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Salta il Decreto Salva Roma, #WebTax in vigore da subito

Italia


Con la decisione del governo di far decadere il Decreto sugli Enti locali entra subito in vigore la Web Tax nella sua interezza, senza alcuna proroga al 1° luglio 2014 della disposizione che prevede la partita Iva italiana per gli acquisti di pubblicità online

L’esecutivo del neo premier Matteo Renzi ha, infatti, optato per il ritiro del Decreto che contiene le norme Salva Roma, “di fronte all’indisponibilità manifestata da Lega e M5s” di ritirare gli emendamenti e mettere fine all’ostruzionismo ma “si impegna fin da ora a farsi carico di recepire in un diverso provvedimento norme indispensabili e di primaria importanza” come quelle su Roma, sull’Expo e sull’alluvione in Sardegna.

Lo ha riferito il Ministro per i Rapporti con il Parlamento e le Riforme, Maria Elena Boschi, in Aula alla Camera dopo la conferenza dei capigruppo. Una decisione che dovrebbe essere discussa nel Consiglio dei Ministri che si terrà venerdì. Stasera intanto il CDM deciderà i nuovi Sottosegretari.

 

“Il governo Renzi è al primo bivio“, aveva osservato stamani a Mix 24 su Radio 24 l’on. Francesco Boccia (Pd), presidente della Commissione Bilancio della Camera e padre della Web Tax, commentando le difficoltà che hanno poi portato al ritiro del Decreto.

Un ritiro che comporta che dal 1° marzo la Web Tax entri totalmente in vigore.

“La tracciabilità – ha indicato Boccia – ha già portato alle casse del nostro Paese oltre 130 milioni. L’anno scorso le stesse aziende tutte insieme avevano pagato 6 milioni“.

“Io vorrei – ha concluso Boccia – che le multinazionali del web pagassero e magari il salumiere, il commerciante e il barista pagassero molto meno“.

 

Grazie alla Web Tax, si prevede, infatti, che per fine anno entreranno nelle casse dell’erario circa 130 milioni di euro mentre con l’obbligo di partita Iva italiana si avrebbero altri 500 milioni di euro.

 

Questo spiega perché la norma di Boccia, sebbene abbia inizialmente registrato contrasti anche dentro al Pd, stia adesso raccogliendo il favore di molti. Ultimo dato, il voto contro gli emendamenti Capezzone che miravano a cancellare la Web Tax. Operazione riuscita anche grazie al voto di un nome d’eccezione, l’on. Itzhak Yoram Gutgeld (Pd), economista israeliano che è diventato consigliere e “guru” del premier Matteo Renzi.

 

Dal 1° gennaio in Italia grazie a Boccia è scattato l’obbligo che l’acquisto avvenga mediante strumenti di pagamento tracciabili che riportino i dati identificativi del beneficiario.

L’adempimento comporta un meccanismo di monitoraggio collegato che impone agli intermediari finanziari una comunicazione delle operazioni direttamente all’Agenzia delle Entrate.

In base a questo emendamento alla Legge di Stabilità, i soggetti che acquistano servizi di pubblicità per internet dovranno preoccuparsi d’ora in avanti di acquistarli sempre tramite mezzi di pagamento tracciabili.

 

La seconda parte della Web Tax, che visto gli ultimi accadimenti dovrebbe entrare in vigore dal 1° marzo e non più dal 1° luglio, prevede che gli acquisti di pubblicità online avvengano sempre e comunque attraverso una partita Iva italiana. Una norma questa che porterà invece circa 500 milioni di euro di gettito fiscale.

In particolare, la Web Tax prevede che le aziende che vendono pubblicità online, specie le grandi web company come Google che sull’eAdvertising hanno costruito le loro fortune versando solo le briciole all’erario, dovranno disporre di partita Iva italiana e adeguarsi al regime fiscale del nostro paese. 

Fondamentale anche la parte dell’emendamento che riguarda la stabile organizzazione e tracciabilità dei profitti visto che finora le leggi consentivano agli Over-The-Top (Google, Facebook, Amazon ed Apple) di ricorrere a una serie di artifici per sottrarsi al pagamento delle tasse nei Paesi dove vendono servizi per traghettare i profitti nei paradisi fiscali.

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