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Rai: braccio di ferro fra sindacati e governo, ma lo sciopero potrebbe saltare

Italia


E’ scontro aperto tra sindacati e governo. Oggi alla conferenza indetta al Teatro Vittoria di Roma Cgil e Uil confermano lo sciopero dei dipendenti indetto per l’11 giugno se il Decreto Irpef che chiede alla Rai tagli per  150 milioni resterà immutato. Assente invece il leader della Cisl Raffaele Bonanni.

Domenica il premier Matteo Renzi ha attaccato duramente la protesta dei sindacati definendo lo sciopero ‘umiliante’ e ‘incredibile’.

Il governo mantiene la propria linea e non è previsto alcun ripensamento in merito alla spending review imposta alla Tv pubblica.

Intanto via libera delle Commissioni Bilancio e Finanze del Senato al taglio dei 150 milioni di euro alla Rai e alla possibilità di cedere una parte di RaiWay. Rimarranno invece aperte tutte le sedi regionali della Rai, per le quali saranno garantite le produzioni giornalistiche.

Confermato anche l’emendamento che esclude la Rai dai tagli alle società partecipate, previsti dall’articolo 20 del DL Irpef, e che sarebbero costati al servizio pubblico circa 70 milioni, in aggiunta ai 150 già previsti.

I sindacati hanno comunque deciso di continuare con la protesta. Una protesta non condivisa pienamente dai vertici di Viale Mazzini e il Cda il 12 giugno voterà se impugnare o meno il Decreto.

Intanto però cominciano a circolare voci sulla possibilità che Usigrai revochi lo sciopero contro il quale oggi sia espressa anche la Commissione di Garanzia sugli scioperi nei servizi pubblici essenziali, definendolo ‘illegittimo’.

Per la Commissione, “la proclamazione non rispetta la regola, ben nota alle organizzazioni sindacali, dell’intervallo di dieci giorni tra due scioperi che insistono sullo stesso settore, considerata, infatti, l’azione di sciopero del sindacato USB prevista per il prossimo 19 giugno e precedentemente comunicata”.

Cosa succederà adesso?

 

Susanna Camusso (Cgil): ‘Insistiamo con lo sciopero’

Stamattina alla Conferenza la Cgil ha detto che non ci sarà nessuna marcia indietro sulla mobilitazione dei lavoratori Rai e sulla proclamazione dello sciopero.

“Noi insistiamo, uno sciopero si fa o meno – ha detto il segretario generale della Cgil, Susanna Camussose cambiano le condizioni. Al momento non credo che queste condizioni previste dal decreto siano cambiate”.

Camusso ha anche definito ‘grave’ che il premier Renzi abbia parlato dello sciopero dei dipendenti Rai come di uno ‘sciopero umiliante’. Il segretario generale della Cgil si è chiesta “cosa umilia? I lavoratori manifestano con lo sciopero il loro dissenso“. Camusso ha detto anche che “il governo in questo caso è la controparte”.

Seduta sul palco del Teatro Vittoria dove viene normalmente realizzatala trasmissione ‘Affari Tuoi’, Camusso ha espresso la preoccupazione che il decreto legge “porti un ‘pacco’ per la Rai”. Quindi è passata a contestare la logica alla base dei tagli chiesti dall’esecutivo: la vendita della quota di RaiWay potrebbe determinare dei costi nel lungo periodo e rappresentare un rischio per la competitività e la sicurezza dell’azienda pubblica. Le risorse del canone non andrebbero sottratte all’azienda e i lavoratori hanno già fatto sacrifici: “una grande azienda deve avere risorse da investire“.

La Camusso ha ricordato che il debito accumulato dallo Stato nei confronti della Rai ammonta a 2 miliardi e ha puntato l’indice contro le esternalizzazioni che hanno “aumentato i costi e svalorizzato le risorse interne“. Infine ha criticato la mancata riduzione delle consulenze e il continuo ricorso ai precari. “Ci sono molte cose da fare e noi lo diciamo da tempo – ha affermato Camusso – il governo deve andare al cuore del problema e non restare sulla superficie secondo cui bisogna tagliare e restare nella logica che quello che è pubblico non funziona“. Secondo il leader della Cgil da tempo l’azienda pubblica “ha dato fastidio e si è cercato di impoverirla”: ora si tratterebbe di riorganizzarla e riqualificarla e su questo il sindacato è pronto a discutere.

 

Luigi Angeletti (Uil): ‘Renzi pessimo amministratore’

Il presidente del Consiglio Matteo Renzi “si sta comportando come un pessimo amministratore d’azienda, il peggiore che ho avuto modo di conoscere”. La critica viene dal segretario generale della Uil Luigi Angeletti che ha difeso la mobilitazione dei lavoratori della Rai.

I 150 milioni in meno alla Rai dalle competenze del canone sono “un pizzo chiesto all’azienda, il governo chiede una tangente con quei 150 milioni”.

“Partiamo in svantaggio – ha esordito Angeletti – con un presidente del Consiglio realisticamente bravo, bravissimo nel fare le caricature delle persone che hanno posizioni diverse da lui, per poi polemizzare proprio con le caricature“.

Come capo del governo, ha proseguito Angeletti, Renzi “possiede il 100% della Rai e ha tutti i diritti e doveri di fare in modo che l’azienda venga amministrata nel modo migliore possibile. Se pensa che sia amministrata male, se pensa che i dirigenti siano troppi e troppo pagati e non sanno fare il loro mestiere, li chiami e dica che spendono troppi soldi e devono fare meglio il loro lavoro. Spieghi come eliminare sprechi e inefficienze per far sì che il patrimonio cresca e non deperisca”.

