Tlc, l’Europa unica regione a decrescere. Idate: ‘Single market e consolidamento inevitabili’

di Alessandra Talarico |

La prossima Commissione europea, insomma, dovrà cambiare registro perché è ormai sotto gli occhi di tutti che le politiche messe in campo finora sono state troppo incentrate su un ‘iper-consumismo'.

Europa


Telecoms

I dati dell’ultimo report ‘Digiworld 2014‘ di Idate parlano chiaro: l’Europa è l’unico mercato al mondo in cui all’esplosione del traffico dati sulle reti mobili non è corrisposto un aumento dei ricavi degli operatori tlc, anzi.

Se, infatti, il traffico nel 2013 è cresciuto del 40%, il fatturato delle telco nei 5 principali mercati – Italia, Spagna, Germania, Francia e Regno Unito – è sceso del 12% dal 2008 (mentre gli Usa cresceva del 9%), per attestarsi, nel 2013 a 278 miliardi di euro, in calo dello 0,8%. E, ricorda Idate non sono state solo le tlc a perdere, ma anche la televisione e il comparto informatico. Il Nord America, lo scorso anno, ha invece registrato una crescita del 2,8% a 1.075 miliardi di euro, l’Asia-Pacifico del 5,4% a 1.040 miliardi di euro, l’America Latina del 6,1% a 287 miliardi di euro, e l’Africa e Medio oriente dell’8,3% a 203 miliardi di euro.

 

Un gap enorme, quindi, le cui cause – secondo il direttore generale di Idate, Yves Gassot – sono riconducibili a tre fattori: l’eccesso di concorrenza sui prezzi a livello nazionale, l’assenza di un vero mercato unico e la feroce concorrenza degli OTT.

 

Un’emergenza che chiama gli operatori a reinventarsi, principalmente nel settore dell’accesso, ma che non potrà essere risolta senza un consolidamento del mercato che parta a livello nazionale e si estenda poi a livello europeo. Un trend già iniziato in Francia, Irlanda, Austria e Germania, ma che la Commissione europea non vede di buon occhio perché la riduzione del numero di operatori (prevalentemente da 4 a 3), secondo Bruxelles, penalizzerebbe i consumatori.

 

Europa e Usa (ma non solo), insomma, sono sempre più staccate: la differenza è abissale non solo in termini di ricavi, ma anche di Ebitda e investimenti, con gli operatori americani che nel mobile investono il doppio di quelli Ue. Una situazione che Gassot definisce ‘drammatica’ quella delle telco europee, proprio nel momento in cui c’è bisogno di più investimenti per soddisfare la crescente domanda di connettività dei consumatori.

E così, “non restano che 4 operatori Ue (Telefonica, Deutsche Telekom, Vodafone e Orange) nella top ten mondiale, contro i 6 del 2008, mentre nel settore televisivo, i primi dieci in classifica sono tutti americani”, ha sottolineato Gassot.

 

Anche il presidente di Idate, François Barrault, ha evidenziato come in Europa vi siano “troppi operatori” e si debba procedere col consolidamento, prima mettendo insieme telefonia fissa e mobile e poi con fusioni tra player mobili.

Questo, certo, non porterà alla nascita di operatori pan-europei, perché in assenza del single market i mercati di riferimento resteranno ben delimitati entro i confini nazionali.

Per ragioni culturali “resta molto difficile applicare un’unica politica commerciale all’intero continente” , ha detto Barrault evidenziando le diverse abitudini dei diversi Paesi Ue: in Italia, ad esempio, l’80% degli utenti mobili utilizza le carte prepagate, contro una media del 50% negli altri paesi.

La prossima Commissione europea, insomma, dovrà cambiare registro perché è ormai sotto gli occhi di tutti che le politiche messe in campo finora sono state troppo incentrate su un ‘iper-consumismo’, “ma ora lo scopo non deve essere più quello di abbassare i prezzi, quanto di assicurare che l’intero ecosistema sopravviva e possa tornare a investire”, ha aggiunto Barrault.

 

Il rapporto Idate analizza anche l’estrema complessità di questo ecosistema, regolato da una “legislazione che non riesce a stimolare gli investimenti, da politiche nazionali sullo spettro radio in contrasto tra loro, fiaccato dalla crisi e, in ultima istanza anche dalla concorrenza degli over the top come Skype, Google e Facebook”.

 

Nel mondo, ci dice ancora Idate, il mercato ICT (escluso internet e software) ha generato un fatturato da 3.500 miliardi di euro nel 2013. La quota di questo mercato sul PIL mondiale è stata del 5,9%, in calo rispetto al 6,6% nel 2009 ma in crescita del 3,2% contro il +2,8% registrato nel 2012. Una crescita così moderata che, come ha spiegato il responsabile del rapporto, Didier Pouillot, “sa più di leggera deflazione, viste le molte innovazioni del mercato”.

 

Quanto al futuro, saranno i servizi internet (motori di ricerca, social network, cloud, ecommerce…) ma conoscere la crescita maggiore: da qui al 2017 il fatturalo dovrebbe aumentare dell’82% passando dai 221 miliardi di oggi a oltre 400 miliardi di euro.

 

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