Italia
Il governo Renzi è impegnato in prima linea nel compito di colmare il ritardo infrastrutturale del Paese che penalizza cittadini e imprese, oltre che a mettere in atto una serie di iniziative in grado di superare anche il ‘cultural divide’.
Lo ha affermato il ministro dello sviluppo economico, Federica Guidi al Question Time alla Camera, sottolineando che “Una seria politica di digitalizzazione nelle infrastrutture e nei servizi è la chiave per lo sviluppo economico del paese”, ma deve essere supportata “da una governance snella e immediatamente operativa”.
“Siamo consapevoli del ritardo e l’impegno sarà massimo per sbloccare il processo di digitalizzazione a vantaggio dei cittadini e delle piccole e medie imprese”, ha detto ancora il ministro, secondo cui “…le infrastrutture digitali sono le autostrade del futuro ma senza un intervento pubblico a sostegno dello sviluppo infrastrutturale avremo due Italie che viaggiano a velocità distinte, una delle quali esclusa dalla competizione globale perché priva di internet a 30Mbps” dal momento che “le aree di fallimento di mercato superano di gran lunga il 50% del paese”.
Il ministro ha ricordato inoltre come il digital divide di prima generazione sia stato quasi completamente risolto grazia al Piano banda larga e come sia stato definito un piano strategico per la banda ultra larga. Il Governo, ha detto ancora, intende incentivare l’eCommerce transfrontaliero e punta a rafforzare la sicurezza informatica e l’uso di sistemi di cloud computing.
Venerdì, intanto, dovrebbe svolgersi venerdì l’annunciato incontro tra Francesco Caio, già Commissario straordinario per l’attuazione dell’Agenda Digitale, e il premier Matteo Renzi sui temi della banda larga e dell’agenda digitale.
Temi che il premier ha annunciato di voler portare al centro del semestre italiano di presidenza europea e sui quali si svolgerà a luglio un summit ad hoc, probabilmente a Venezia.
Caio ha affermato che il suo ‘successore’ “dovrà essere un politico” proprio per l’importanza della sfida legata all’attuazione dell’Agenda digitale, che non dovrà essere “una sommatoria di progetti specifici” ma una “riforma strutturale dello Stato con l’obiettivo di abbassare i costi della macchina amministrativa e di innalzare il livello di competitività del paese”.
Riforma che appare però quanto mai impantanata – con l’Agid priva di risorse e personale e non ancora operativa – ma non per colpa della resistenza della burocrazia, ha detto Caio, ma “dell’assenza della politica”.
Caio, del resto, era già stato chiamato nel 2009 dall’allora ministro Paolo Romani a sviluppare un piano per lo sviluppo digitale del paese, rimasto però lettera morta. Sarà così anche per il nuovo rapporto consegnato all’ex premier Enrico Letta a gennaio?
Renzi, come Letta, ha voluto tenere l’Agenda digitale sotto l’ala della presidenza del Consiglio ma sulle sue strategie ancora nulla si sa (mancano ancora anche le deleghe per il sottosegretario alle tlc, Antonello Giacomelli).
Sulla determinazione del premier in tema di digitale, Caio non ha dubbi: il premier aveva ‘enfatizzato’ l’importanza della fatturazione elettronica già ai tempi della Leopolda. La fatturazione elettronica, insieme all’anagrafe e all’identità digitale, è uno dei pilastri dell’Agenda Digitale italiana ed entrerà in funzione il 6 giugno ma, ha concluso Caio, “è indispensabile che continui la pressione politica su queste cose”.
Anche perché non si può certo pensare che per trasformare l’Italia in un paese digitale possano bastare questi tre filoni, seppur importanti: e la sanità digitale, la digitalizzazione della giustizia (oggetto di un piano straordinario del 2011 rimasto lettera morta) o delle PMI? Non sono forse altrettanto importanti?