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Telco a corto di spettro: Agcom apre alle frequenze della Difesa

Italia


L’esigenza di un uso più efficiente dello spettro radio, per evitare il rischio ‘spectrum crunch’ della banda larga mobile, dovuto alla diffusione di massa in Italia di smartphone e tablet. E’ questo il tema del convegno “Lo sviluppo di una società connessa per la crescita del Paese, il ruolo delle reti mobili e la valorizzazione delle frequenze come essenziale volano” che si è tenuto ieri alla Camera dei Deputati, promosso da The 1000X Mobile Data Exchange (Alcatel-Lucent, Ericsson, Huawei, Qualcomm). Hanno preso la parola Mario Frullone vicedirettore della FUB, Cesare Avenia, presidente Asstel, Francesco Castelli, VP Public Policy Telecom Italia, Gianluca Baini, amministratore delegato Alcatel-Lucent, Nunzio Mirtillo, presidente Regione Mediterraneo di Ericsson, Mauro Palmigiani, Head of B2B Samsung Electronics Italia, Roberto Loiola, Vice presidente Huawei, Massimo Mazzocchini, Country Director Italy and Malta Nokia Solutions and Networks, Antonio Nicita e Antonio Preto, commissari AGCOM, Eva Spina, DG Pianificazione e Gestione dello Spettro Radioelettrico del MISE, Sergio Marangio, Capitano di Vascello del Ministero della Difesa, Paolo Gentiloni (Pd), ex ministro delle Comunicazioni membro della Commissione Affari Esteri e Comunitari della Camera, l’onorevole Antonio Palmieri (Fi), membro della Commissione Cultura della Camera e Antonio Amendola, consigliere del sottosegretario del Mise Antonello Giacomelli.   

 

Mario Frullone (FUB): ‘Broadband mobile, in Italia servono 500 Mhz di spettro’

“La gestione efficace dello spettro radio è un tema caldo per la sua natura tecnologica e regolamentare – ha detto Mario Frullone, vicedirettore della FUB (Fondazione Ugo Bordoni) al momento siamo impegnati su tre fronti: un inventario delle frequenze,  per arrivare ad un censimento completo che fotografi l’uso attuale spettro; la spectrum review, che riguarda la revisione e l’analisi critica delle odierne modalità d’uso dello spettro, che varia da paese a paese; infine, la valorizzazione dello spettro, per colmare il gap che riguarda la scarsa consapevolezza del valore economico di questa risorsa scarsa. Il fabbisogno per l’Italia si aggira intorno ai 500 Mhz“.

 

Antonio Nicita (Agcom): ‘Broadband mobile, aprire un tavolo Difesa-Mise per lo spectrum sharing di frequenze militari’

“Vorremmo provare a dare vita ad un tavolo comune, che metta insieme ministero della Difesa e Mise rispetto al quale AGCOM può svolgere un ruolo delicato di coordinamento sulla questione dello spectrum sharing rispetto alla capacità di utilizzo e al sottoutilizzo dello spettro sotto il controllo militare, considerato che i poteri di Agcom in questo sono molto limitati”.  Lo ha detto Antonio Nicita, commissario AGCOM, aggiungendo che le altre due direttrici riguardano le potenzialità della banda sui 2,3 Ghz e quella sui 3,5 Ghz per servizi a banda larga. In Italia la banda a 2,3 Ghz è usata per diversi scopi, dall’uso radioamatoriale a quello dei servizi di emergenza e soprattutto dalla Difesa, in ambito militare per le comunicazioni dell’Aeronautica. Questa banda nel nostro paese, come altrove in Europa, è sottoutilizzata.

 

Antonio Preto (Agcom): ‘Uso efficiente dello spettro impone approccio pragmatico’

“Un uso efficiente dello spettro ci impone un approccio pragmatico che ponga attenzione alle esigenze concrete del paese anche dal punto di vista della finanza pubblica – ha detto il commissario Agcom Antonio Preto lo spettro deve andare soltanto a chi lo usa concretamente, condivido quanto ha detto il collega Antonio Nicita sulle risorse della Difesa“.

Secondo il commissario Preto, “il rapporto Caio rilancia il ruolo delle reti mobili e i risultati dell’osservatorio trimestrale dell’Agcom confermano la crescita del traffico dati, in aumento del 33% nell’ultimo trimestre”.

La domanda di spettro cresce, spinta dalla diffusione dei device e dell’Interent delle cose, per questo “l’Agcom è impegnata in prima fila per la tutela degli investimenti e l’aumento delle frequenze disponibili”, senza dimenticare “la convivenza di telco e broadcaster”.