“Parlar male della Rai è facile – ha aggiunto Angeletti – si è popolari. Ma da un rottamatore mi sarei aspettato che avesse dimostrato discontinuità”.

 

Raffaele Bonanni (Cisl): ‘Vorrei evitare lo sciopero’

“La decisione del Garante è l’occasione per riflettere sull’opportunità di bloccare la Rai con uno sciopero. Non dobbiamo trasformare questa vertenza in un inutile braccio di ferro dal sapore politico con il governo“, ha detto il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni.

Poi ha osservato: “Noi chiediamo al governo e all’azienda di aprire una discussione trasparente sul piano industriale, anticipando la concessione che scade tra due anni. Il governo non può tirarsi fuori dalla partita scaricando tutto sull’azienda perché la politica c’è dentro fino al collo. Noi vogliamo capire dove l’azienda potrà andare nei prossimi anni. Vedo comportamenti ambigui da una parte e dall’altra. Se c’è da tagliare gli sprechi e le esternalizzazioni, la Cisl non si sottrarrà alla discussione. Ma sia chiaro: noi difenderemo tutti i posti di lavori e il diritto dei cittadini ad avere dal servizio pubblico una adeguata informazione regionale”, ha sottolineato.

La posizione della Cisl, ha poi spiegato il segretario generale della Fistel-Cisl, Vito Vitale, “non è una posizione di diniego dello sciopero, ma di responsabilità, di non fare i populisti e di trovare soluzioni più concrete. Manteniamo le nostre posizioni nel Coordinamento unitario, ma ci auguriamo che questa iniziativa non allontani il tavolo” che ieri è stato chiesto dalla Cisl al Governo.

Bonanni – ha spiegato Vitale – ha chiesto un tavolo per svelenire i rapporti e non per avvelenare i pozzi. Non c’è un diniego allo sciopero ma serve responsabilità”.

“Non vorremmo – ha sottolineato – che tutto questo diventasse un problema in cui il governo va avanti e poi i lavoratori c’è li troveremo sul groppone noi”.

 

Alla luce però dei recenti accadimenti – l’emendamento salva-sedi regionali e l’illegittimità dello sciopero proclamato da parte della Commissione di garanzia  – le cose potrebbero però andare diversamente e questo sciopero potrebbe non farsi più.

In queste ultime ore del resto anche Usigrai ha dimostrato d’essere più disposta al confronto.

 

Antonello Giacomelli: ‘Il servizio pubblico appartiene a tutti’

Sulla vicenda Rai, il Sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli, ha commentato a Radiocor che “La linea del Governo non cambia; non ci faremo dettare l’agenda da nessuno”.

“La riforma del canone, la trasformazione e l’innovazione della Rai, l’anticipazione del percorso di rinnovo della concessione sono obiettivi da raggiungere entro il 2014. Su questo percorso – ha detto Giacomelli – apriremo un confronto con tutti perché il servizio pubblico appartiene a tutti, non solo agli addetti ai lavori”.

Giacomelli ha infine precisato che “sulla Rai e sullo sciopero ha già parlato il Presidente del Consiglio: non mi sembra che i suoi interventi abbiano bisogno di grandi esegesi interpretative”.

 

Usigrai: ‘Da Giacomelli apertura importante’

FNSI e Usigrai hanno dichiarato in una nota congiunta della volontà di uscire dal ‘muro contro muro’ e, non a caso, replicano a Giacomelli, sottolineando che “i temi posti dal Sottosegretario sono quelli che avevamo posto noi come centrali per il futuro e il rilancio della Rai. I toni del Sottosegretario sono sopra le righe, ma a noi interessano i contenuti e si tratta di un’apertura importante. L’Usigrai convocherà i propri organismi dirigenti per valutare le decisioni da assumere sullo sciopero”.

 

Luigi Gubitosi: ‘La Rai va ringiovanita’

Va dritto al cuore del problema il Direttore generale Rai Luigi Gubitosi che senza mezzi termini sostiene: “Questo sciopero è un errore. La Rai fa parte del sistema. Ci è stato chiesto un sacrificio, e noi lo faremo. La Rai deve lavorare ancora di più per essere promotrice del cambiamento che il Paese chiede e di cui può e deve essere parte. Io poi vengo dal privato; sono abbastanza alieno dal concetto di sciopero per una richiesta dell`azionista”.

Il Dg ha aggiunto: “Stiamo lavorando alla revisione del piano industriale che ha già ridotto il personale. Dal 2013 sono uscite 700 persone. La Rai va ringiovanita. Abbiamo una popolazione anziana; fa parte del piano e della natura delle cose ridurre una parte della popolazione più anziana e assumere, anche se in numero minore, dei giovani”.

 

Roberto Fico (M5S): ‘Difendo lo sciopero’

Difende lo sciopero dei dipendenti Rai, il presidente della Commissione di Vigilanza Rai, Roberto Fico (M5S) e annuncia: “Abbiamo convocato per domani in Commissione tutto il Consiglio di amministrazione della Rai per ascoltare la relazione della presidente Tarantola”.

“Difendo lo sciopero della Rai nella parte in cui vuole difendere l’infrastruttura pubblica RaiWay“, ha precisato, chiarendo che “Togliendo 150 milioni alla Rai vai a svendere l’infrastruttura pubblica per fare cassa”.

Fico ha aggiunto che “la Rai comunque va assolutamente riformata. Va trasformata, deve cambiare il numero di testate giornalistiche perché sono troppe, bisogna rivedere la forma governance, si devono ridurre gli appalti esterni che oggi ammontano a 1,3-1,4 miliardi l’anno, bisogna riorganizzare le sedi regionali e il personale interno. Ma dietro i 150 milioni di euro non c’è una revisione della spesa ma una svendita del bene pubblico“. 

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