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Il 112 funziona anche all’estero, ma lo sa solo il 5% degli italiani

Europa


È decisamente negativo il bilancio del numero unico di emergenza europeo 112, attivo in tutti i paesi dell’Unione ma ancora sconosciuto alla maggior parte dei cittadini: in Italia, ad esempio, solo il 5% dei cittadini sa che può utilizzare il 112 in tutti i Paesi Ue per ricevere assistenza immediata.

 

Il numero 112 collega chi lo compone al servizio di emergenza più adatto alle sue esigenze, che sia la polizia locale, il servizio antincendio o il servizio medico, ed è disponibile 24 ore al giorno. Il numero, che fornisce anche indicazioni di localizzazione del chiamante per agevolare gli interventi in caso di emergenza, è attualmente operativo in tutti gli Stati membri, a fianco dei numeri d’emergenza nazionali, come il 113 o il 115.

Si tratta dunque di un servizio che nelle intenzioni dovrebbe servire a salvare molte vite ma purtroppo la metà degli europei non lo conosce neanche: secondo un’indagine di Eurobarometro, infatti, il 49% degli europei non è consapevole di poter chiamare i servizi di emergenza formando il numero “112” dovunque si trovi nella Ue.

Colpa, soprattutto, dei governi che poco hanno fatto per pubblicizzare il numero e che sono stati esortati dal Commissario Neelie Kreos a fare di più per informare i cittadini.

“La Ue ha fatto in modo che il servizio fosse disponibile, ora altri devono assumersi le loro responsabilità” ha affermato la Kroes, dicendosi preoccupata sia per il fatto che i cittadini non siano a conoscenza dell’esistenza di un importante servizio di base come il numero unico di emergenza, sia perché i governi nazionali poco o nulla hanno fatto per migliorare le funzioni di localizzazione del chiamante e l’accesso delle persone disabili ai sistemi nazionali del 112.

Critico, ma stavolta nei confronti della Commissione, è stato anche il direttore esecutivo dell’Associazione europea del numero di emergenza (Eena), Gary Machado, che ha osservato come “in questi anni è stato fatto meno che niente per rendere davvero funzionate il numero di emergenza”, mentre durante il precedente mandato di Viviane Reding erano state lanciate 17 procedure d’infrazione contro i Paesi membri (Italia compresa) per il mancato rispetto della legislazione Ue soprattutto per quanto riguarda i sistemi di localizzazione del chiamante.

L’impossibilità di localizzare immediatamente le persone che hanno bisogno di aiuto secondo l’Eena, costa circa quattro miliardi di euro all’anno: la ricezione di informazioni precise sulla localizzazione della persona che chiama il 112 consente infatti di accelerare l’arrivo dei servizi di emergenza, di evitare l’aggravarsi delle condizioni delle vittime e di salvare molte vite. La localizzazione del chiamante, secondo la direttiva Ue, deve essere resa nota gratuitamente non appena la chiamata raggiunge i servizi di emergenza e deve essere in grado di trasmettere informazioni più precise e affidabili sulla posizione esatta da cui proviene la chiamata.

Kroes ha però respinto al mittente le accuse di Machado, sottolineando che l’esecutivo Ue non ha competenze sul dossier, la cui responsabilità ricade sui Paesi membri. Non ha quindi senso aprire lunghe procedure d’infrazione da cui la Ue uscirebbe comunque sconfitta.

Il Commissario, in ogni caso, ha inviato  una lettera a tutti gli Stati membri, Italia compresa, chiedendo di fare di più per rendere efficiente il numero di emergenza e ha invitato le autorità nazionali a presentare a Bruxelles le informazioni sul piano di attuazione del 112 entro fine marzo.

 

Ricordiamo infine che, legato al 112 c’è un altro importante servizio,  il sistema ‘eCall’ – che compone automaticamente il 112 in caso d’incidenti gravi e che dovrà essere integrato in tutti i nuovi veicoli venduti nell’Ue a partire dall’ottobre 2015.

Questo è quanto ha chiesto a larga maggioranza (34 voti a favore, 2 contrari e 1 astenuto) la commissione Mercato interno del Parlamento europeo, approvando una proposta della Commissione Ue.

Il sistema “eCall” comunica l’ubicazione del veicolo ai servizi di emergenza, anche nel caso in cui il conducente sia incosciente o si trovi nell’impossibilità di effettuare una telefonata. In tal modo si prevede di poter salvare fino a 2.500 vite all’anno.

 

 

 

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