Italia
La distanza fra Siae da una parte e produttori di smartphone dall’altra (Confindustria Digitale e Anitec, ma anche le associazioni dei consumatori) sembra incolmabile, e quindi sarà il ministro per i Beni Culturali Dario Franceschini a mettere d’accordo tutti, con un decreto che sarà emanato a breve, anche in mancanza di un accordo fra le parti sull’aggiornamento dell’equo compenso per copia privata.
In vista dell’aggiornamento del compenso, previsto dalla legge, Dario Franceschini, ha incontrato oggi tutte le parti interessate e ha ribadito che a breve emanerà il decreto ministeriale con le nuove tariffe. La distanza fra le parti in causa, da una parte la Siae e gli autori, favorevoli ad un aumento delle tariffe, dall’altra i produttori di dispositivi tecnologici – in particolare Confindustria Digitale e Anitec – contrari a quella che definiscono una “tassa occulta a favore della Siae” – non sembra colmabile. E quindi sarà lo stesso Franceschini a mettere la parola fune sulla disputa.
Attualmente, secondo i calcoli di Confindustria Digitale, in Italia si paga una media di 1,38 euro pro capite per l’equo compenso, a fronte di una media europea di 1,41 euro. La proposta recepita dal decreto Bray prevede il passaggio dell’equo compenso dagli attuali 0,9 euro (per i vecchi cellulari) a 5,2 euro per gli smartphone; da 1,9 euro (per pc senza masterizzatore) a 5 euro per i tablet; 5 euro per le smart tv; l’aumento da 2,4 euro a 6 euro per i computer con masterizzatore; il passaggio da 0,5 euro per gigabyte a 0,9 euro per gigabyte per le memorie trasferibili; la soppressione dell’equo compenso per gli HD-dvd e la diminuzione per dvd e blu ray. Da 0,41 centesimi a 0,21 e 0,20 centesimi rispettivamente per gigabit.
La Siae sostiene che l’equo compenso per copia privata in Francia è di 8 euro e in Germania di 36 euro. Confindustria Digitale replica affermando che l’equo compenso è una tassa occulta sui dispositivi che porta nelle casse della Siae 200 milioni di euro.
“Il ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, Dario Franceschini, – si legge – ha incontrato oggi nella sede del Collegio Romano i rappresentanti degli autori, dei produttori e dei distributori di supporti digitali, dei commercianti e dei consumatori. Nel corso dell’audizione, dedicata alla rideterminazione dell’equo compenso per copia privata, prevista dalla normativa sul diritto d’autore, il ministro ha illustrato il lungo percorso di confronto avviato dall’estate 2013 ad oggi, condotto sulla base del parere del comitato consultivo e di diversi studi e analisi di settore. Il ministro, già a conoscenza delle posizioni manifestate dalle parti, ha invitato tutti alla ricerca di una soluzione condivisa. Dopo aver ascoltato gli interventi dei rappresentanti delle associazioni, il ministro, preso atto della distanza ancora esistente tra le differenti posizioni, ha annunciato che a seguito di un parere del comitato consultivo, dovrà comunque emanare, anche in assenza di un’intesa, il relativo decreto ministeriale, così come previsto dalla legge”.
All’incontro hanno partecipato la Siae, Confindustria Digitale, Altroconsumo e altre realtà quali l’Anica e l’associazione 100 autori.
L’equo compenso è una patata bollente per il neo ministro, ereditata da Massimo Bray che è stato a lungo alle prese con la vicenda dell’adeguamento delle tariffe.
A favore dell’equo compenso si è schierato anche Paolo Sorrentino, aderendo alla petizione degli artisti inviata al ministero.
Gino Paoli, presidente della Siae, sostiene che l’adeguamento dell’equo compenso non dovrà gravare sulle tasche dei consumatori ma sulle casse dei produttori di smartphone e tablet.