Italia
Manca ormai poco all’entrata in vigore del Regolamento Agcom sul diritto d’autore online, il 31 marzo, ma la Guardia di Finanza continua indefessa il proprio lavoro contro la pirateria digitale. Ieri, su mandato della Procura di Roma, ha messo a segno quella che è stata definita la più grande operazione in Italia (nome in codice Publifilm) contro 46 siti torrent e di file-sharing illegale che distribuivano illegalmente migliaia di opere cinematografiche, tra cui numerosissimi film in prima visione assoluta, anche di produzione italiana. Alcuni di questi siti, dai nomi inequivocabili (piratestreaming.tv o ancora robinfilm.tv, mondotorrent.eu), sono ancora visibili perché i provider hanno dalle 48 alle 72 ore di tempo per oscurarli.
Ma la cosa ancora più importante di questa operazione, è che per la prima volta la GdF interviene con forza anche contro i brand che sostengono finanziariamente i siti pirata con la pubblicità, contro i quali sono in corso accertamenti (Slides).
“Non ce la prendiamo con il singolo utente – ha dichiarato a Key4biz il Comandante Paolo Occhipinti del Nucleo Speciale per la Radiodiffusione e l’Editoria a capo dell’operazione Publifilm,- Vogliamo invece togliere risorse ai siti che fanno pirateria, arricchendosi con la pubblicità”.
Sono, quindi, in corso di approfondimento le posizioni di quelle aziende che hanno sostenuto, con le inserzioni pubblicitarie, l’attività dei siti pirata, provocando anche forme di concorrenza illecita con altri collaudati sistemi, pure online, che rispettano principi di legalità.
Elemento di novità raccolto con soddisfazione da Enzo Mazza, presidente di FIMI (Federazione Industria Musicale Italiana), da tempo in prima linea contro i brand che fanno pubblicità sui siti pirata.
“E’ sicuramente interessante – ha dichiarato Mazza a Key4biz – il profilo relativo agli inserzionisti pubblicitari che la Guardia di Finanza vuole approfondire. E’ evidente che questi siti illegali ricavano i profitti dalla pubblicità ed è fondamentale interrompere questi investimenti coinvolgendo agenzie media e inserzionisti”.
La pirateria in Italia, secondo ultime stime, genera danni economici per svariate centinaia di milioni di euro l’anno, nonché sul versante occupazionale con la perdita di oltre 22 mila posti di lavoro negli ultimi tre anni.
Viene spontaneo domandarsi cosa accadrà il prossimo 31 marzo quando diventerà operativo il Regolamento Agcom contro la pirateria digitale. Come si coordineranno le azioni dell’Autorità con quelle dei nuclei speciali?
Nessun accavallamento di competenze per il comandante Occhipinti: “La Guardia di Finanza collabora già strettamente con l’Autorità. La differenza sta nel fatto che l’Agcom si attiva su richiesta di parte mentre noi agiamo sulla base della legge penale che consente di essere passibili di sanzione”.
“A chi dice che la legge sul diritto d’autore risale al 1941 e non è quindi adatta ai tempi di internet – ha osservato Occhipinti – rispondo che l’articolo 174 ter (quello sulla riproduzione illegale, ndr) è stato aggiornato al 2006, è quindi attuale” e assicura di poter intervenire anche contro la pirateria digitale.
Key4biz ha chiesto anche a Enzo Mazza se c’è rischio di accavallamento tra Agcom e GdF, che ha risposto così: “Ritengo che i due binari possano tranquillamente convivere”.
“Sul fronte amministrativo – ha spiegato – si tratta di un intervento che possiamo inquadrare in un’ottica di prevenzione mentre sul fronte penale e soprattutto, grazie alle competenze della GdF, è possibile investigare più nel dettaglio nei confronti dei titolari dei siti e soprattutto sul fronte, molto importante, dei flussi finanziari che sostengono l’attività illecita”.
Di diverso avviso l’avvocato Fulvio Sarzana, esperto di proprietà intellettuale, che parla già di ‘effetti collaterali’ del Regolamento Agcom che “colpiranno centinaia di siti del tutto incolpevoli“.