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Il colosso cinese dell’eCommerce Alibaba si prepara a sbarcare a Wall Street, in quella che si preannuncia come la quotazione dell’anno.
Il gruppo – per lo più sconosciuto a occidente e spesso descritto come una combinazione tra eBay, Amazon e Google – avrà una valutazione stimata tra 150 e 200 miliardi di dollari e potrebbe raccogliere dall’IPO tra 15 e 20 miliardi (un valore potenzialmente superiore a quello di Facebook che dall’IPO raccolse 16 miliardi).
Tremano i colossi occidentali, perché la quotazione darà al gruppo di e la possibilità di espandere il business al di fuori della Cina.
La quotazione sarà una manna anche per Yahoo!, che possiede il 23% di Alibaba e dovrebbe vendere circa la metà della quota nell’IPO: un’iniezione di denaro – stimata tra 7 e 9 miliardi di dollari – che permetterà al gruppo di Marissa Mayer di continuare la sua corsa alle acquisizioni (lo scorso anno Yahoo! ha comprato 22 aziende per 1,2 miliardi di dollari). Gli analisti avvertono tuttavia che la vendita di Alibaba potrebbe deteriorare il valore delle azioni del gruppo americano, trainato proprio dalle performance del gruppo cinese.
Le attività di Alibaba, fondata nel 1999 da Jack Ma, un insegnante d’inglese nella città orientale di Hangzhou, spaziano dallo shopping online, alle vendite B2B, dai pagamenti online, alla messaggistica istantanea, i servizi cloud, i trasporti, il commercio all’ingrosso e il microblogging. Un colosso, insomma, che impiega 21 mila persone e che nell’anno fiscale chiuso a marzo 2013 ha registrato un fatturato in crescita del 72% a 5,5 miliardi di dollari e utili per 1,39 miliardi. Una cifra più che raddoppiata, però, tra aprile e dicembre 2013, a 2,85 miliardi. In questo lasso di tempo, il fatturato delle vendite online in Cina è cresciuto del 20,3%, mentre a livello internazionale si registrava un calo del 14%.
Secondo i documenti consegnati alla SEC, soltanto con le vendite al dettaglio sulla piattaforma TaoBao, il gruppo ha processato 11,3 miliardi di ordini da 231 milioni di utenti e per una spesa complessiva di 248 miliardi, superiore al volume di transazioni di eBay e Amazon messe insieme. Per rendere l’idea della potenza di Alibaba, basti pensare che circa l’80% degli acquisti online effettuati in Cina passa dal sito.
Mentre Alibaba prepara lo sbarco in Borsa, Twitter registra un altro scivolone: ieri, in concomitanza con la scadenza del vincolo di lock-up che vietava a manager e dipendenti della società di vendere le azioni, il titolo è crollato in Borsa fino a chiudere a -17,8% a 31,8 dollari ad azione, poco più del valore di collocamento (26 dollari) e ben al di sotto del picco di 73 dollari toccato a dicembre.