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Netflix all’Eliseo, resta il nodo tasse: ancora dubbi sulla sede in Francia

Francia


Serrato tête-à-tête tra il Ministro francese alla Cultura, Aurélie Filippetti, e i vertici della compagnia americana Netflix che si prepara allo sbarco in Francia per il prossimo autunno.

Un appuntamento annunciato e accompagnato da una serie di manovre da parte dell’industria dell’audiovisivo. Il secondo all’Eliseo per la piattaforma di video streaming che già a dicembre aveva incontrato David Kessler, consulente per i media del presidente François Hollande.

Netflix, ha detto il Ministro, è “interessato al modello francese“, precisando: “Non sono contraria all’arrivo di Netflix. Non si tratta di chiudergli la porta in faccia ma di sensibilizzarli, nel loro interesse, a partecipare al nostro ecosistema. Bisogna avere una visione globale, industriale, dell’intera filiera“.

 

Per il Ministro francese, “deve prevalere il principio della libertà di stabilimento“. Nel senso che “non può essere fissato alcun vincolo” per costringere i player a venire a investire in Francia.

Il nodo centrale resta sapere da dove Netflix distribuirà il proprio servizio: Francia o Lussemburgo dove ha già la sua sede europea?

A riguardo, il Ministero ha indicato che Netflix ha già deciso per l’arrivo in Francia ma, in merito alla sede, nulla è stato ancora stabilito: “Stanno ancora valutando se localizzarsi in Francia o Lussemburgo”.

 

Nel corso della riunione, riferiscono sempre dal Ministero, “Netflix ha espresso i propri dubbi sul sistema fiscale francese e il Decreto SMAD (che disciplina gli investimenti nell’industria della cultura, ndr)”.

Visti gli ultimi dati che indicano che in questi ultimi anni, il 40% dei film visti in sala e il 35% di quelli on-demand erano francesi, la Filippetti ha sottolineato che avere la sede in Francia sarebbe d’interesse per Netflix per poter entrare nell’ecosistema transalpino.

 

Se Netflix decidesse di mantenere a Lussemburgo la sua unica sede sarebbe sicuramente in una posizione di vantaggio rispetto agli altri player francesi. Intanto perché Lussemburgo è una delle mete preferite dalle multinazionali di internet per pagare le tasse al minimo e poi perché così facendo non sarebbe costretta a rispettare le ‘rigide’ leggi francesi che riguardano il finanziamento dell’industria culturale, senza tralasciare il rispetto delle finestre temporali di distribuzione che gli impediscono di offrire film prima di 4 mesi dall’uscita in sala.

Gli obblighi degli operatori francesi sono fissati dal Decreto SMAD (Services de médias audiovisuels à la demande) che impone ai servizi di video on-demand di investire il 12% del fatturato in film e fiction francesi.

Il catalogo deve, inoltre, comprendere il 60% di film e fiction europee (di cui il 40% francesi). La homepage poi deve dare maggior grande spazio alle opere europee.

Impegni molto difficili da rispettare per Netflix il cui servizio comprende quasi unicamente film e serie americane. Limiti che comunque non esistono a Lussemburgo.

 

Per quanto riguarda le tasse poi, in Francia l’Iva è al 20% mentre a Lussemburgo è al 6%.

Inoltre se Netflix avesse sede in Francia dovrebbe versare al Centro nazionale del cinema (CNC) la tassa sui video, che ammonta al 2% del fatturato.

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