Il tutto mentre a livello internazionale l’uso coprimario dei 700 Mhz alla banda larga mobile è già stata fissata a livello Itu nel 2015 e non c’è alcuna nuova asta in vista per l’assegnazione alle telco di risorse su questa banda. “Bisogna favorire l’uso sempre più condiviso dello spettro a 700 Mhz fra operatori Tlc e broadcaster – aggiunge Preto – e riconsiderare con il ministero la destinazione d’uso della banda L, della banda a 2,3 Ghz per l’LSA (Licensed Shared Access) e rifare una consultazione per la banda 3,6-3,8 Ghz”.   

 

Eva Spina (Mise): ‘La Difesa non è l’incumbent, spectrum sharing della banda 2,3-2,4 Ghz difficile in Italia’

“Considerato l’approccio più pragmatico alla valorizzazione dello spettro sono essenzialmente tre le linee su cui si sta muovendo il Mise – ha detto Eva Spina, DG Pianificazione e Gestione dello Spettro Radioelettrico del Mise il primo è la necessità di avere un inventario; cosa che può sembrare banale ma invece è assolutamente necessaria per procedere eventualmente in modo corretto ad una rivisitazione dell’uso dello spettro”.

Il Ministero in questo senso sta procedendo nel lavoro di censimento e ha già inviato alcuni dati alla Commissione Europea, alla quale ne invierà di nuovi a breve. “Il secondo aspetto è quello del quadro normativo – aggiunge Eva Spina – il Ministero ha la potestà di fare il piano nazionale di ripartizione delle frequenze e sta per rilasciare nel giro di 20-30 giorni la bozza del documento, che recepirà già le decisioni che ci sono state a livello comunitario. In particolare per quanto riguarda la banda L e il suo possibile utilizzo per il supplemental downlink per la banda larga mobile, e poi quello che riguarda la banda 3,4 Ghz e 3,8 Ghz”.

Il terzo aspetto su cui si concentra il Mise è la valutazione sull’uso di fatto dello spettro. “Al momento sulla banda L abbiamo una sua immediata disponibilità, quindi in tempi rapidi si potrebbe immaginare un uso differente della banda L – dice Eva Spina – da considerare invece la posizione di partenza della banda a 2,3 e 2,4 Ghz. E’ vero che in Europa è stata indicata come la banda per un possibile utilizzo destinato all’LSA, ma è vero anche che in Italia non esiste un unico soggetto dominante su questa banda, non c’è un incumbent come potrebbe essere il ministero della Difesa, che ha in realtà un picco di spazio a cavallo fra i 2,3 e i 2,4 Ghz. In Italia ci sono tanti piccoli operatori che usano queste frequenze per uso privato, quindi c’è un quadro di maggiore difficoltà applicativa per l’utilizzo dell’LSA in Italia. Comunque, accogliendo l’invito del commissario Nicita, il Mise è disponibile ad aprire un tavolo comune per valutare insieme tutti gli aspetti normativi, di fatto e regolamentari”.      


Sergio Marangio (Difesa): ‘Bene il tavolo con il Mise, ma serve certezza su norme e pricing’

“Al sesto reparto seguiamo insieme al Mise tutte le questioni che riguardano l’uso dello spettro a livello nazionale e internazionale, e in particolare anche alla Natodice Sergio Marangio, Capitano di Vascello del Ministero della Difesa – lo spettro magnetico è da sempre una risorsa preziosa per la Difesa, che bisogna amministrare con attenzione. Abbiamo seguito la questione dell’LSA dalla sua nascita in ambito europeo con interesse”. Queste nuove forme di condivisione dello spettro possono aprire nuovi scenari, ma nello stesso tempo c’è bisogno di “un’attenta coordinazione e di un database dei tempi e dei luoghi in cui vengono usate determinate frequenze. Questo è un lavoro preliminare necessario – aggiunge Marangio – anche perché nemmeno la normativa in Italia è ancora pronta (serve la definizione dell’incumbent e qual è il pricing da adottare per la condivisione della risorsa)”.

Insomma, massima disponibilità a partecipare al tavolo con il Mise, ma consapevolezza che ci vorranno almeno due o tre anni prima che l’ipotesi di condivisione dello spettro in capo ai militari diventi percorribile. Un orizzonte temporale che vale anche per il resto dell’Europa, dove soltanto in Francia sono più avanti su questo versante, perché la banda 2,3-2,4 Ghz destinata alla telemetria è più semplice studiare l’ipotesi di condivisione delle risorse.

