Italia
L’equo compenso per copia privata, scaduto nel 2012, verrà aggiornato come previsto dalla legge. Lo ha detto oggi il ministro dei Beni e delle Attività culturali, Dario Franceschini, presentando alla stampa i nuovi componenti del Consiglio Superiore dei Beni culturali. “La prossima settimana faremo un tavolo con tutte le parti interessate – ha detto – e poi prenderò una decisione. Probabilmente mi prenderò fischi da tutti, perché così accade quando si devono fare mediazioni di questo genere, ma io ho un obbligo di legge, cioè rivedere quelle tabelle che sono
del 2009 e che dovevano essere aggiornate nel 2012″.
L’equo compenso è una patata bollente per il neo ministro, ereditata da Massimo Bray che è stato a lungo alle prese con la vicenda dell’adeguamento delle tariffe.
A favore dell’equo compenso si è schierato anche Paolo Sorrentino, aderendo alla petizione degli artisti inviata al ministero.
Nei giorni scorsi Gino Paoli, presidente della Siae, è tornato sull’argomento, ribadendo ancora una volta che l’adeguamento dell’equo compenso non dovrà gravare sulle tasche dei consumatori ma sulle casse dei produttori di smartphone e tablet.
Attualmente, secondo i calcoli di Confindustria Digitale, in Italia si paga una media di 1,38 euro pro capite per l’equo compenso, a fronte di una media europea di 1,41 euro. La proposta recepita dal decreto Bray prevede il passaggio dell’equo compenso dagli attuali 0,9 euro (per i vecchi cellulari) a 5,2 euro per gli smartphone; da 1,9 euro (per pc senza masterizzatore) a 5 euro per i tablet; 5 euro per le smart tv; l’aumento da 2,4 euro a 6 euro per i computer con masterizzatore; il passaggio da 0,5 euro per gigabyte a 0,9 euro per gigabyte per le memorie trasferibili; la soppressione dell’equo compenso per gli HD-dvd e la diminuzione per dvd e blu ray. Da 0,41 centesimi a 0,21 e 0,20 centesimi rispettivamente per gigabit. (P.A.)
La Siae sostiene che l’equo compenso per copia privata in Francia è di 8 euro e in Germania di 36 euro. Confindustria Digitale replica affermando che l’equo compenso è una tassa occulta sui dispositivi che porta nelle casse della Siae 200 milioni di euro.
“Dobbiamo fare il decreto ministeriale per l’equo compenso – ha aggiunto Franceschini – che va a incidere su una serie di supporti tecnologici che ormai non interessano più
nessuno. Va a insistere su smartphone, tablet e computer. Sapete che i punti di vista sono molto lontani tra Confindustria digitale, la Siae e i consumatori. Io ho fatto
diversi incontri, l’ultimo questa mattina”.
Franceschini ha poi sottolineato: “Dobbiamo mettercelo tutti in testa, perché in Italia questa consapevolezza non c’è: il diritto d’autore è quello che consente la libertà all’artista, quello che gli garantisce il suo spazio di creatività. Il diritto d’autore è stato uno dei temi centrali dell’incontro della scorsa settimana dei ministri della Cultura dell’Ue ed è in cima all’agenda europea, perché tutte le nuove tecnologie comportano questioni attinenti il diritto d’autore”, ha concluso.