Unione Europea
Chiudere entro il 2015 i negoziati per l’accordo fra Ue e Usa sul TTIP (Transatlintic Trade Investment Partnership), l’accordo di libero scambio commerciale fra Usa e Ue, che secondo stime potrebbe accrescere l’economia europea di 120 miliardi di euro e quella statunitense di 90 miliardi, con particolari benefici per l’Italia. E il semestre italiano di presidenza Ue, come annunciato dal presidente del Consiglio Matteo Renzi, sarà l’occasione per accelerare la fase negoziale e mettere l’Unione Europea nelle condizioni di chiudere l’accordo nei tempi prefissati. A rallentare i negoziati, tra le latre cose, le elezioni europee e quelle di mid-term negli Usa.
Delle prospettive del TTIP si è parlato oggi alla Camera al convegno organizzato dalla Fondazione Ego, con il patrocinio della Amcham Italy, alla presenza di Karim Lesina, presidente dell’Associazione Ego; Carlo Calenda, Viceministro dello Sviluppo Economico, Kathleen A. Doherty, Vice Capo Missione Ambasciata Usa in Italia; Denis Redonnet, Head of Strategy Division, DG Trade dell’Ue; Franco Frattini, presidente del SIOI; Thomas Spiller, Vice President The Walt Disney Company; Mark Van Der Horst, Director Eu Affairs di UPS; Carlo Pelanda, presidente Quadrivio Group; Filippo Gallinella, deputato del Movimento 5 Stelle; Enzo Amendola, capogruppo del Pd in Commissione Esteri; Stefano Borghesi, capogruppo della Lega in Commissione Bilancio; Carlo Alberto Carnevale Maffè dell’Università Bocconi; Simone Crolla, consigliere delegato dell’Amcham Italy; Eric Gerritsen, Executive Vice President Sky Italia.
Italia filo-atlantica
“L’Italia per la sua tradizione filo atlantica è uno dei paesi che ci guadagnerebbero di più dalla chiusura del TTIP – ha detto Karim Lesina, presidente dell’Associazione Ego – Il TTIP non è soltanto un accordo di libero scambio commerciale che riguarda le tariffe, ma un roll model di collaborazione fra Usa e Ue. Gli Usa non sono, come alcuni dicono, lo squalo che vuole inghiottire l’Europa, al contrario rappresentano un’enorme opportunità economica per l’Europa, e in particolare per il made in Italy. Il TTIP è una parte importante dell’agenda di rilancio economico”.
TTIP, per il Governo va chiuso entro 12 mesi
Al di là dei timori e delle diffidenze che si stanno diffondendo in Europa nei confronti degli Usa, con l’opinione pubblica sempre più ostile agli Usa, “Il TTIP sarebbe di beneficio soprattutto per le PMI italiane – dice Carlo Calenda, Viceministro dello Sviluppo Economico – si tratta di un’operazione win-win per la Ue e per gli Usa. Un accordo di libero scambio delle merci fra Usa e Ue rappresenta un messaggio al mondo intero: rappresenta l’Occidente che prende in mano il processo di globalizzazione e dice ai mercati contrari all’apertura: ora è il momento di aprire. Ma l’accordo va chiuso in fretta, al massimo nei prossimi 12 mesi, anche se saremo d’accordo soltanto sul 70% degli argomenti: il resto verrà in seguito, come ad esempio l’audiovisivo, che è stato escluso dall’accordo per il veto della Francia”.
Negoziati avviati nel 2010
“Il TTIP è un’opportunità per rafforzare le economie di Usa e Ue. I negoziati con la Ue sono partiti nel 2010 e riguardano diversi settori del commercio, dall’energia ai dazi – ha detto Kathleen A. Doherty, Vice Capo Missione Ambasciata Usa in Italia – gli Usa hanno deciso di aprire il tavolo sul libero scambio con l’Europa perché gli investimenti statunitensi nell’area Ue sono tre volte superiroi a quelli che abbiamo in Asia. Sapevamo che non sarebbe stato facile arrivare ad un accordo, ma vogliamo chiudere i negoziati al più presto possibile. L’obiettivo è abbattere le barriere al commercio e creare nuovi posti di lavoro. In particolare, l’Italia è un paese che deve puntare sull’export, anche se ci sono tante resistenze a farlo. Con l’approvazione del TTIP, l’Europa diventerebbe un referente privilegiato nel settore del gas naturale”.
L’obiettivo è aumentare del 25% l’export Ue verso gli Usa
“Dal punto di vista europeo, questi negoziati sono I più importanti che siano mai stati intavolati – dice Denis Redonnet, Head of Strategy Division, DG Trade dell’Ue – siamo giunti al sesto round di trattative e i temi sul tavolo sono il libero scambio, le tariffe, l’introduzione di regolamenti innovativi e parità di regole. Non dobbiamo perdere i vantaggi che potremo ottenere, nonostante le difficoltà che ci sono. L’obiettivo è accrescere l’export europeo verso gli Usa del 25%. Bisogna abbattere le barriere tariffarie e doganali, che bloccano l’export. Dobbiamo trovare un equilibrio fra le esigenze di entrambi i contraenti”.
Accordi bancari esclusi dal negoziato
“Il TTIP non è soltanto un accordo commerciale, ma rientra in un più ampio rinascimento transatlantico – ha detto Franco Frattini, presidente del SIOI – è un accordo che riguarda la sicurezza, nuovi posti di lavoro e la fiducia reciproca. A questo proposito domando agli Usa perché il tema degli accordi bancari e degli investimenti è escluso dai negoziati? E’ un dato di fatto che stiamo arrivando alle mid terms elections e che i negoziati degli Usa con il Pacifico vanno molto più rapidamente che quelli del TTIP”.