 

Il punto di vista della politica

“La scelta dell’utilizzo di una risorsa scarsa come lo spettro è di competenza della politica, per questo faccio un appello a Renzi perché servono scelte importanti per l’uso efficiente  dello spettro – dice Paolo Gentiloni, ex ministro delle Comunicazioni membro della Commissione Affari Esteri e Comunitari della Camera – servono decisioni strategiche di medio lungo periodo e bisogna rispondere all’enorme fame di banda pur avendo grossi problemi di coordinamento internazionale sul fronte delle frequenze. E’ vero che negli ultimi 5 anni abbiamo recuperato terreno, ma l’Italia deve prendere posizione sul destino della banda a 700 Mhz, dove sono collocati alcuni canali principali della nostra tv”.

Bisogna decidere in anticipo sui tempi, secondo Gentiloni: “Così si deve comportare un grande paese come l’Italia, la scadenza è nel 2020 ma bisogna pianificare per tempo”. Tenendo conto che serve “più spectrum review, come dice Antonio Sassano”.Per quanto riguarda la proposta di un tavolo Mise-Difesa per l’uso condiviso della banda dei militari, Gentiloni ricorda che “nel mio anno e mezzo da ministro delle Comunicazioni ebbi a che fare con l’allora ministro della Difesa Parisi, facendo qualcosa di buono per l’Rfid e il WiMax ma non fu semplice”, chiude Gentiloni.    


“Bisogna completare l’attuazione dell’Agenda Digitale, soltanto 17 decreti su 55 sono stati approvati – dice Antonio Palmieri, membro della Commissione Cultura della Camera – sullo spettro, servono al più presto i dati sul censimento. E’ quanto mai urgente la riforma del titolo V° della Costituzione per superare l’ostacolo dei limiti elettromagnetici in mano alle Arpa regionali. C’è molto da fare per questo mi appello a Matteo Renzi, sul digitale siamo sempre in attesa della sorpresa che ci aveva promesso”.

 

“E’ necessario continuare sulla strada della pianificazione – chiude Antonio Amendola, consigliere del sottosegretario del Mise Antonello Giacomelli – il Ministero deve assumere ancor più il ruolo di primazia sullo spettro. Servono pensieri a lungo termine, per questo rinnova il suo impegno di coordinamento delle risorse spettrali”. 

   

 

Il punto di vista delle associazioni Tlc

“La banda larga mobile è un’eccellenza di questo paese, ma procediamo con la palla al piede – dice Cesare Avenia, presidente Asstelabbiamo i limiti elettromagnetici più bassi d’Europa (6 v/m) e nel contempo l’Italia è al primo posto nella Ue in termini di litigiosità e ricorsi per l’immissione di nuove antenne. Ed è per questo che il roll out dell’Lte è bloccato, visto che la maggior parte dei siti esistenti sono saturi, non possiamo mettere nuove antenne e i ricorsi sono continui”.

Avenia punta il dito contro “il caos delle Arpa”, ognuna delle quali adotta criteri di misurazione delle onde elttromagnetiche particolari rallentando l’iter di realizzazione delle nuove reti. “Sono due anni che tentiamo invano di ottenere dal Ministero dell’Ambiente criteri standard per la misurazione delle emissioni elettromagnetiche – aggiunge Avenia – ma noi dobbiamo avere un quadro armonizzato dello spettro per usufruire di economie di scala – aggiunge – tenuto conto che nell’ultima asta Lte gli operatori hanno sborsato 3,9 miliardi di euro. Dobbiamo porre la questione dei 700 Mhz e dobbiamo ricevere altre frequenze e non più sborsare soldi”.

 

Spectrum crunch: le potenzialità del modello Licensed Shared Access (LSA)

L’ottimizzazione dello spettro passa anche attraverso il Licensed Shared Access (LSA), l’accesso condiviso e volontario da parte di più utilizzatori alle stesse bande di frequenza. Una soluzione che nei prossimi anni potrebbe diventare di grossa attualità, in un momento storico nel quale gli operatori non sembrano disposti a investire nell’acquisto oneroso di nuove frequenze tramite asta. Le difficoltà non sono tanto tecniche quanto di coordinamento fra i diversi soggetti potenzialmente coinvolti, ad esempio il ministero della Difesa – che in qualità di incumbent potrebbe mettere a disposizione risorse frequenziali sottoutilizzate – e gli operatori mobili.

 

“Possibili soluzioni di condivisone dello spettro sfruttando il concetto di LSA/ASA sono allo studio a livello internazionale – dice Francesco Castelli, VP Public Policy di Telecom Italia, che ha illustrato i risultati di uno studio Deloitte commissionato dalla GSMA sull’LSA/ASA secondo lo studio Deloitte, nel 2013 il traffico mobile è cresciuto dell’81% e crescerà del 61% su base annua fino al 2018. L’utilizzo dell’LSA può essere una soluzione complementare e accessoria alla banda di frequenza utilizzata in modo esclusivo da soggetti terzi rispetto agli operatori”.

