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Resta alta la tensione in Rai mentre entra nel vivo la cessione di RaiWay. “L’operazione di quotazione di una quota di RaiWay mi sembra fattibile entro fine anno”, ha annunciato oggi il direttore generale della Rai, Luigi Gubitosi, in commissione di Vigilanza Rai. Il dg ha tuttavia sottolineato che bisognerà anche tener conto degli andamenti del mercato.
L’operazione di quotazione, ha detto, “è determinante” per raggiungere l’obiettivo di risparmi per 150 milioni di euro. Per Gubitosi a “settembre potrebbe esserci una proposta definitiva per i termini dell’operazione che richiede una tempistica serrata“.
I sindacati continuano però a protestare contro il Decreto Irpef con il quale il governo ha chiesto appunto alla tv pubblica tagli per 150 milioni di euro (escludendola però dai tagli previste per le partecipate, ndr), spingendo l’azienda alla vendita di una quota minoritaria di RaiWay.
La Rai deciderà, intanto, nel Cda del 12 giugno se impugnare o meno il decreto. Il direttore generale Luigi Gubitosi ha dato mandato ad Enzo Cheli, costituzionalista ed ex presidente Agcom, che fornirà un parere.
Intanto i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Susanna Camusso, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti, sono scesi in campo, dopo la forte mobilitazione di Usigrai, contro la spending review imposta dal governo Renzi alla Rai.
Il 3 giugno a Roma è, infatti, convocata la conferenza stampa su: “Dl. 66/2014, le misure sulla Rai – rischi per il servizio pubblico radiotelevisivo – le iniziative del sindacato“.
La presa di posizione dei confederali fa seguito alla mobilitazione dell’Usigrai, il sindacato dei giornalisti dell’azienda radiotelevisiva pubblica, che in merito ai tagli per 150 mln chiesti alla Rai, ha appena presentato una memoria del costituzionalista Alessandro Pace che sottolinea che “l’appropriazione sarebbe indebita“.
Il Cda ieri ha preso atto di questa memoria e, riguardo a RaiWay, ha esteso anche al presidente Anna Maria Tarantola il mandato già assegnato a Gubitosi per la cessione.
Riforma Rai in 60 giorni
Usigrai lamenta ‘l’estrema lentezza’ dei vertici Rai nel gestire la vicenda: “La decisione sul ricorso arriverà quando il decreto avrà avuto il via libera già da un ramo del Parlamento”.
Invece, su RaiWay, sottolinea il sindacato, “grande velocità: il decreto ancora non era neanche pubblicato in Gazzetta Ufficiale che il settimo piano di Viale Mazzini era già al lavoro per disporre il collocamento in Borsa”.
L’Usigrai rileva che “il vertice di viale Mazzini ha scritto al ministero dell’Economia per annunciare le pesanti ricadute sull’azienda del taglio di 150 milioni, perché ora agisce senza neanche attendere una risposta? I dipendenti hanno il diritto di saperlo”. L’Usigrai propone quindi a governo e Parlamento di accantonare il decreto e fare la riforma della Rai in 60 giorni, “si può e si deve fare“.
RaiWay vale 1 miliardo
Le operazioni per la cessione di RaiWay però procedono speditamente. Sgonfiate le polemiche politiche del favore che Renzi, spingendo per questa cessione, avrebbe fatto a Mediaset, adesso si entra nel vivo del piano per la quotazione ma resta sempre aperta l’ipotesi del coinvolgimento della Cassa depositi e prestiti.
Quanto vale la società delle torri (23 sedi distaccate e 2.300 siti) della Rai?
Per RaiWay non ci sarà alcuna svendita ma solo la quotazione di un pacchetto di minoranza. Questa la precisazione di Gubitosi, che in Vigilanza ha risposto oggi a chi parla per la quotazione di RaiWay di una svendita.
“Non si può – ha spiegato Gubitosi – parlare di svendita senza prima conoscere il prezzo. Sento parlare di svendita ma mi chiedo come si fa senza prima parlare di prezzo”. Rispetto alle indiscrezioni che valutano RaiWay intorno ai 400 milioni, Gubitosi ha detto di essere pronto “a fare una scommessa che il prezzo non sarà di 400 milioni“.
Secondo le stime degli analisti, RaiWay vale almeno 1 miliardo di euro.
