Italia
Scatena la bufera, lo spot Medici-Pazienti-Avvoltoi lanciato dall’Associazione di medici AMAMI che parla delle cause legali pretestuose intentata contro la sanità. Ad agire è stato immediatamente il Consiglio Nazionale Forense (CNF) che ha annunciato una formale diffida contro AMAMI, per questo spot dei medici contro gli “avvoltoi della malasanità”, e ha invitato il Ministro Beatrice Lorenzin a “prendere le distanze da un’iniziativa dai contorni diffamatori” e a “assumere tutte le iniziative necessarie ad affermare la propria estraneità e non condivisione di tale iniziativa pubblicitaria”.
Così come avevano fatto qualche settimana fa i medici italiani contro lo spot dell’associazione ‘Obiettivo risarcimento’ che invitava i cittadini a denunciare ogni presunto caso di malasanità. Un’iniziativa che ha provocato la rivolta dei medici italiani, che hanno chiesto, anche loro, al ministero Lorenzin di sospenderne la programmazione.
Si potrebbe dire una guerra a colpi di spot tra medici e avvocati con al centro i casi, ahimè, tanti di malasanità.
Nel video di AMAMI lanciato ieri si vede un avvoltoio mentre una voce fuori campo invita i cittadini a diffidare di chi pensa che i medici siano “prede gustose”: “Questa gente sta lì in attesa, pronta a lanciarsi sul medico che non ha saputo fare i miracoli. Si approfitta della buona fede dei pazienti, promettendo loro facili arricchimenti con cause milionarie e non importa se i medici loro vittime hanno fatto tutto quello che dovevano, lavorando con etica e coscienza”.
Uno spot che non è piaciuto al CNF che ne ha immediatamente chiesto il ritiro dal web e da ogni altro canale, dello spot incriminato, presentato ieri nel corso di un convegno che risulterebbe essere stato patrocinato appunto dal Ministero della Salute.
Allo spot in questione, riferisce il CNF in una nota, “è stato dedicato un ampio servizio nella edizione delle 20.00 del Tg5, secondo cui lo spot prodotto da Amami deve ritenersi riferibile agli avvocati, affermazione che ad ora non risulta smentita”.
Per il Consiglio Nazionale Forense, è assolutamente evidente “la volgarità dell’operazione diffamatoria, genericamente compiuta ai danni di un’intera categoria, altamente lesiva della dignità di una professione deputata costituzionalmente alla difesa dei diritti dei cittadini “. Ragione per la quale il CNF si riserva di procedere in tutte le opportune sedi penali e civili e “richiama al rispetto del senso etico ogni professione anche nei reciproci rapporti, nella convinzione che i toni e le forme diffamatorie assolutamente generalisti nuocciano alla corretta analisi dei fatti e, in fin dei conti, nuocciano proprio a quei diritti che si dichiara di voler tutelare”.