Italia
La prima parte della Web Tax, in vigore dal 1° gennaio, che prevede l’obbligo di tracciabilità dei pagamenti (tramite bonifico bancario o postale) per l’acquisto di pubblicità online porterà nel 2014 nelle casse dello Stato un totale di 137,9 milioni di euro (119,9 milioni di Ires e 18 milioni di Irap), a fronte dei 6 milioni di euro del 2013. Gli effetti finanziari per cassa nel 2015 sono 92 milioni e nel 2016 101,3 milioni.
E’ quanto emerge dalla relazione tecnica alla Legge di Stabilità, messa online su Twitter dal promotore del provvedimento Francesco Boccia, presidente della Commissione Bilancio della Camera. La seconda parte della Web Tax sull’introduzione dell’obbligo di partita Iva italiano per i soggetti che operano nel settore della pubblicità online, dopo il ritiro ieri del DL Salva Roma, dovrebbe entrare in vigore il 1° marzo e non più il 1° luglio.
Sull’obbligo di partita Iva Francesco Boccia passa la palla al premier Matteo Renzi. “Sull’Iva decida il governo”, scrive Boccia su Twitter, anche se di fatto i tempi per il Governo sono strettissimi: un eventuale rinvio della seconda parte della Web Tax dovrebbe avvenire entro il 1° marzo, tramite apposito DL del Governo o con un provvedimento ad hoc dell’Agenzia delle Entrate. Domani se ne saprà di più visto che è in programma un consiglio dei ministri.
La seconda parte della Web Tax prevede l’obbligo di partita Iva italiana per i soggetti che operano nel settore della pubblicità online in Italia (fra fra questi c’è anche Google). Una norma, quella della partita Iva italiana e dell’adeguamento delle web company al regime fiscale italiano, che una volta entrata in vigore porterà circa 500 milioni di euro di gettito fiscale nelle casse dell’Erario.