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Nella ridda di ipotesi che stanno circolando attorno alla scomparsa del Boeing 777 della Malaysian Airlines con a bordo 239 persone, spunta anche il cyber-dirottamento.
Quest’ipotesi, ancora tutta da verificare, è stata avanzata dall’esperta anti-terrorismo, Sally Leivesley, ex funzionario del ministero dell’Interno britannico, secondo cui l’aereo scomparso l’8 marzo lungo la tratta da Kuala Lumpur a Pechino potrebbe essere stato dirottato per mezzo di un cellulare o di una chiavetta Usb.
In quello che Sally Leivesley sostiene possa essere “il primo cyber-dirottamento al mondo”, velocità, altitudine e direzione potrebbero essere stati modificati inviando dei codici al sistema di gestione di volo.
Secondo l’esperta britannica, insomma, dei cyber-terroristi si sarebbero introdotti nei sistemi di controllo, riuscendo nell’impresa di farlo atterrare da remoto.
Per compiere questo attacco sarebbe bastata “una porzione di codice maligno innescato da un telefono cellulare o tramite una chiavetta Usb e in grado di sostituirsi ai software di sicurezza del velivolo”.
Un’ipotesi che sa di fanta-terrorismo e che in ogni caso richiederebbe conoscenze “molto avanzate” di ingegneria informatica e aerospaziale: non potrebbe trattarsi, dunque, di un hacker ‘isolato’, quanto di qualcuno spalleggiato da un’associazione criminale o da un governo ostile.
Ma, ha spiegato Leivesley, “sembra sempre più probabile che il controllo di alcuni sistemi sia stato preso in maniera ingannevole, manualmente – da qualcuno in grado di inserire il pilota automatico – o da remoto, spegnendo o sovraccaricando il sistema”.
Al momento il velivolo viene cercato in 11 paesi e nelle profondità dell’oceano lungo un arco con un diametro di 8 mila chilometri e sono 25 i paesi impegnati nelle ricerche.