#ddaonline: la via francese per combattere la pirateria

di Raffaella Natale |

Follow the money, la principale via per combattere la pirateria nel Rapporto che l’Hadopi ha presentato al governo francese.

Francia


Copyright

Tagliare le risorse finanziare ai siti che distribuiscono illegalmente film o musica, intervenendo sugli inserzionisti e i fornitori di servizi di ePayment. E’ questa la principale proposta del Rapporto che l’Hadopi ha consegnato al Ministro francese della Cultura, Aurélie Filippetti, che contiene alcuni suggerimenti per contrastare al meglio le violazioni del diritto d’autore online.

Un aspetto cruciale per tagliare i viveri a chi campa con la pirateria e che viene sintetizzato nel principio follow the money, vale a dire ‘seguire il denaro’, per andare a colpire direttamente le grandi piattaforme che con il downloading o lo streaming illegale fanno i quattrini. Un modo per intercettare e a bloccare le fonti di approvvigionamento finanziario di queste attività illecite.

 

Il governo francese aveva affidato a luglio dello scorso anno la stesura di questo documento a Mireille Imbert-Quaretta, presidente della Commissione per la protezione dei diritti dell’Hadopi (Haute autorité pour la diffusion des oeuvres et la protection des droits sur internet) con l’obiettivo di avere chiare indicazioni sugli ‘strumenti operativi’ per la ‘prevenzione e la lotta alla contraffazione commerciale online’.

 

“Non esiste una soluzione unica per contrastare la contraffazione su internet“, ha commentato Mireille Imbert-Quaretta.

Bisogna predisporre “un insieme di azioni complementari e coordinate che coinvolgono tutti gli attori”.

Il Rapporto suggerisce quattro vie: la prima è appunto quella di tagliare le risorse finanziare dei siti illegali, tracciando i pagamenti degli inserzionisti, per esempio, o quelli per i servizi di pagamento online, e impedire la diffusione, sui siti illegali, di banner pubblicitari o di formule di abbonamento; un approccio che metta insieme provvedimenti di autoregolazione e una linea più soft; la stesura di una lista, con il contributo dei titolari dei diritti, dei siti che “violano massicciamente il copyright” in modo da informare gli utenti che a volte non sanno proprio di rivolgersi a fornitori illegali.

Infine il Rapporto propone anche l’intervento di un’autorità amministrativa per evitare che i contenuti illegali di siti già oscurati possano confluire in altri siti com’è avvenuto recentemente anche in Italia, subito scoperto dalla Guardia di Finanza, dopo l’operazione Publifilm.

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