione che ha subito scatenato la protesta dei titolari dei diritti d’autore. L’ex Sottosegretario Giovanni Legnini aveva provato a dare una risposta con una norma che prevedeva l’accordo remunerato.
Lotti non ha ancora deciso se raccogliere quell’eredità o istruire una disposizione ex novo, seguendo anche le indicazioni della Corte Ue.