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5G, l’appello di Ericsson: ‘I governi investano nelle reti mobili o a rischio il futuro digitale della Ue’

Europa


 

I governi europei devono investire nelle infrastrutture mobili di prossima generazione se si vuole fare in modo che il Continente ritorni leader in un settore chiave per l’economia del futuro.

È questo l’appello lanciato da Ericsson, una delle principali aziende europee nel settore delle infrastrutture tlc. Un settore che è stato il traino dell’Europa negli scorsi decenni, ma che ora sconta le ripercussioni di una politica troppo poco incentrata sugli investimenti, mancante di una visione industriale in grado di capitalizzare sui primati del passato. Perché se l’Europa ha dato i natali allo standard GSM, che ha proiettato la telefonia mobile verso il successo globale, ora la musica è completamente cambiata, con le telco in deficit di risultati positivi da almeno 5 anni, e i competitor Usa e asiatici che invece corrono, agevolati da un mercato meno competitivo e da una visione politica più lungimirante.

La Ue ha grandi progetti per il 5G: vuole tornare a essere leader del settore, ma perché questo avvenga le strategie devono essere più ambiziose di quanto sono state finora.

 

La tecnologia mobile di prossima generazione non renderà solo le comunicazioni più veloci ma sosterrà anche lo sviluppo di nuove funzioni e applicazioni ad alto valore sociale ed economico. E la Ue – che intende essere pioniera nel mobile di nuova generazione – sta investendo molte e energie (e denaro) nella ricerca volta a sostenerne lo sviluppo.

La Commissione Europea l’anno scorso ha messo sul piatto 50 milioni di euro per attività di ricerca e sviluppo sul 5G da concludere entro il 2020, ma gli altri paesi fanno molto di più, intuendo il valore aggiunto di arrivare primi: in Corea del Sud, ad esempio, il governo ha messo a disposizione 1,5 miliardi di dollari allo scopo di realizzare una rete 5G entro il 2020  che potrebbe partire nel 2017.

 

Per il CTO di Ericsson, Ulf Ewaldsson, il settore pubblico deve investire nelle tecnologie mobili di prossima generazione almeno quanto quello privato per garantire il successo dell’Europa: “Il Nord America – ha detto – è molto più avanti dell’Europa nello sviluppo del 4G e delle nuove reti. Potremmo giocare con 3-4 anni d’anticipo sullo sviluppo della prossima generazione, ma il settore pubblico necessità di una visione di più ampio respiro”.

 

L’appello di Ericsson è solo l’ultimo di una lunga serie di richiami dell’industria tlc alla politica europea: ma se Bruxelles da un lato ha fissato un’Agenda digitale con obiettivi molto ambiziosi, dall’altro ha fatto ben poco per stimolare gli investimenti, focalizzandosi piuttosto sulla necessità di mantenere alta la concorrenza a vantaggio dei consumatori senza rendersi conto che questo stato di cose ha penalizzato proprio le aziende che sono chiamate a investire.

Un circolo vizioso da cui bisogna uscire se si vuole garantire un futuro davvero digitale all’Europa, basato su reti efficienti da cui potranno transitare tutti i servizi che consentiranno alla PA di risparmiare ed essere più efficiente e ai consumatori di continuare a usufruire delle connessioni mobili da alta velocità non solo per guardare video o navigare sui social network ma anche per tenere d’occhio la salute, viaggiare e vivere con maggiore sicurezza.

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