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Asta frequenze tv, soltanto Cairo presenta domanda

Italia


Solo Cairo Communication ha presentato domanda per partecipare all’assegnazione delle frequenze televisive in digitale terrestre, ex beauty contest, la cui asta era stata bandita dal Ministero dello Sviluppo Economico a febbraio. Il fatto che sia stato solo Cairo a presentare la domanda cambia di molto la situazione. Intanto non possiamo più parlare d’asta perché non partecipano altri operatori. Cairo ha giocato bene le proprie carte, con una mossa che gli porterà diversi vantaggi come Key4biz aveva anticipato.

Il bando scadeva oggi a mezzogiorno. Il termine era tassativo per cui le domande partite in mattinata ma non giunte al Mise per le 12.00 non saranno considerate.

 

“E’ certamente positivo che la gara per le frequenze tv non sia andata deserta“, ha commentato a caldo il Sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli.

Riguardo alla domanda presentata da Cairo, il Sottosegretario ha osservato: “L’interesse del gruppo Cairo è un segnale di vitalità di un settore che si sta rapidamente evolvendo, come confermano le notizie di questi giorni nel segno della convergenza tra tv e telecomunicazioni”.

 

Seguendo le nuove evoluzioni Giacomelli intende presentare una riforma organica del settore, se le condizioni politiche glielo consentiranno, che vada oltre la Legge Gasparri e abbracci le innovazioni tecnologiche che nel frattempo sono avvenute.

 

Offerta di Cairo: uno, due o tre mux?

Sicuramente Cairo, gruppo editoriale che possiede anche La7 comprata lo scorso anno da Telecom Italia, presenterà l’offerta più bassa e si porterà a casa i multiplex che vorrà.

Al MiSE non sanno ancora esattamente per cosa Cairo ha presentato domanda. La busta sarà aperta solo nei prossimi giorni dal Ministero seguendo l’iter burocratico previsto.

In ballo ci sono tre multiplex (30 milioni circa per 1 mux) per un totale di 90,75 milioni di euro. La potenziale copertura, valutata da Agcom tramite reti di riferimento, varia dall’89,5% del lotto L1 e 91,1% per L2 al 96,6% del lotto L3.

Cairo potrebbe aver presentato domanda per un mux, per due o anche per tutti e tre i lotti, considerato anche che ha in cassa anche gli 88 milioni avuti da Telecom Italia al momento della cessione di La7.

Alla gara non potevano partecipare gli operatori che detengono tre o più multiplex, quindi Mediaset, Rai e Telecom Italia Media Broadcasting (TIMB).

Quest’ultima tra l’altro nei giorni scorsi ha siglato un accordo con il Gruppo L’Espresso che prevede l’integrazione in una New Co dei tre multiplex facenti capo a  TIMB e dei due che sono di Rete A.

Il gruppo di Prima Tv, considerato fino all’ultimo uno dei possibili partecipanti, ha invece rinunciato all’asta e, secondo quanto riferisce l’agenzia Radiocor, avrebbe presentato un’istanza cautelare al Tar del Lazio per chiedere la sospensione della gara. Ancora non si conoscono le ragioni alla base di questo ricorso, più precisamente cosa contesti Prima Tv di questo bando.

 

Procedura d’infrazione Ue

La cosa che preme di più al Ministero è di chiudere la procedura d’infrazione aperta dalla Commissione Ue contro l’Italia nel 2005, dopo l’entrata in vigore della Legge Gasparri che riformava il settore audiovisivo.

Giacomelli ha precisato che è “ancora presto per dire se l’esito sarà sufficiente per chiudere la procedura d’infrazione della Commissione europea, come noi ci auguriamo”.

 

In ogni caso, se Cairo ha presentato domanda per tutti e tre i multiplex, si creerebbe un nuovo polo televisivo e con ogni probabilità cadrebbero le obiezioni che la Ue ha mosso all’Italia, sulla necessità di garantire il pluralismo sul mercato televisivo.

Ora il ministero valuterà i requisiti amministrativi della domanda, mentre Cairo avrà trenta giorni di tempo per presentare l’offerta economica con il vincolo della copertura del 51% della popolazione italiana entro 5 anni.

 

Giacomelli annuncia una riforma organica del settore audiovisivo

Il Sottosegretario alle Comunicazioni ha commentato che “Quella del passaggio dall’analogico al digitale terrestre è una vicenda lunga, fatti di aggiustamenti successivi, perdite di tempo e occasioni mancate, a partire dalla deludente gestione dello switch-off“.

Ora, però, guardiamo avanti“, ha sottolineato.

“Il governo – ha annunciato – intende favorire questa evoluzione con una riforma organica del settore che premi competitività, innovazione e volontà di investimento”.

Dal Ministero riferiscono a Key4biz che il governo intende mettere mano alla Gasparri che è ormai una legge datata, visto che risale a quasi dieci anni fa, quando il contesto competitivo era molto diverso e il peso della tv analogica e poi digitale era molto maggiore.

Oggi le cose sono molto cambiate. Le ultime operazioni tra Sky e Telecom Italia e Mediaset con Vodafone evidenziano che la tanto agognata convergenza è ormai una realtà concreta.

La riforma che ha in mente Giacomelli terrà conto proprio del fatto che non siamo più in un mondo analogico e sostanzialmente non siamo più in un mercato duopolistico.

La banda larga ha, infatti, cambiato i termini del progresso e la legge Gasparri non va più bene. 

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