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Sky Italia non vede ragioni per partecipare all’asta delle frequenze tv (ex beauty contest) prevista per la fine del mese. Lo ha detto oggi alla Reuters Eric Gerritsen, executive vice president communication e pubblic affair della società.
“Mettono all’asta tre multiplex e ci dicono che possiamo partecipare solo per uno, il peggiore, voi lo fareste?”, ha detto Gerritsen a margine della presentazione del nuovo canale Sky Atlantic.
“Fatico a trovare buone ragioni per partecipare”, ha aggiunto.
A febbraio è uscito il bando e il disciplinare di gara per l’assegnazione di nuovi diritti d’uso per le frequenze televisive digitali con una base d’asta per i tre lotti di 90,750 milioni. Il bando esclude gli operatori che detengono tre o più multiplex come Mediaset, Rai e Telecom Italia Media Broadcasting. Sky potrebbe concorrere solo per il Lotto L1.
Secondo voci, in lizza potrebbe esserci Urbano Cairo. Non è escluso che, oltre ad altri piccoli e medi broadcaster, anche banche d’affari (come Clessidra) o investitori finanziari possano essere interessati all’asta. Si tratta, infatti, di un piccolo investimento, la base d’asta è di 90,75 milioni per i tre multiplex in gara (30 milioni circa per 1 mux), che nel prossimo futuro, in vista della liberazione delle frequenze per la banda larga mobile, potrebbe essere monetizzato in maniera esponenziale ricedendo i mux allo Stato a peso d’oro.
L’imprenditore torinese, che lo scorso anno ha comprato La7 da Telecom Italia Media per 1 mln di euro, sta giustamente valutando l’eventuale partecipazione all’asta, avendo in cassa gli 88 milioni avuti da Telecom Italia al momento della cessione.
Fra gli altri possibili partecipanti ci sono Rete A (Gruppo De Benedetti, in predicato di creare una joint venture con Timb),Cairo, Discovery Channel, Clessidra – che in un prossimo futuro potrebbero monetizzare in maniera esponenziale sulle frequenze, ricedendole a peso d’oro allo Stato, per la banda larga mobile. Tanto più che il bando prevede che all’asta “andranno frequenze che compongono tre reti televisive digitali terrestri nazionali, con un diritto d’uso ventennale non trasferibile per i primi tre anni”.
Insomma, fra tre anni le frequenze potrebbero essere cedute al miglior offerente o richieste nuovamente per la banda larga mobile dallo Stato, che però potrebbe essere costretto a sborsare somme consistenti per riappropriarsi di queste porzioni di spettro.