Italia
La notizia è adesso ufficiale: il Cda Rai ricorre al Tar del Lazio contro la decisione del Ministero dello Sviluppo economico di bloccare il canone per il 2014.
Fonti aziendali hanno confermato a Key4biz che ieri “il Consiglio ha fatto questa scelta” che però “non ha raccolto il voto favorevole di tutti i consiglieri“. Alcuni membri avrebbero, infatti, manifestato il proprio dissenso per un atto che avrà anche ‘conseguenze anche politiche’.
“Difficile prevedere la tempistica di questo ricorso“, hanno aggiunto le fonti sentite da Key4biz.
A favore del ricorso sicuramente il consigliere Luisa Todini che più volte ha ribadito che la “Rai, prima d’essere servizio pubblico, è una Spa ed è doveroso valutare un ricorso quando non si segue la legge”.
Il Ministro Flavio Zanonato con Decreto del 20 dicembre, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 23 gennaio, ha deciso di lasciare invariato il canone (113,5 euro) per l’anno in corso.
La motivazione?
La volontà di non pesare ulteriormente sulle tasche degli italiani e poi, spiegava il Ministro: “L’aumento del canone colpirebbe chi già paga e non gli evasori”.
La Rai perde 450 milioni di euro per l’evasione e, stando agli ultimi dati forniti dal MiSE, sono 6 milioni le famiglie che non pagano il canone.
Sulla base di queste ragioni e della necessità per la Tv pubblica di recuperare l’inflazione, l’Ufficio legale della Rai ha indicato come ‘doveroso’ il ricorso “per la tutela degli interessi dell’azienda”.
La decisione del MiSe di bloccare l’aumento, sarebbe “non conforme alle norme in materia” contenute nel Testo Unico sulla RadioTv, riferisce l’Ufficio legale.
Se la Tv pubblica vincesse il ricorso, riferiscono a Key4biz fonti interne, è escluso che si chiederebbe agli italiani di tornare alla Posta per pagare 1 euro e 50 centesimi aggiuntivi (tanto quanto sarebbe l’aumento previsto). Più probabile che a fine anno, quando il Ministero ridefinirà il valore unitario del canone, nel calcolo si tenga conto delle decisioni della magistratura.