 

“La GSMA ha commissionato uno studio a Deloitte per verificare l’utilizzo condiviso di banda sui 2,3 – 2,4 Ghz utilizzata mediamente in Europa per la trasmissione di telecamere e soluzioni di entertainment – aggiunge Castelli – rendendo disponibili 50 Mhz per 20 anni a partire dal 2020 per lo sharing sui 2,3-2,4 Ghz nei 28 paesi dell’Ue, l’impatto sul settore sarebbe di 86 miliardi di euro. Questo impatto calerebbe drasticamente a circa 8 miliardi di euro variando la durata del contratto di sharing”.   Resta comunque quella dell’uso condiviso delle freqeunze una soluzione complessa da adottare e accessoria.

 

Il punto di vista dell’industria: dalle small cells alla carrier aggregation per spingere l’Lte

D’altra parte, le nuove risorse spettrali, pari a 1,2 Ghz di spettro, da qualche parte devono saltare fuori. A certificarlo sono le aziende, che propongono soluzioni complementari per allargare la copertura Lte come ad esempio le small cells. “La crescita del traffico dati su reti mobili è già una realtà – dice Gianluca Baini, amministratore delegato di Alcatel-LucentLe reti a disposizione stanno già raggiungendo i limiti di capacità con la diffusione sempre crescente di smartphone e tablet. Il numero di utenti Lte cresce a ritmi serrati. Servono nuovi investimenti, ma esistono già soluzioni che consentono di rendere lo spettro più efficiente come le small cells”. Si tratta di micro celle,  “soluzioni tecnologiche granulari, che consentono di limitare il problema dei limiti elettromagnetici che frenano il roll out di nuove antenne Lte in Italia”, chiude Baini.

 

“Lo spettro radio è una risorsa essenziale e l’Italia deve essere pronta ad avere un piano – dice Nunzio Mirtillo, presidente Regione Mediterraneo di EricssonDi certo chi detterà legge in Europa sarà lo standard fissato dal Cept. Bisognerà capire cosa accadrà, ma di certo saranno disponibili per la banda larga mobile le frequenze a 700 Mhz e a 1,4 Ghz. A livello tecnologico, oggi è possibile fare la carrier aggregation di 30 Mhz che viaggiano su frequenze diverse, ad esempio sui 700 Mhz e sugli 800 Mhz. In questo modo, le bande non contigue diventano contigue. Ma per fare ciò servono i siti. Stiamo lavorando anche sull’LSA per consentire l’uso della banda della Difesa a livello dinamico da parte degli operatori”.

 

La fame di spettro crescerà in maniera esponenziale nei prossimi anni con l’avvento dell’Internet of Things, “il mondo degli oggetti connessi alimentato da mobilità, social media sempre più in chiave aziendale e non solo consumer, virutalizzazione spinta dal Cloud, Big Data e Wearable che non sono soltanto gli orologi, ma tutte le soluzioni di metering che abbracciano anche il settore della salute – dice Mauro Palmigiani, Head of B2B Samsung Electronics Italiabasti pensare alla misurazione del battito cardiaco e della pressione via smartphone. Per questo bisogna fare nuovi investimenti sulle reti. Oggi le scuole hanno al massimo l’Adsl e questa situazione è assurda”.

 

In altri paesi la sperimentazione di nuove soluzioni per l’ottimizzazione dello spettro su bande meno pregiate dei 700 Mhz è più avanti rispetto all’Italia. “All’aeroproto di Parigi stiamo lavorando sui 400 Mhz per far evolvere il Tetra e contribuire con l’Lte a soddisfare gli standard di sicurezza della Polizia – dice Roberto Loiola, Vice President di Huaweistiamo lavorando sulle small cells, visto che secondo le nostre stime nel 2020 l’80% del traffico sarà gestito da small cells e soltanto il 10% da reti tradizionali. In Canada stiamo sperimentando la copertura tramite small cell di 10 mila lampioni e con Telenor abbiamo realizzato una sperimentazione per la copertura tramite small cells di pali della luce che funziona anche indoor. E’ fondamentale usare anche la banda C sui 2,3 Ghz”. In Italia, secondo Huawei, serve il coordinamento di un piano nazionale forte che rispecchi quelli di Uk e Francia.

 

“Siamo d fronte alla Gigabyte revolution – dice Massimo Mazzocchini, Country Director Italy and Malta di Nokia Solutions and Networksuna rivoluzione che va a disegnare il nuovo modo di produrre a cominciare dai consumatori ma che riguarda tutti i settori, a partire dalla scuola. In Italia la percentuale di utenti che usano il 4G è ancora sotto il 10%, indietro rispetto ai paesi più avanzati come ad esempio la Corea del Sud”.

 

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