Net neutrality, operatori Ue in blocco contro le norme sull’Open Internet: ‘Intrusive e anti-innovazione’

di Alessandra Talarico |

Il Commissario Neelie Kroes difende le norme del Regolamento Connected Continent in vista del voto di domani, ma sul fronte opposto fanno quadrato Cable Europe, ETNO, ECTA e GSMA: tutta l’industria europea delle comunicazioni elettroniche.

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Non accenna a calare, in vista del voto di domani al Parlamento europeo, la tensione sul Regolamento Connected Continent della Commissione europea: contro alcuni degli emendamenti introdotti dal Parlamento europeo al Regolamento, in particolare quelli che riguardano la net neutrality, l’industria delle comunicazioni elettroniche ha formato un inedito fronte comune, composto da Cable Europe (che rappresenta i principali operatori europei di TV via cavo), ETNO (l’associazione dei principali operatori europei, come Telecom Italia, Deutsche Telekom, Orange e Telefonica), ECTA (che riunisce le società telefoniche più piccole, concorrenti di quelle presenti in ETNO) e GSMA (il gruppo degli operatori mobili).

Tutte le associazioni in blocco hanno siglato una lettera aperta in cui esprimono la loro preoccupazione per il rischio che gli sviluppi del dibattito sull’Open Internet – un principio peraltro sostenuto dall’industria – trasformi il regolamento Connected Continent in una legislazione contraria all’innovazione e ai consumatori.

Secondo l’industria,le modifiche al testo di Bruxelles apportate dall’Aula di Strasburgo “rispecchiano una visione molto restrittiva su come internet dovrebbe funzionare e su come dovrebbero essere offerti i servizi specializzati con migliore qualità”.

Visione che, se dovesse prevalere, avrebbe, secondo le aziende del settore, un impatto negativo sulla gran parte degli attori della catena di valore digitale e, in ultima analisi, si tradurrebbe in servizi di minore qualità per i consumatori e le imprese europee, in un freno all’innovazione e in una evidente distorsione della concorrenza.

Oltre all’impatto sul business e sui consumatori, a essere severamente limitata sarebbe “Internet come piattaforma per la creatività e l’imprenditorialità, con un accesso offerto alla più ampia gamma di consumatori attraverso una varietà di offerte diverse”.

Sarebbero insomma tutti a rimetterci, perché il testo nella sua forma attuale, secondo il fronte dell’industria, “abbasserebbe la qualità complessiva di internet”: mentre, insomma, il traffico video – molto vorace di banda – continua a crescere a dismisura (nel 2014 rappresenterà il 70% del traffico complessivo), agli operatori sarebbe preclusa la possibilità di gestirlo e di ottimizzare i flussi, a discapito dei servizi innovativi che richiedono una migliore qualità della connessione, come la telemedicina o l’eEducation, ma anche l’IPTV o la telepresenza. Servizi la cui domanda è già alta e per i quali la differenziazione dell’accesso e la scelta tra diversi servizi è essenziale.

Questo, proseguono le associazioni di settore, “…minaccerebbe l’innovazione e le nuove opportunità di crescita per coloro che investono nella spina dorsale digitale dell’Europa”.

Perché, si chiedono ancora le aziende del settore, “minacciare la scelta di consumatori, aziende e fornitori di servizi sanitari imponendo norme così restrittive?”.

In pericolo sarebbe anche la concorrenza, che verrebbe distorta dalle norme proposte dalla Commissione: “Internet – si legge ancora nella lettera – è un ecosistema complesso. I business model dei fornitori di servizi di connettività e delle reti di distribuzione dei contenuti si basano sui ricavi ottenuti dal miglioramento della qualità dei servizi offerti agli utenti finali. Questi competono con gli operatori di rete che possono offrire accesso ai clienti a un costo più basso. Disposizioni restrittive sull’open internet andranno a vantaggio di alcuni player e a svantaggio di altori, distorcendo la concorrenza”.

 

Altro punto critico messo in evidenza dagli operatori del settore è l’incertezza giuridica che le nuove norme andrebbero a creare, quando già il quadro del 2009 permette ai regolatori nazionali di intervenire per fissare livelli di qualità del servizio per l’accesso a internet e il BEREC ha ha sottolineato che le regole sull’Open internet dovrebbero essere mantenute ‘leggere e semplici’

“Disposizioni iper-perscrittive creeranno un ambiente normativo molto incerto che non consentirà più ai regolatori europei e nazionali di reagire agli sviluppi tecnologici e del mercato“, spiegano ancora gli operatori che sottolineano che “istituire e difendere il principio dell’open internet non ha nulla a che vedere con il blocco della crescita e dell’innovazione”.

In conclusione, gli operatori invitano dunque i decisori Ue “ad adottare misure a prova di futuro e a considerare attentamente tutte le decisioni che potrebbero influenzare l’innovazione nell’economia digitale e il funzionamento di internet come lo conosciamo oggi”.

 

Sul fronte opposto, invece, il Commissario europeo Neelie Kroes, che in una lettera aperta ai membri del Parlamento europeo difende a spada tratta il Regolamento.

“I servizi specializzati già esistono e sono regolamentati e sono necessari data la loro importanza nel guidare l’innovazione e gli investimenti nell’economia digitale, e nella fornitura di servizi personalizzati che i consumatori e le start-up espressamente chiedono. Quindi dobbiamo regolamentare con attenzione, ma non ostacolare o vietare questi servizi specializzati”, scrive la Kroes.

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