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La lettera che il Commissario Ue all’Agenda Digitale Neelie Kroes ha inviato all’Icann nei giorni scorsi comincia con un ‘Cari membri dell’Icann’, come vuole la prassi, ma il tono della missiva è tutt’altro che amichevole.
Oggetto del contendere, la designazione dei domini web ‘.vin’ e ‘.wine’, “inaccettabile senza clausole di salvaguardia nei confronti delle indicazioni geografiche”, sottolinea la Kroes. Sulla stessa linea Antonello Giacomelli, sottosegretario alle Comunicazioni, anch’egli latore di una missiva all’Icann, per chiedere che “online siano garantiti gli stessi livelli di protezione che esistono offline” aggiungendo che “non si tratta di una materia solo commerciale ma che attiene ai temi di pubblico interesse”.
L’intervento di Antonello Giacomelli
Nel Consiglio europeo delle telecomunicazioni del 6 giugno scorso l’Italia aveva sollecitato, insieme con Francia e Spagna, un’iniziativa comune in questa direzione da parte del commissario europeo all’Agenda digitale Neelie Kroes.
“Il governo italiano teme che il fallimento di Icann nel tenere nel dovuto conto l’interesse pubblico – si legge nella lettera – potrebbe minare la fiducia nella vostra organizzazione e il nostro tentativo di preservare e rafforzare l’attuale modello di governance di Internet”. Le clausole di salvaguardia sull’utilizzo dei nuovi suffissi adottate dal Gac di Pechino e appoggiate da Icann “non sono sufficienti” a impedire potenziali violazioni della legislazione europea sulle indicazioni geografiche e denominazioni d’origine.
Domini personalizzati
Dallo scorso anno, per volere dell’Icann (l’organismo Usa incaricato della concessione dei nuovi nomi di dominio in internet) è possibile registrare i cosiddetti domini ‘personalizzati’ – tipo .pizza, .book, . ferrari, .roma o, appunto, .vino.
Ma la gestione della loro assegnazione non va giù all’Europa perché, come fanno notare il Commissario Kroes e il sottosegretario Giacomelli, “non si tratta soltanto di una questione commerciale ma di una questione di estrema sensibilità politica”.
In particolare, l’assegnazione dei domini “.wine” e “.vin” è stata richiesta all’Icann da quattro società estranee al settore vitivinicolo, con l’intento di commercializzarli e con la previsione anche di concedere a terzi dei nomi a dominio “premium” che potranno essere venduti all’asta al migliore offerente. Opzione che potrebbe permettere a chiunque di impossessarsi di nomi di dominio contenenti indicazioni geografiche così che, ad esempio, domini come chianti.wine, bordeaux.wine o brunello.vin potrebbero essere acquistati anche da aziende che non hanno nulla a che vedere col vino o con la denominazione indicata, col serio rischio che i consumatori incorrano in truffe.
L’assegnazione dei domini .wine e .vin è stata quindi oggetto di un acceso dibattito in occasione della recente riunione del Comitato consultivo governativo (GAC) dell’ICANN, durante la quale la Commissione ha difeso con forza la protezione delle indicazioni geografiche (IG) per i nomi di dominio. La Commissione – sostenuta da una solida rete di associazioni dei settori delle indicazioni geografiche, degli scambi e dei diritti di proprietà intellettuale (Qui la lettera all’Icann del Consorzio Chianti Classico e quella del Comité interprofessionel du Vin de Champagne) – ha chiesto quindi una revisione totale della decisione. Un pressing che ha avuto come risultato il rinvio della decisione sull’assegnazione delle estensioni .wine e .vin, con l’Icann che ha concesso alle parti un ulteriore termine di 60 giorni per negoziare una soluzione accettabile per tutti.
Stando alle norme interne all’ICANN, infatti, la Commissione non può impedire l’utilizzo, nel nome di un dominio, di un’indicazione geografica di un vino da parte di soggetti che non hanno alcun legame con l’IG in questione se questi hanno ricevuto l’autorizzazione dal comitato direttivo dell’ICANN.
La Kroes, nella lettera all’Icann, datata 17 giugno, sottolinea di essere “profondamente preoccupata del potenziale abuso delle indicazioni geografiche (IG) riconosciute a livello internazionale” dal momento che, visto l’andazzo, appare evidente che l’assegnazione dei nuovi domini “andrà avanti senza le opportune garanzie”.
La Kroes risolleverà la questione alla prossima riunione dell’Icann che si tiene a Londra dal 22 al 26 giugno prossimi, ma nel frattempo non manca di far notare come questa mancanza di responsabilità da parte dell’ente americano non faccia che dimostrare come sia necessario riformare l’attuale modello di governance di internet e ha quindi sottolineato che “senza le opportune salvaguardie, la Ue resta della convinzione che i domini .vin and .wine non dovrebbero essere assegnati”.
I negoziati, che sono in corso tra i rappresentanti europei dell’industria vitivinicola e le aziende che hanno richiesto l’assegnazione del dominio, precisa ancora il Commissario, “potrebbero essere un buon esempio del modello multi-stakeholder che tutti, anche l’Icann, stanno cercando di promuovere“. È importante, tuttavia, che questo dialogo possa andare avanti e trovare una soluzione senza scadenze o interferenze.
Se infatti non si dovesse trovare una soluzione adeguata a tutelare gli interessi di un settore così importante, il problema si ripeterà con altre indicazioni.
“Esorto il Consiglio di ICANN a riconsiderare la sua decisione e a garantire che si renda responsabile dinanzi alla comunità degli stakeholder globale mettendo in atto garanzie sufficienti, per .wine .vin, in prima istanza, e per tutte le indicazioni geografiche in circostanze analoghe“, conclude Kroes.