Standard sul digitale tema centrale
“Uno degli aspetti più importanti del TTIP è arrivare a norme standard in materia di digitale – dice Thomas Spiller, Vice President The Walt Disney Company – paesi come Brasile, Cina, India stanno investendo moltissimo nello sviluppo di software, app, digitale ecc. E’ necessario creare un flusso digitale fra Usa ed Europa per sviluppare un mercato digitale forte sul quale dobbiamo lavorare insieme sulle due sponde dell’Atlantico”.
Aziende italiane disinformate sui vantaggi del TTIP
“Le aziende italiane non sanno cosa sia il TTIP – Mark Van Der Horst, Director Eu Affairs di UPS – abbiamo condotto un’indagine in sei paesi e in Italia soltanto l’1% sapeva di cosa si tratta. E’ necessario sensibilizzarle sui vantaggi di un accordo di libero scambio commerciale fra Usa e Ue. Gli Usa sono un importante mercato di sbocco per le PMI italiane ed europee”.
Europa stagnante è un problema
“Non possiamo permetterci il lusso che il TTIP non vada in porto – ha detto Carlo Pelanda, presidente Quadrivio Group – l’Europa stagnante è un problema, ci sono più rischi che opportunità dal punto di vista finanziario. E’ per questo che bisogna aprire le economie. La convergenza fra euro e dollaro in futuro è inevitabile. Il TTIP non entusiasma certo altri paesi fra cui la Cina e la Russia, che cercano in tutti i modi di sabotare l’accordo”.
Il punto di vista della politica
Il trattato sull’accordo di libero scambio fra Usa e Ue non lo ha letto nemmeno il ministro Guidi – dice Filippo Gallinella, deputato del Movimento 5 Stelle – è un trattato sui consumi, la preoccupazione maggiore riguarda l’assenza di trasparenza. La globalizzazione in Italia ha creatro soltanto disastri. Presto faremo una mozione al governo per mettere dei paletti, in particolare una clausola di rescissione che dia la possibilità alla Ue di uscire dall’accordo. Ricordo che ci sono 500 casi in cui le multinazionali hanno fatto causa a degli stati. Vogliamo perdere ancora ulteriore sovranità nazionale, cedendola alle multinazionali?”.
“Serve all’Europa questo accordo? – chiede Enzo Amendola, capogruppo del Pd in Commissione Esteri – come europei il nostro modello resta sempre lo stesso, ed è trovare il suo posto di europei nel mondo. Aprire un negoziato serve, perché da questo mondo non si esce. Non possiamo pensare che il Trans Pacific agreement, che coinvolge 800 milioni di individui, non ci sia stato. Dopo le elezioni, dobbiamo cercare di portare il progetto Ue fuori dalle secche”.
“Diverse parti dell’accordo non sono note e all’interno della Ue esistono diverse vedute su molti punti in ballo, lo stesso vale anche in Italia – ha detto Stefano Borghesi, capogruppo della Lega in Commissione Bilancio – Non siamo in condizione di esprimere un giudizio definitivo sul trattato. La nostra economia arriva da diversi anni di crisi, vogliamo ripartire, ma su basi solide. Non vorremmo che l’accordo peggiorasse le cose, anche se si dice che potrebbe far crescere il PIL della dell’1% e creare 20 milioni di nuovi posti di lavoro”.
TTIP troppo prudente
“Il TTIP secondo me è troppo prudente – dice Carlo Alberto Carnevale Maffè dell’Università Bocconi – Stiamo ancora pensando di ridurre un po’ di tariffe, quando il problema vero è aprire un’azienda italiana in Connecticut in un giorno. Il TTIP non è soltanto un accordo commerciale, ma riguarda anche e soprattutto lo scambio di dati, la robotica, i bei intangibili perché l’export di prodotti fisici sta perdendo sempre più terreno. I dati digitali sono la cosa più importante che si scambiano Usa e Ue. Bisogna armonizzare il capitale di conoscenza”.
TTIP, via i dazi un vantaggio per l’export europeo
“America e Ue rappresentano il 50% del PIL mondiale – dice Simone Crolla, consigliere delegato dell’Amcham Italy – ogni giorno vengono scambiate merci per un valore di 2 miliardi fra Usa e Ue; le previsioni di crescita della Ue sono basse e la disoccupazione in Italia è alta anche rispetto alla media Ue. I dati di crescita del Pil italiano sono dello 0,6% quety’anno e forse dell’1% l’anno prossimo. Ogni giorno in Italia chiudono 93 aziende. Togliere i dazi doganali per promuovere l’export dall’Italia agli Usa mi sembra un’ottima cosa, tanto più che oggi i dazi per l’import nella Ue dagli Usa sono circa il doppio di quelli che pagano gli Usa”.
Diversità culturale non danneggi lo sviluppo economico
“Questo accordo è positivo per le aziende – dice Eric Gerritsen, Executive Vice President Sky Italia – offre diversi vantaggi, ma c’è un gruppo di politici che sembrano un po’ temere questo accordo fra Usa e Ue perché non è stato ancora ben spiegato all’opinione pubblica europea, che mostra segni di insofferenza verso gli Usa negli ultimi tempi. Infine, appena l’1% delle aziende italiane conosce il TTIP e sa che questi negoziati sono in corso. C’è da dire che la diversità culturale interessa alla gente, che la vuole conservare, come dimostra il rifiuto della Francia di inserire l’audiovisivo nei negoziati. La diversità culturale è un bene, ma non dovrebbe danneggiare lo sviluppo economico delle due aree. Bisogna spingere i due contraenti a fare progressi verso la chiusura dell’accordo”.