Italia
Recentemente Telecom Italia ha annunciato due partnership, con il duplice obiettivo di rafforzare la propria presenza nel mondo dell’innovazione e valorizzare contestualmente il proprio brand. Si tratta di due partnership di rilievo, con altrettanti marchi presenti sui mercati globali: la prima con Sky e la seconda con Amazon.
Da cosa deriva questa decisione e come si contestualizza nella strategia aziendale?
Per rispondere a questa domanda bisogna partire da un dato di fatto che ormai è sotto gli occhi di tutti: l’ecosistema nel quale le Telco operano è molto cambiato nell’ultimo decennio, facendo emergere una complessità di sistema connotata da tre fenomeni convergenti. Da un lato vi è l’aumento del numero dei players; dall’altro vi sono le crescenti aspettative dei clienti; infine, su tutto, vi sono i cambiamenti determinati dalla immissione costante di tecnologie e dall’impatto che queste hanno con il sistema delle regole.
L’evoluzione verso il mondo digitale ha, infatti, contribuito all’ingresso nella value chain propria delle Telco, di players cosiddetti Over-the-Top che offrono servizi verticalmente chiusi e non interoperabili (si tratta dei cosiddetti Walled garden, in conseguenza dei quali, ad esempio, utenti di Google+ non posso chattare con un utente Facebook). Alcuni di loro offrono anche servizi di comunicazione inter-personale che erano tradizionalmente presidio del mondo Telco. Inoltre, la proliferazione dell’innovazione nel mondo delle App e dei terminali ha avuto come conseguenza di fare crescere le aspettative dei clienti in termini di servizi e prodotti.
A fronte di tutte queste evoluzioni non bisogna però dimenticare che il core business Telco è un business nato e dettato da standard e da interoperabilità. Senza questi due requisiti fondamentali, i nostri cellulari non funzionerebbero né qui da noi, né in qualunque paese del mondo vi troviate.
E’ soltanto grazie a questo grandissimo lavoro di standardizzazione e di condivisione di regole da parte della industry (che troppo spesso il cliente finale dà per scontato e che ancora oggi assorbe significative risorse da parte delle Telco) che oggi è possibile comunicare con facilità ovunque ci troviamo e indipendentemente dal device usato.
Operare in questo scenario e seguirne le evoluzioni è per noi la sfida di ogni giorno, in particolar modo in Europa. Se negli USA sono circa 250 gli operatori di TLC (sia infrastrutturali sia virtuali) per circa 350 milioni di abitanti, nel vecchio continente (che conta una 50ina di paesi) il rapporto è praticamente il doppio: circa 1000 operatori per 740 milioni di abitanti.
Inoltre, una regolamentazione pro-competizione, a tratti eccessiva, è sfociata in Europa, in una guerra dei prezzi che rischia di penalizzare la capacità di investimento sull’innovazione, specialmente nei riguardi di altre realtà come gli Stati Uniti, dove il principio guida della regolamentazione è proprio quello di favorire l’innovazione.
Parallelamente, in questi anni abbiamo assistito ad una globalizzazione che ha generato effetti rilevanti sull’intera industry.
I grandi players sono diventati sempre più grandi, spesso acquisendo realtà più piccole e promettenti. Forti delle economie di scala mondiale, sono riusciti a influenzare le evoluzioni e a imporre regole di mercato: un esempio su tutti è rappresentato dai touch-screen introdotti da Apple nel 2007 e diventati ormai uno standard su tutti i cellulari.
I soggetti che oggi sono in grado di influenzare l’innovazione e le evoluzioni si misurano su tre dimensioni: il footprint geografico di riferimento, il numero di potenziali clienti, e le revenues attese. L’innovazione spesso nasce a livello globale per poi posizionarsi sui mercati locali recependone, laddove necessario, le pressioni della domanda e assumendone le specificità espresse. Ai player locali, quindi, per poter rimanere “seduti” ai tavoli che contano, non resta che sfruttare la cosiddetta “coopetition“, ovvero cooperare sui mercati internazionali e competere su quelli locali. L’esempio più importante in questo senso è l’attività della GSM Association, l’associazione che unisce tutti gli operatori mobili del mondo: i progetti della GSMA, vengono portati avanti in stretta collaborazione dai vari operatori, gli stessi che sui mercati nazionali si competono ferocemente.
Sono queste alcune delle considerazioni per cui Telecom Italia sta rafforzando la propria strategia di partnership internazionali. Da un lato, intensificando i legami con le aree geografiche che sono leader nell’innovazione e nell’evoluzione del business ICT, per poter influenzare – ma soprattutto anticipare – i trend che vengono dai “best in class” mondiali: gli Stati Uniti, l’Asia e Israele. Parallelamente, Telecom Italia continua l’opera di rafforzamento del proprio brand, affiancandolo, grazie a partnership mirate e selettive, ad altri importanti brand internazionali. Infine, stringe accordi con operatori di altre industry per individuare nuovi revenues stream che valorizzino i propri asset aziendali.
Proprio in quest’ottica, va considerato il recente accordo tra Telecom Italia e Amazon, siglato per facilitare l’esperienza di m-commerce per i clienti TIM che acquistano un terminale Android. Analogamente, vorrei ricordare l’accordo con Mozilla per la produzione di terminali con sistema operativo FirefoxOS o l’entrata nella Global M2M Association, accordo tra i principali operatori europei per un’offerta di connettività e servizi rivolta ai player internazionali dell’automotive e della consumer electronics.
Dalle linee precedentemente tracciate emerge in modo netto come lo scenario diventi sempre più complesso e per continuare a svolgere un ruolo da protagonisti è necessario riposizionarsi e attivare nuove strategie: da questo punto di vista le partnership sono lo strumento e il terreno su cui i player, globali e locali, giocheranno alcune fra le partite più importanti del prossimo futuro.