Italia
Quasi quattro italiani su 10 (il 37% per l’esattezza) non hanno mai usato un computer o internet e rientrano quindi nella categoria dei ‘tecnoesclusi’: sono, cioè, tagliati completamente fuori dalle tecnologie digitali. Lo rivela la decima edizione speciale dell’Annuario Scienza Tecnologia e Società 2014 di Observa Science in Society, curato da Massimliano Bucchi (Università di Trento) e Barbara Saracino (Università di Firenze).
Ancora una volta viene dunque evidenziato il gap dell’Italia nei confronti del resto dell’Europa, dove il primato dell’inclusione tecnologica spetta alla Svezia con una percentuale di ‘tecnoesclusi’ del 3%, a fronte di una media Ue del 20%. Peggio di noi solo Romania, Bulgaria e Grecia.
Lo studio spezza poi una lancia in favore dei ricercatori italiani, sfruttati e malpagati ma capaci di ottenere risultati molto positivi in termini di produttività: se infatti il numero dei ricercatori in Italia è relativamente basso (4,3 ogni mille occupati, contro una media europea di 7 e un ‘picco’ di 15,9 in Finlandia), risultano tuttavia significativi i risultati sul piano della produttività scientifica (l’Italia resta all’ottavo posto nel mondo per articoli pubblicati) e anche del conseguimento di fondi europei (quarto posto in Europa).
Sforzi che però vanno a cozzare con l’impossibilità di fare carriera, come dimostrano i dati sul ricambio generazionale, decisamente peggiorati: poco più di un docente universitario italiano su dieci ha meno di 40 anni, peggior dato europeo – in Germania resta sotto i quarant’anni quasi la metà (49%); in Polonia il 40%; in Portogallo il 35%.
A dispetto dei pregiudizi sull’analfabetismo degli italiani in ambito scientifico, i dati dell’Annuario evidenziano invece un livello di competenze in linea con le tendenze europee e peraltro in lieve crescita negli ultimi anni nonchè una propensione non trascurabile ad informarsi di scienza attraverso i vari canali disponibili.
“La domanda e l’offerta di informazione scientifica tende sempre più a scavalcare i mediatori tradizionali (testate e programmi di divulgazione, musei) e a mettere in contatto direttamente produttori (centri di ricerca, ricercatori) e pubblico, sia attraverso i media digitali sia in occasioni di incontro diretto (festival, eventi)”, spiega lo studio.
Tra le altre informazioni dell’Annuario, l’aumento delle ore medie di consumo televisivo giornaliero (da 3,8 a 4,2; quinto dato tra i Paesi Ocse) e la crescente
sensibilità sulle questioni alimentari, con più di 8 italiani su 10 preoccupati della sicurezza del cibo. (A.T.)