Italia
In Europa, e di riflesso anche in Italia, si è innescato un circolo vizioso che penalizza l’economia digitale, le aziende che ne fanno parte e i cittadini che non godono i frutti di un ecosistema florido come quello che hanno saputo creare i competitor asiatici e americani.
Eppure “…gli investimenti in infrastrutture tlc sono la linfa vitale dell’economia del futuro e senza non ci sarà una ripresa della crescita in Europa”, ha detto il Ceo di Alcatel-Lucent Michel Combes che in audizione presso la Commissione attività produttive alla Camera ha spiegato che l’azienda “vuole mantenere le attività ottiche in Italia” – pur confermando i 586 esuberi – perché scommette sull’attuazione dell’Agenda digitale italiana e sul fatto che gli “investimenti pubblici e privati verranno fatti e saranno indirizzati principalmente alle aziende europee presenti nel paese”.
L’azienda franco-americana, che dalla fusione avvenuta sei anni non ha ancora generato cash-flow positivo, ha confermato nei giorni scorsi lo spin-off della divisione Optics e 586 licenziamenti (sia nella R&S che nel settore commerciale) con la graduale concentrazione delle attività verso i siti HUB di Trieste, Vimercate e Roma, nell’ambito del riposizionamento dell’azienda sulle tecnologie ottiche WDM.
Le attività di ricerca e sviluppo, ha precisato Combes, non saranno cedute ma esternalizzate, intervenendo in maniera tale da evitare drammi sociali. Il processo di outsourcing sarà ultimato entro fine giugno, quando saranno state definite anche le modalità di trasferimento dell’asset. Chi prenderà il subappalto dovrà garantire l’assistenza per i contratti già in vigore, assicurare la continuità delle attività e produrre progetti affidabili ed economicamente sostenibili (non in concorrenza, ca va sans dire, con Alcatel-Lucent).
Per il follow-up, però, ci sarà bisogno della collaborazione coi sindacati e con le istituzioni che dovranno seguirne l’evoluzione per garantire che non vengano dissipate le competenze dei lavoratori, come è successo in Francia.
Combes ha confermato la dismissione della sede Battipaglia, ricordando però che anche in Francia si passerà da 7 a 2 siti di ricerca, che in tutto il mondo sono 58: “Bisogna essere onesti – ha detto – il piano di ristrutturazione è partito sette mesi fa, avevamo 70mila dipendenti e un’azienda sull’orlo del precipizio, siamo in convalescenza ma ci vorranno anni per riprenderci del tutto”.
Sull’utilizzo dei contratti di solidarietà, Combes ha sottolineato di ritenerli “non adeguati all’attuale situazione”.
La crisi che ha investito l’azienda, oltre che riconducibile al suo deficit di competitività è, però, anche di natura in un certo senso politica: i politici hanno ora la responsabilità di accelerare sullo sviluppo del digitale, come hanno fatto Asia e Usa.
“Una delle principali responsabilità dell’Unione europea nei prossimi mesi sarà proprio quella di rilanciare l’economia digitale che è alla base di una qualsiasi crescita futura”.
“Alcatel-Lucent a parte – ha concluso – i nostri figli non meritano l’Europa che gli lasceremo se non si comincerà a invertire la rotta”, soprattutto facendo in modo che, pur senza trasgredire le regole, grandi appalti pubblici siano assegnati alle aziende europee e non a quelle asiatiche, che occupano mercato senza dare lavoro.