Brasile
L’Antitrust brasiliano ha respinto il ricorso di Telefonica contro l’obbligo di ridurre la propria partecipazione indiretta in Tim Paticipacoes, controllata brasiliana di Telecom Italia, che a sua volta controlla Tim Brasil.
Confermato quindi l’obbligo per la società spagnola di ridurre la propria partecipazione in Vivo (il maggiore operatore mobile brasiliano) o di uscire dalle partecipazioni dirette o indirette in Tim Brasil: i due operatori sono infatti diretti concorrenti e insieme controllano il 56% del mercato mobile brasiliano.
Lo riferisce il quotidiano brasiliano Estadao, secondo cui Telefonica non esclude il ricorso alle vie giudiziarie, dicendosi convinta che l’accordo per aumentare la propria quota in Telco non avrà ripercussioni sul mercato o sulla concorrenza, riguardando solo azioni senza diritto di voto.
Con la sua decisione di dicembre, l’Antitrust evidenziava invece che la compresenza di Telefonica nei due principali operatori brasiliani avrebbe avuto ripercussioni negative sulla concorrenza e sui prezzi praticati ai consumatori, e dava alla società 18 mesi di tempo per trovare una soluzione: diluire il controllo di Vivo, cedendone la metà a un operatore non attivo sul mercato brasiliano, o rinunciare alla partecipazione in Tim Brasil, che potrebbe voler dire mettere in vendita la società o uscire da Telco (che controlla il 22,4% di Telecom).
Secondo fonti vicine a Telefonica citate dall’Agenzia Radiocor, la ‘bocciatura’ del Cade riguarderebbe soltanto la multa da 15 milioni di reais (4,6 milioni di euro) inflitta al gruppo spagnolo per via del fatto che la decisione di aumentare la partecipazione in Telecom Italia sarebbe contraria agli accordi siglati nel 2010, vincolanti per l’approvazione dell’ingresso dell’operatore spagnolo nel capitale del gruppo italiano.
Fonti vicine al dossier, citate sempre da Estadao, sostengono che, messa di fronte alla scelta, la società di Cesar Alierta opterà per la vendita di Tim Brasil. Un’eventualità, questa, più volte respinta dall’ad di Telecom Italia Marco Patuano che in diverse occasioni ha ribadito come Tim Brasil sia un asset strategico e che non sarà venduta, a meno di offerte irrinunciabili.
La società italiana e i suoi azionisti, infatti, propenderebbero per una fusione con la controllata brasiliana di Vivendi, GVT, piuttosto che, come ventilato in diverse occasioni, per uno spezzettamento dell’operatore tra i diversi player già sul mercato: Vivo, Claro (Carlos Slim) e Oi (Portugal Telecom).
Resta ora da vedere come si muoverà la società spagnola, anche in vista della prossima uscita da Telco dei soci italiani Mediobanca, Intesa Sanpaolo e Generali, che sembrano intenzionati ad approfittare della prima finestra disponibile di giugno per sciogliere il patto.
Sulla scia di queste notizie e anche della ripresa dei rumors sulla fusione tra 3 Italia e Wind, nonché delle notizie provenienti dagli Stati Uniti, dove Sprint avrebbe raggiunto un accordo di massima per l’acquisizione della rivale T-Mobile (Deutsche Telekom) con un’operazione che valuta la rivale 32 miliardi di dollari, Telecom Italia sta avanzando in Borsa (+1,4% a 0,95 euro) toccando i massimi degli ultimi tre anni.