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Mercato unico tlc, il dilemma della Ue tra politiche pro-consumer o pro-investimenti

Europa


Mentre in Francia si consuma una guerra all’ultimo prezzo tra gli operatori mobili, scatenata dall’arrivo sul mercato del quarto operatore mobile Free e delle sue offerte super-scontate, in Germania si attende di conoscere l’esito ufficiale delle verifiche dell’Antitrust europeo sul progetto di fusione tra Telefonica ed e-Plus, divisione dell’olandese KPN. Operazione che farebbe dell’operatore spagnolo il principale player del mercato mobile tedesco, ma contro la quale la Commissione avrebbe già sollevato una serie di obiezioni, notificate ieri a Madrid.

Una decisione molto importante, quella dell’antitrust,  non solo per gli operatori coinvolti, ma per tutta l’industria delle telecomunicazioni, perché sarà un banco di prova per comprendere l’orientamento della Ue verso la nuova ondata di consolidamento nel settore.

Secondo quanto anticipato dal Financial Times, l’indagine aperta dai servizi della Commissione sul merger un esito lo ha già dato: la fusione porterebbe a un incremento dei prezzi dei servizi mobili tra il 13% e il 17%. Percentuale che salirebbe in una forchetta tra il 26 e il 37% nel mercato prepagato, dove la nuova entità post-fusione deterrebbe una quota di mercato prossima al 60%.

 

Numeri che Telefonica ha ovviamente promesso di sconfessare, essendo errato il modello economico utilizzato per giungere a tale conclusione: l’aumento, secondo la società di Cesar Alierta, sarebbe molto più modesto, compreso tra il 5 e il 9%.

 

Per vincere le resistenze di Bruxelles, comunque, Telefonica sarebbe pronta a fare delle concessioni, tra cui la vendita di porzioni di spettro e il taglio dei prezzi all’ingrosso praticati ad altri operatori che volessero accedere alla sua rete. Sulla stessa barca di Telefonica, in attesa del responso della Ue nei sul merger con la divisione irlandese del gruppo spagnolo, c’è anche Hutchison Whampoa. La fusione ridurrebbe anche in questo caso da 4 a 3 il numero di operatori sul mercato mobile irlandese e comporterebbe un aumento dei prezzi compreso tra il 10 e il 20%.

Anche il conglomerato di Li Ka-Shing sarebbe pronto a cedere parte delle sue frequenze.

Così come, Lo scorso anno, il via libera alla fusione da 1,3 miliardi tra Hutchison Whampoa e Orange Austria è arrivato dopo un anno di indagini e corredato da una serie di misure tra le quali anche la cessione di un quarto dello spettro radio delle due società combinate nella frequenza dei 1800 Mhz, utilizzata per offrire servizi a banda larga mobile.

 

La Ue, insomma, si trova a un bivio: continuare con le politiche adottate finora oppure dare una svolta più favorevole al consolidamento così da favorire la nascita di aziende più grandi e in grado di competere con i rivali americani e asiatici?

Secondo gli operatori di settore, fin qui la Ue si è mossa in maniera troppo sbilanciata, guardando troppo all’interesse dei consumatori ma penalizzando chi nel settore deve investire per fare in modo che gli stessi consumatori possano continuare a usufruire di servizi considerati ormai come un’appendice indispensabile del vivere quotidiano. Basti pensare che in Europa ci sono oltre 200 operatori contro i 4 che si contendono il mercato Usa e gli altrettanti che competono su quello cinese.

 

Marco Patuano, ad di Telecom Italia, ha ribadito anche nelle ultime ore che sbaglia chi vede in questa fase di consolidamento soltanto un’opportunità per aumentare i prezzi dei servizi, mentre il Ceo di Vodafone, Vittorio Colao, ha sottolineato che il consolidamento dovrebbe essere visto come un’opportunità per l’Europa. “Il nostro settore ha ridotto gli investimenti, che invece sono altrove sono cresciuti e lo ha fatto perché i rendimenti sono più bassi e la regolamentazione non è più adatta al nuovo contesto”, ha detto Colao.

 

Il senso economico delle richieste delle telco è stato reso dal Financial Times qualche tempo fa: le operazioni di fusione e acquisizione – ha sottolineato in un’analisi il quotidiano della City – hanno contribuito al rialzo del 30% dell’indice europeo di settore. Ne servono dunque altre, incita il quotidiano, il cui auspicio è condiviso da diversi analisti: secondo Adrian Baschnonga di Ernst & Young, sul mercato tlc europeo “solo i più forti sopravvivranno”, mentre per HSBC, “il consolidamento europeo nel settore delle telecomunicazioni mobili è una scommessa vincente per gli operatori come per i consumatori“.

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