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#FPA14. Agenda Digitale, l’industria ICT scommette sull’onda lunga di Matteo Renzi

Italia


Riformulare obiettivi e regole dell’Agenda Digitale europea, facendo leva sul rinnovato slancio politico dell’Italia sulle ali di un risultato elettorale insperato, che il nostro paese può e deve capitalizzare tentando di incidere e indirizzare le scelte di Bruxelles nel semestre di presidenza Ue. E’ questa in sintesi la richiesta più pressante che il mondo delle imprese e delle istituzioni dell’Ict di di casa nostra avanzano al presidente del Consiglio Matteo Renzi, per uscire dalle secche di un’Agenda Digitale nazionale da troppo tempo bloccata fra vincoli, ritardi e resistenze di ogni tipo.  

 

L’appello al Governo Renzi è arrivato in occasione del convegno di chiusura del ForumPA 2014, “Una PA digitale per l’Italia digitale”, moderato dal direttore di Key4biz Raffaele Barberio, al quale hanno partecipato Agostino Ragosa, direttore dell’Agenzia per l’Italia Digitale, Domenico Casalino, amministratore delegato di Consip, Giacomo Frizzarin, Director Public Sector Enterprise Group HP Italia, Antonio Palmieri, deputato di Forza Italia, Rita Tenan, Public Sector Director di Microsoft, Fabrizio Tittarelli, Cto di CA Technologies, Paolo Coppola, deputato del Pd, Agostino Santoni, presidente di Assinform, Francesco Teodonno, IBM Director Digital Agenda Italy, Giuseppe Tilia, responsabile progetto Agenda Digitale di Telecom Italia, Luigi Gambardella, presidente del Board dell’ETNO e le conclusioni di Elio Catania, presidente di Confindustria Digitale.

 

Riorientare le politiche europee sul digitale

“Il semestre di presidenza Ue è un’occasione unica per l’Agenda Digitale, il messaggio al Governo Renzi è che l’Agenda Digitale deve essere l’Italia del futuro e va messo a punto un piano industriale per la sua attuazione – ha detto Agostino Ragosa, direttore dell’Agid – L’8 luglio al Digital Venice potremo affrontare ex novo il tema dell’Agenda Digitale sapendo che l’Italia avrà la possibilità di riorientare le politiche europee del digitale”.  

 

L’Agenda dell’Italia Digitale

I temi dell’agenda dell’Agid sono quelli noti, e riguardano la semplificazione delle norme e delle procedure, la necessità di considerare le infrastrutture di rete come asset strategici del Paese, la necessità di considerare la spesa Ict nella PA come investimento e non come spesa corrente, monitorare gli impegni di copertura presi dagli operatori nelle aree nere e grigie del paese per abbattere il digital divide, lo sviluppo del Cloud nella PA, la partnership pubblico privato per spingere gli investimenti, la sicurezza e la razionalizzazione dei data center della PA, gli open data. I progetti strategici del Paese sono chiari: anagrafica nazionale, con l’abbandono dei database locali da parte dei comuni entro il 2014. La fatturazione elettronica, che partirà a giorni dalla Pubblica amministrazione centrale, e l’identità digitale, un pin unico per identificare tutti i cittadini. E ancora, il Fascicolo sanitario elettronico e il processo civile telematico.

 

Procurement digitale

“Bisogna ridurre i tempi delle gare, più sono rapide e minore diventa il time to market e per questo la trasformazione digitale del processo di procurement è fondamentale – ha detto Domenico Casalino, amministratore delegato di Consip – Noi siamo impegnati in tutti i modi per l’abbattimento dei costi, mettendo online tutti i bandi e appoggiando il processo di digitalizzazione in tutte le maniere”. L’Italia è l’unico paese europeo che ha fatto un bando per i servizi Cloud.

 

Il messaggio della industry: pieno sostegno all’Agid

Pieno sostegno all’azione di Agostino Ragosa arriva da Luigi Gambardella, presidente del Board dell’ETNO (European Telecommunications Network Operators). “Condivido in pieno l’atteggiamento di Ragosa, bisognerebbe dargli una medaglia – dice – L’Agenda Digitale europea è superata, risale al 2010, serve una politica industriale in Europa, come negli Usa dove il presidente Obama incontra regolarmente  le aziende ICT. Serve una strategia europea sul digitale, che guardi all’ICT, al settore della Tv e dell’editoria. I ricavi della industry sono in calo da 4-5 anni, la regolamentazione eccessiva della UE frena gli investimenti, la frammentazione di 28 paesi impedisce di raggiungere la scala sufficiente per competere a livello globale. La nuova Agenda Digitale europea deve contenere anche le novità rappresentate dall’Internet delle Cose, del Cloud, dei droni, delle stampanti 3D. Bisogna rilanciare l’e-government”.  

Sulla stessa linea d’onda Agostino Santoni, presidente di Assinform: “Le nostre aziende sono fondamentali per il cambiamento del Paese – ha detto- bisogna creare un nuovo programma digitale, puntando sulla grande opportunità rappresentata dalla finestra temporale che va da Digital Venice del prossimo luglio e passa per il semestre italiano di presidenza Ue e si conclude con l’Expo 2015. La parola d’ordine deve essere execution, cioè passare alla fase esecuitva dei progetti. C’è il nostro massimo sostegno all’Agid con cui vogliamo collaborare in maniera totale”.

