OTT asiatici, una minaccia per Google & Co

di Paolo Anastasio |

KakaoTalk, LINE e WeChat, un trio di servizi di chat e instant messaging che va per la maggiore in Asia erodendo quote di mercato agli OTT occidentali e alle telco tradizionali.

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KakaoTalk (Corea del Sud), LINE (Giappone) e WeChat (Cina): questo l’agguerrito drappello di servizi di chat e instant messaging asiatici, specializzato in app, icone scaricabili e game il tutto rigorosamente low cost, che sta minacciando l’ordine costituito del settore mobile, tentando di usurpare il predominio di Google, Apple, Amazon, Facebook e delle grandi telco come punto di riferimento dei consumatori.

 

Lo scrive la Reuters, mettendo in evidenza l’aggressiva avanzata dei player asiatici, che in modo sempre più pressante si stanno posizionando come alternativa valida ai player dominanti come canale di distribuzione di pubblicità, app, beni e servizi.

 

Ad esempio, WeChat, la chat controllata dalla cinese Tencent, consente a 270 milioni di utenti attivi  di prenotare il taxi, ricaricare il credito telefonico, e persino investire nell’acquisto di prodotti. Lo stesso discorso vale per LINE, la chat della Naver Corp, che recentemente ha lanciato tramite la sua app un servizio di vendita flash di rossetti in Tailandia, con più di 5 milioni di clienti che si sono registrati per acquistare i prodotti messi in vendita dall’Oréal.

 

Ed è stata la necessità di garantirsi un canale di distribuzione digitale che ha spinto Rakuten e rilevare Viber per 900 milioni di dollari.

 

Il cuore della battaglia riguarda il controllo dei miliardi di utenti mobili globali.

In passato, erano le telco che li controllavano, grazie ai servizi voce, agli sms e alle connessioni interent. I ricavi delle telco sono stati però colpiti dall’avvento degli OTT come Google e Facebook, il cui modello di business è basato sull’advertising.

 

Poi, ci sono gli App store come Google Play e appunto l’App Store di Apple, dove si scaricano le app e su cui le due aziende trattengono una commissione del 30 per cento sulle vendite, che in parte dividono con gli operatori. Queste piattaforme consentono non solo di fare affari, ma anche di controllare l’accesso all’utente finale. Apple ha reso noto che l’anno scorso sono stati spesi 10 miliardi di dollari sulla sua piattaforma.

 

C’è da dire che il 50% dei proprietari di smartphone è un utente attivo di app, secondo stime di Analysys Mason. E che la trattenuta degli OTT asiatici è inferiore rispetto a quella dei concorrenti occidentali.

  

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