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Riceviamo e volentieri pubblichiamo la lettera inviata da Remigio del Grosso Vice Presidente Vicario Comitato Media e Minori.

 

 

Caro direttore,

 

ho particolarmente apprezzato l’editoriale sul problema dell’eccessivo numero delle Autorità “indipendenti” istituite in Italia, spesso criticate per la loro scarsa efficienza ed efficacia.

 

Al riguardo, vorrei agganciarmi al lucido ragionamento circa l’opportunità di accorpare costose strutture che hanno più o meno le stesse competenze, per accennare ad un altro piccolo, ma non insignificante, esempio di duplicazione di organismi con funzioni analoghe.

 

E’ il caso del Comitato Media e Minori, istituito presso il Ministero dello Sviluppo Economico, e del Consiglio Nazionale degli Utenti, che ha sede presso l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni.

 

Il primo verifica l’osservanza del Codice di autoregolamentazione Tv-Minori da parte delle emittenti televisive che lo hanno sottoscritto e recepito dal testo Unico della radiotelevisione (D.Lgs 177/2005) che, all’art. 35, così recita: “Alla verifica dell’osservanza delle disposizioni di cui all’articolo 34 provvede la Commissione per i servizi ed i prodotti dell’Autorità, in collaborazione con il Comitato di applicazione del Codice di autoregolamentazione TV e minori, anche sulla base delle segnalazioni effettuate dal medesimo Comitato. All’attività del Comitato il Ministero fornisce supporto organizzativo e logistico mediante le proprie risorse strumentali e di personale, senza ulteriori oneri a carico del bilancio dello Stato”.

 

Il secondo organismo, pur avendo il compito di formulare proposte concernenti “la salvaguardia dei diritti e le legittime esigenze dei cittadini, quali soggetti attivi del processo comunicativo”, si occupa anch’esso principalmente di tutelare le particolari esigenze dei minori, quali utenti più indifesi nei confronti dei media.

 

Le due competenze, pertanto, sono abbastanza sovrapponibili e per ambedue gli organismi la legge prevede una stretta collaborazione con l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni.

 

Senonché, mentre il Comitato Media e Minori è “ospitato” dal MiSE, che non prevede oneri a carico del suo bilancio (i componenti infatti prestano la loro opera a titolo gratuito), il CNU-AGCOM invece gode di uno specifico capitolo di budget nel bilancio dell’Autorità che, come noto, non grava sui contribuenti, bensì sugli operatori.

 

E’ del tutto naturale che tale anomala diversità si ripercuota sull’attività del primo organismo, al quale recentemente sono state tolte anche le – minime – risorse garantite dall’associazione che raggruppava le emittenti firmatarie. Alcuni prestigiosi componenti designati hanno così dovuto rinunciare ad accettare l’incarico, in quanto avrebbero dovuto affrontare a loro spese anche il viaggio da località lontane da Roma. Altri, in situazione analoga, hanno cominciato a disertare le riunioni per gli stessi motivi. Lo stesso Comitato si trova in difficoltà a garantire un regolare andamento dei lavori e non può più prendere alcuna iniziativa che comporti un minimo di spesa.

 

Presso l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, inoltre, ha sede un altro importante Comitato, quello per l’applicazione del Codice di autoregolamentazione in materia di rappresentazione di vicende giudiziarie nelle trasmissioni radiotelevisive, i cui componenti nominati da Agcom godono di un compenso minimo da 5.000 a 7.000 euro l’anno, per un numero di sedute certamente inferiori a quelle del Comitato Media e Minori.

 

Sarebbe forse il caso, pertanto, che l’attività di quest’ultimo venisse trasferita presso la naturale sede dell’Autorità, magari accorpandola con quella del Consiglio Nazionale degli Utenti, anche al fine di dare maggiore credibilità e supporto ad un organismo che sta attraversando, da alcuni anni, un periodo di “oscuramento” e disimpegno da parte degli attori che lo hanno promosso.

 

Un’ultima osservazione riguarda la stesura del nuovo Codice di Autoregolamentazione Media e Minori, attualmente in gestazione presso Confindustria Radio-TV. Francamente, non si comprende perché la doverosa iniziativa di adeguare il Codice del 2002 alla nuova realtà multimediale di questi anni, non sia prerogativa della stessa Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, arricchitasi negli ultimi tempi di un Commissario molto sensibile al problema della tutela dei minori.

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