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Agcom: telecamere nascoste nella sede di Napoli?

Italia


Un colpo dopo l’altro. Il 12 marzo l’Agcom – l’Autorità per le garanzie nella comunicazioni – è stata condannata per comportamento antisindacale e due giorni fa la Fisac CGIL ne ha dato notizia. Ma il giorno prima, la stessa sigla sindacale aveva denunciato qualcosa di altrettanto grave: l’installazione di telecamere di sorveglianza negli ascensori della sede Agcom di Napoli.

 

Troppo facile l’ironia sul lupo che perde il pelo ma non il vizio, se non fosse particolarmente grave in seno a un’autorità di garanzia. E proprio questo ha fatto notare il segretario confederale della Cgil Agostino Megale che, in seguito alla condanna ha commentato: “L’ordinanza è il colpo più pesante che l’Agcom riceve da un Tribunale perché arriva direttamente al cuore di un progetto, di quel ‘nuovo corso dell’Agcom’, che tra le altre cose mirava con tutta evidenza a estromettere sistematicamente dalle trattative il più grande sindacato di questo paese, come denunciato puntualmente dalla Fisac Cgil”.

 

Per la cronaca l’Agcom è stata condannata per comportamento antisindacale avendo stretto accordi sindacali separati con Fiba-Cisl, Uilca e Falbi e solo dopo convocando la Fisac-Cgil mettendola di fronte al fatto compiuto come ci ha spiegato Ciro De Biase, il referente nazionale Fisac per le Authority.

 

Telecamere nascoste

Altro capitolo è quello che denunciano sempre i lavoratori Fisac-CGIL della sede Agcom di Napoli che “sono venuti a conoscenza fortuitamente del fatto che all’interno degli ascensori in funzione presso la sede di Napoli sono state installate telecamere opportunamente occultate e senza alcun avviso di presenza delle stesse”.

 

Una scoperta cui le rappresentanze sindacali hanno reagito con durezza segnalando “l’ennesimo grave abuso nei confronti del personale da parte di una Amministrazione che ormai ha perso qualsiasi senso del limite e della legalità, […] travalicando  ogni limite operando, oltre che in palese violazione delle leggi dello stato, nella più totale malafede nei confronti dei propri dipendenti”.

È noto infatti che in base allo statuto dei lavoratori, la legge 300 del 1970, le telecamere possono essere apposte solo in accordo con le rappresentanze sindacali aziendali, o previa autorizzazione della Direzione provinciale del Lavoro e che il Garante per la Privacy ha vietato definitivamente l’uso delle telecamere in prossimità degli gli orologi marcatempo e in corrispondenza degli ascensori e dei corridoi. Un divieto che vale anche quando la sorveglianza non ha carattere continuativo e neppure quando le telecamere sono segnalate da cartelli. Cartelli che comunque non sono stati affissi.

 

I sindacalisti lamentano in aggiunta che non sono note le misure di sicurezza necessarie per la protezione dei dati eventualmente registrati tramite quegli impianti di videosorveglianza e “chiedono che l’Autorità intervenga immediatamente per la rimozione dei responsabili dell’episodio che oltre a ledere la dignità dei lavoratori, mette a repentaglio l’immagine stessa dell’Istituzione”.

 

Chiariscono pure che si rivolgeranno alle autorità competenti, motivo per cui il Garante della Privacy da noi interpellato, per prassi istituzionale mantiene il dovuto riserbo. Al momento in cui scriviamo non è dato sapere se altre telecamere siano state installate nelle sedi Agcom di Roma e Napoli, ma il sospetto che sia stato fatto, secondo i lavoratori, rimane.

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