“Ho l’impressione – ha aggiunto il dg – che vi sia un pregiudizio ideologico. Dire che ci si priva di reti e che si perde il controllo non è vero“. Gubitosi ha, infatti, spiegato che poiché sarà quotato solo un pacchetto di minoranza, “la Rai mantiene il controllo, l’unico costo è la remunerazione del capitale di chi investe. Stiamo lavorando alla vendita di una quota di minoranza e l’azienda rimarrà saldamente sotto il controllo della Rai”. Per il Dg si tratta di una “operazione di valorizzazione che ci permette di sviluppare un asset che abbiamo in carico a valori inferiori a quelli di mercato“.
Per la quotazione la Rai si farà assistere da Leonardo & Co, la società di consulenza di Banca Leonardo.
Entro fine anno sarà messa sul mercato una quota del 30-40% della società. La quotazione avverrà a Piazza Affari e si procederà con un’offerta pubblica di vendita per la quale Leonardo & Co ha già avviato la selezione delle banche per il ruolo di global coordinator.
Antonello Giacomelli: ‘Bene quota RaiWay sul mercato’
In un’intervista all’AdnKronos, il Sottosegretario alle Comunicazioni, Antonello Giacomelli, ha spiegato che il governo guarda con favore alla parziale privatizzazione di RaiWay, fermando quell”immobilismo’ che ha impedito negli anni la valorizzazione degli asset di Viale Mazzini.
“L’idea che una parte minoritaria di RaiWay vada sul mercato – spiega – è semplicemente la prima tappa di un percorso che riguarda le infrastrutture della comunicazione e che è più complesso, quindi lo vediamo con favore”. “Soprattutto, consideriamo quanto è costato l’immobilismo sulla valorizzazione di queste infrastrutture e quanto campo libero ha lasciato ai concorrenti: questo vogliamo dirlo a tutti quelli che continuano a invocare l’immobilismo“, ha ribadito il Sottosegretario. “Le infrastrutture vanno valorizzate, devono diventare un asset importante per la Rai e per il pubblico“, ha osservato Giacomelli, segnalando che “il percorso iniziato non solo non farà smarrire il controllo pubblico della società ma anzi ne rafforzerà il controllo strategico e la metterà a reddito”.
Riforma radicale del canone
Il sottosegretario ha poi annunciato una “riforma radicale” del canone di abbonamento alla Rai in partenza dal 2015. E indica due criteri alla base della riforma, a partire dall'”equità” rispetto a una cifra oggi uguale per tutti e dall’impossibilità di evadere la tassa.
“Sul canone – ha spiegato – noi abbiamo ereditato una situazione di evasione imbarazzante che non vogliamo passare a chi verrà dopo di noi: vogliamo affrontare e risolvere la questione con una riforma radicale del canone a cui stiamo lavorando” valutando, in tema di rendere impossibile l’evasione “alla radice“, almeno “tre opzioni“.
Rai: nel primo trimestre utile di 5 milioni di euro
Il Cda Rai ha preso atto ieri dei risultati economico finanziari al 31 marzo 2014. Nel primo trimestre è stato registrato un risultato positivo per 5 milioni di euro rispetto a un risultato negativo registrato nello stesso periodo dello scorso anno di -6.4 milioni di euro (+11,4 milioni di euro). Il fatturato è sostanzialmente stabile rispetto al primo trimestre 2013. Pertanto il miglioramento della gestione è stato raggiunto grazie all’efficientamento dei costi esterni per beni e servizi e alla riduzione del costo del personale (-18,4 milioni di euro).
La Rai potrebbe, però, chiudere il bilancio del 2014 con una perdita di 162 milioni di euro. È quanto emerge da una prima analisi, comunicata oggi in Vigilanza da Gubitosi, effettuata sugli impatti economici derivanti dall’applicazione del decreto Irpef che impone all’azienda di viale Mazzini un taglio di costi per 150 milioni di euro.
Gubitosi ha spiegato che per effetto del decreto Irpef potrebbe aversi un risultato di esercizio negativo “al 31 dicembre 2014 stimabile in circa 162 milioni di euro“. Insieme a questo si aggiungerebbe il “mancato rispetto al 31 dicembre dei covenants bancari con un impatto negativo tanto in termini di condizioni quanto di potenziale accelerazione del rimborso a valere sull’indebitamento bancario di circa 500 milioni”. Inoltre il calo degli introiti per 150 milioni andrebbe ad aggiungersi “a 150 milioni di minori ricavi da canone stimati per il 2014 per effetto del mancato adeguamento all’inflazione del canone”.