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Canone Rai: 6 milioni di famiglie non pagano. Evasione a quota 450 milioni

Italia


Il 26% delle famiglie italiane non paga il canone Rai. A riferirlo è il Mef rispondendo in Commissione Finanze della Camera all’interrogazione presentata dal deputato leghista Filippo Busin che chiedeva di conoscere lo stato dei pagamenti del canone Rai e le relative misure per combattere il fenomeno elusivo.

Il Sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta (Pd) ha riferito che a fronte di 22,7 milioni di nuclei familiari potenzialmente tenuti al pagamento del tributo, circa 5,9 milioni non sono in regola con il saldo.

 

Secondo l’Associazione contribuenti italiani, la quota di famiglie non in regola è più che raddoppiata tra 2005 e 2013. Stando alle ultime informazioni fornite dal ministro Flavio Zanonato, sarebbero 450 milioni di euro evasi nel canone Rai.

 

Secondo le cifre aggiornate fornite dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, il fenomeno si presenta in maniera più incisiva nelle regioni del Sud, con oltre il 43% in Campania, 42,1% in Sicilia e il 38,4% in Calabria.

Baretta ha fatto però presente che, “nonostante in alcune regioni del Sud il fenomeno sia più marcato, è possibile affermare che è uniformemente diffuso su tutto il territorio nazionale”.

 

La presentazione del Mef avviene nello stesso giorno in cui la Corte dei Conti chiede alla Rai di tagliare gli sprechi e invita a una più efficace campagna contro l’evasione.

Nella relazione sul risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria della Tv pubblica, la Corte ha ribadito “la necessità di promuovere efficaci interventi finalizzati a contrastare l’evasione dal pagamento del canone, non adottati o anche solo pianificati nel

corso del biennio in rassegna, in particolare per il canone speciale, riscosso direttamente dalla società”. 

L´entrata da canone – rimarca la Corte dei Conti – è rimasta notevolmente compromessa dalle crescenti dimensioni dell´evasione, stimata nel biennio nell´ordine del 27% circa, superiore per quasi 19 punti percentuali rispetto alla media europea”. 

 

Un dato che non convince l’associazione dei consumatori Aduc per la quale le stime non sono attendibili in quanto si presume che tutte le famiglie italiane abbiano un televisore mentre invece è sempre più diffuso, specie tra quelle più giovani, l’uso dei dispositivi mobili anche per guardare programmi tv e film.

 

Per quanto concerne le misure messe in campo per contrastare il fenomeno, il Sottosegretario, facendo riferimento a quanto reso noto dall’Agenzia delle entrate nel corso del Question time, ha specificato che, rispetto al 2013 sono stati effettuati oltre 16,4 milioni di versamenti per un incasso di 1,7 miliardi di euro. Per quanto riguarda il recupero dei canoni non pagati, nel 2012 sono stati inviati oltre 3 milioni di avvisi e solleciti con 500 mila iscrizioni a ruolo.

Sono state, infine, emessi 5 milioni di comunicazioni finalizzate all’acquisizione di nuovi abbonati.

 

Ma riguardo ai dati sui presunti evasori del canone, il presidente Aduc (Associazione per i diritti degli utenti e consumatori) Vincenzo Donvito, evidenzia alcune incongruità.

Va da sé, dice Donvito che, se le famiglie italiane sono 22,5 milioni e se a pagare sono 16,8, tutti gli altri sono evasori, cioè 5,9 milioni di famiglie che è appunto la cifra indicata dal Mef.

“I dati su cui organizzarsi per impedire l’evasione fiscale, l’Erario li desume dal classico ‘conto della serva’ perché, partire dal presupposto che qualunque famiglia, per il fatto stesso di esistere, debba possedere un apparecchio tv è decisamente azzardato, soprattutto nel 2014, quando le informazioni e gli intrattenimenti mediatici sono fruibili da una varietà di mezzi (Internet) che non sono soggetti al pagamento dell’imposta”.

 

“Sarebbe più serio – osserva l’Aduc – chiamarla nuova imposta sull’esistenza della famiglia, allora tutti i nuclei famigliari anagrafici sarebbero obbligati a pagarla a prescindere dal possesso o meno di un apparecchio tv”.

Oppure “abolirla e decidere un sistema fiscale diverso – magari indiretto – per finanziare il servizio pubblico radiotelevisivo, e a quel punto si renderebbero meglio conto della marea di soldi e di sprechi dell’attuale Rai e metterebbero mano, per esempio, alla privatizzazione e relativo ridimensionamento ad uno o due canali, così come in quasi tutti i Paesi europei“.

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