‘Ha vinto la Tv’: nel saggio di Giandomenico Crapis sessant’anni di politica e televisione

di Raffaella Natale |

Da De Gasperi a Grillo, passando per Berlusconi, ecco come la televisione da cassa di risonanza della politica è diventata la politica.

Italia


'Ha vinto la Tv' di Giandomenico Crapis

Un bilancio sul ruolo della televisione alla soglia dei suoi sessant’anni. E’ questo l’obiettivo del saggio ‘Ha vinto la Tv‘ dell’autore Giandomenico Crapis, esperto di storia della televisione e della cultura di massa, con prefazione del giornalista Marco Damilano (Imprimatur Editore).

Il libro è già in libreria dal 26 febbraio e presenta uno spaccato di storia: sessant’anni di politica e televisione, da De Gasperi a Grillo (1954-2014).

“Da quando è nata la tv è al centro di un dibattito che non si è mai sopito. Anzi, negli ultimi decenni si è arroventato per la “discesa in campo” del principale proprietario di tv private del Paese. Ma la “questione televisiva” ha rappresentato, più in generale, una delle questioni irrisolte e più scottanti che abbia attraversato la storia dell’Italia repubblicana”.

 

Giandomenico Crapis, ricorda Marco Damilano nella prefazione – ha dedicato altri libri alla storia della televisione italiana, dallo studio del difficile rapporto del mezzo televisivo con il Pci e con gli intellettuali alla biografia del cavaliere dell’etere della Seconda Repubblica, Michele Santoro. Testi preziosi per capire la società e la politica italiana perché mai in Italia si parla solo di televisione quando si discute di tv. Il piccolo schermo anticipa e produce le svolte della politica: dal centrosinistra degli anni Sessanta all’unità nazionale degli anni Settanta. Dal 1980 in poi la televisione non è solo una cassa di risonanza della politica: la televisione è la politica, da Silvio Berlusconi a Beppe Grillo.

 

Damilano scrive ancora nella prefazione: “…Nel decennio dei ’60, nell’Italia del boom e dei partiti totalizzanti, in cui l’appartenenza a un partito è ragione di identità per milioni di cittadini, la televisione del monopolio di Stato è canale pedagogico, intellettuale collettivo, strumento con cui i cattolici e i democristiani provano a riconquistare l’egemonia perduta nelle case editrici, nei giornali, nelle università. La tv di Stato è lo Stato, la mano pubblica, con un forte contenuto sociale. E anche la prima cordata privata che sfida il dominio della Rai nasce nel segno della politica e non del mercato (…) La tv privata non nasce per esigenze puramente commerciali ma per dare voce a un’Italia di destra contraria alla svolta a sinistra della Dc di Moro e Fanfani…”.

 

Ci sono poi gli anni Settanta: “…il sistema politico, fortissimo e stabile fino al delitto Moro, comincia a entrare in crisi, subisce i colpi della trasformazione sociale e antropologica”.

 

E dopo c’è la grande rivoluzione degli anni Ottanta che “…si annuncia nelle case degli italiani, come ha scritto lo storico Guido Crainz, con lo slogan della nuova emittente di uno sconosciuto imprenditore milanese, Silvio Berlusconi: “Torna a casa in tutta fretta, c’è il Biscione che ti aspetta”…”.

 

Il giornalista Marco Damilano chiude la sua prefazione con Beppe Grillo: “…l’avvento clamoroso in politica di un personaggio televisivo come Beppe Grillo, beniamino della tv anni Settanta, cacciato negli anni Ottanta, reietto negli anni Novanta, fa capire che la storia di questi sessant’anni magistralmente raccontati da Crapis è appena cominciata…”.

 

 

Prefazione di Marco Damilano

Scheda del libro

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