Fa il tifo per Agostino Ragosa anche Francesco Teodonno, IBM Director Digital Agenda Italy, secondo cui “si prospetta un periodo di stabilità politica in Italia e questa è un’ottima notizia, perché per avere una visione di trasformazione del paese è necessario un orizzonte di lungo periodo – dice – Le priorità nel settore della PA sono il consolidamento di 11 mila data center, la realizzazione di un catalogo per conoscere i diversi servizi che saranno erogati da Stato, Regioni e Comuni. Una volta razionalizzate applicazioni e infrastrutture bisognerà matchare domanda e offerta”.  

 

Non nasconde i problemi del nostro paese Giuseppe Tilia, responsabile Agenda Digitale di Telecom Italia: “Lo sforzo richiesto dagli obiettivi dell’Agenda Digitale europea in termini di copertura sono enormi – dice – Telecom Italia ha stanziato 3,5 miliardi di euro per raggiungere gli obiettivi di copertura fissati al 2016. Certo, il 37% degli italiani continua a non usare Internet e questo è un grosso limite. Per le aziende, alcune misure ci sono per il digitale, come ad esempio i voucher da 10 mila euro per le Pmi, con fondi complessivi per 100 milioni”.

 

Le priorità delle aziende

“Il tema della connettività e dei servizi Cloud sono legati fra loro, l’auspicio è che tutta la rete che giace inutilizzata possa presto servire per veicolare i servizi della PA – ha detto Giacomo Frizzarin, Director Public Sector Enterprise Group HP Italia – La razionalizzazione dei data center è un passo importante per lo sviluppo di open standard, su cui HP è molto impegnata. Federando le risorse informatiche si abbattono molti costi”.

 

Rita Tenan, Public Sector Director di Microsoft, sottolinea “la mancanza di una cultura digitale in Italia – dice – che si deve superare con un’iniezione di competenze nel settore pubblico, sul modello delle start up. Per fare il digitale servono persone nuove e un nuovo modo di agire. La cyber security nei ministeri è una priorità.

 

Puntare sulla diffusione delle app per superare gli ostacoli infrastrutturali che pesano sulla digitalizzazione del paese. Questa la proposta di Fabrizio Tittarelli, Cto di CA Technologies: “E’ vero che le infrastrutture di rete sono strategiche per il paese – ha detto – ma possiamo già partire dalle app, che in Italia sono molto diffuse. In media gli italiani hanno circa 50 app a testa sullo smartphone. La Mobilità è un’opportunità per la PA. Ad esempio, una app potenziale per la PA è quella dei moduli scaricabili via smartphone, una soluzione ideale per tagliare le code allo sportello. Per fare ciò, è necessario accelerare l’attuazione dell’identità digitale”.    

 

Il messaggio della politica: le leggi ci sono, ora tocca al Governo

“Il Parlamento non ha più molto da fare in termini di leggi sul digitale – ha detto Antonio Palmieri, deputato di Forza Italia – Abbiamo due CAD, sulla carta c’è tutto e l’intergruppo sull’innovazione vigila affinché i vari DL non contengano errori. Il pallino ora è in mano al Governo, su questi temi si gioca per l’Italia e bisogna sostenere Renzi”.

Insomma, sul digitale ci sono le condizioni per un cambio di passo dell’Italia. “C’è un risultato elettorale che apre alla stabilità – dice Paolo Coppola, deputato del Pd – in Parlamento c’è l’intergruppo innovazione, la mia proposta di una commissione permanente sull’Agenda Digitale ha raccolto 200 firme. Nella PA, è vero che i servizi di e-government ci sono eccome, ma restano poco utilizzati perché molti sono fatti male. Bisogna rifarli e inserire competenze digitali nella macchina. a casa nostra la digitalizzazione della PA, dove in pochi anni più del 90% dei posti di lavoro potrebbe sparire con l’automazione dei processi. Questo è un tema importante, che va affrontato. A livello europeo, speriamo che l’Agenda Digitale cambi“.

 

Parola d’ordine: attuazione

Tira le somme il presidente di Confindustria Digitale Elio Catania: “L’Italia in passato non è riuscita a cambiare pelle e a mettere in atto la trasformazione digitale, il vecchio sistema non ha funzionato e bisogna voltare pagina – dice – è vero che ogni anno mancano 25 miliardi di euro di investimenti, ma ora è arrivato il tempo di mettere in atto i progetti che sono già tutti sulla carta. La priorità va alla fase esecutiva, serve un’autorità digitale trasversale, il presidente del Consiglio deve monitorare l’attuazione dei progetti tutte le settimane in CDM. Confindustria dal canto suo mette a disposizione dell’Agid e di Consip tutte le sue competenze. Serve un modello cooperativo e collettivo per realizzare i progetti digitali per i quali non servono più analisi e convegni. Serve un involucro industriale in grado di contenere le PMI e le tante start up che ci sono nel paese”.  

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