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Che Italia Multimediale sarà dopo la grandinata renziana?

Italia


La Grandinata renziana ha svelato una nuova Italia. La crisi ha ridisegnato profondamente sensibilità e interessi del paese. Come sempre giornalisti, sondaggisti e sociologici si dilettavano sulle vecchie mappe. Abbiamo continuato a seguire i tracciati della Cassia e dell’Aurelia, mentre la folla sfrecciava in autostrada. Renzi ora che farà? Tutti stanno guardando nella palla di vetro. Limitiamoci all’aspetto comunicativo. Che Italia Multimediale immagina il nuovo leader maximo?

 

Intanto un’Italia che si riconosca come grande potenza: basta con l’immagine stracciona di  un paese che viene munto dai venditori di tutto il mondo. Nella comunicazione dobbiamo tornare a diventare protagonisti. Al centro della scena dovrebbe tornare finalmente l’idea di un sistema-paese della comunicazione, dove pubblico e privato siano una caratteristica degli assetti azionari e non un problema di schieramento politico.

 

Rai e Mediaset dovranno, come Finmeccanica e Fiat , essere marchi e strategie che rispondano alla domanda: cosa aggiungi al sistema Italia?

 

Anche in questo campo saranno de-ideologizzate le aziende. Rai sarà più leggera e collaterale, un’azienda di base della comunicazione con news, Educational e format civili al centro della Mission. Mediaset dovrà dire cosa vuol fare per dare all’Italia un ruolo sul mercato pay.

 

Poi ci sarà da giocare la partita USB, ossia quella della connected Tv. Al momento tutti i giocatori sono stranieri: Sky, Google, Facebook e presto arriverà Netflix. Renzi  si limiterà a giostrare con gli incumbent esteri o cercherà di mettere in campo soluzioni nazionali? Telecom Italia e Rai potrebbero entrare sul mercato. La prima intervenendo con un’offerta premium, la secondo presidiando il segmento basic. In entrambe le situazioni bisognerà fare largo al pulviscolo dei produttori e dei net provider locali. Renzi deve diventare il leader dei cespugli digitali.

 

Infine la banda larga: si prolungherà l’agonia di un’agenda digitale che rimane sempre un libro dei sogni o si annuncia una svolta? L’ex sindaco aprirà il fronte delle autonomie locali chiedendo a comuni e regioni di assumere il tema dell’infrastruttura digitale come prima  utility del territorio, e chiedendo alla Cassa depositi e prestiti di diventare impresario e non imprenditore di un’Anci del broadband?

 

E poi la carta stampata: siamo alla vigilia di un collasso. Questo paese può permettersi di diventare autistico e di non parlare con giornali e Tv in progressiva paralisi? Anche qui si attende un colpo d’ala. Fino ad ora si è picchiato sull’informazione per annunciare che non ci sono privilegi di casta. Ora bisogna passare alla fase due: guidare la riorganizzazione di un settore che deve cambiare pelle.

 

L’impressione è che fra tre anni anche l’edicola sarà mutata come oggi è cambiata la scheda elettorale: nuove facce, nuovi marchi, nuove offerte. 

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